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Da luglio 2025 arriva la differenziazione delle commissioni in base al valore del bene acquistato: più basse per un caffè, più alte per una borsa di lusso. Il costo per gli esercenti? Comunque inferiore rispetto ai circuiti internazionali
Bancomat aggiorna il listino delle commissioni e ne rivede il modello. Nei giorni scorsi la società del circuito dei pagamenti ha inviato ai suoi aderenti, banche e altri intermediari, il nuovo prezziario che entrerà in vigore fra poco più di sei mesi. La revisione, la prima da oltre due anni, sta suscitando qualche malumore nella filiera dei pagamenti per il prevedibile aumento delle tariffe del circuito Bancomat che, comunque, ai commercianti continuerà a costare meno rispetto ai circuiti internazionali delle carte di credito, Visa e Mastercard.
Le tariffe differenziate
Il nuovo listino segue il lancio del nuovo marchio unico Bancomat e precede il prossimo varo del nuovo piano industriale, ma contiene già diverse modifiche rilevanti. Fra loro, per esempio, figura la differenziazione delle commissioni in base al valore del bene acquistato: semplificando, più basse per un caffè, più alte per una borsetta di una maison del lusso. Il prezzario terrà conto poi dei nuovi servizi più moderni che la società ha varato – fra cui gli accordi con Apple Pay e Amazon – e che varerà nei prossimi mesi per portare l’offerta all’altezza di quella dei circuiti rivali.
L’ingresso di Fsi
Come detto, il nuovo listino sarà applicato dal 1° luglio 2025 – data entro la quale, peraltro, il logo Pagobancomat scomparirà dalle carte – e arriva a valle dell’ingresso nel capitale di Bancomat del fondo Fsi che è diventato il primo socio del circuito con il 44%, davanti a Intesa Sanpaolo e Unicredit. L’arrivo di Fsi ha comportato un cambio nel modello industriale del circuito che da mera società di servizio per le banche azioniste si è trasformata in un’impresa a tutti gli effetti: pronta ad aumentare gli investimenti sull’innovazione e per l’espansione all’estero, ma anche desiderosa di incrementare i propri introiti e profitti. Ambizioni naturali per un’azienda di mercato ma che possono creare tensioni nella filiera dei pagamenti.
I malumori nella filiera
Nel complesso, infatti, l’aggiornamento del prezzario potrebbe comportare un rialzo delle tariffe. Le commissioni del circuito di debito incidono per lo 0,2-0,3% sul costo della transazione per l’esercente (che si attesta mediamente allo 0,7% contro l’1,2% delle carte di credito), è vero. Ma possono avere un impatto significativo sugli «acquirer», ossia le banche e gli intermediari di pagamento che collegano un negoziante al circuito e gli consentono di accettare pagamenti tramite i Pos. Quando si tratta di miliardi di transazioni, infatti, pochi punti percentuali possono fare un gran differenza nei ricavi e nei margini. Sarà quindi da capire se la filiera industriale dei pagamenti trasferirà gli aumenti di Bancomat sugli esercenti o se invece deciderà di assorbirli, sacrificando i propri margini per mantenere inalterata la commissione finale.
I numeri del circuito
Bancomat gestisce 29,1 milioni di carte e ha chiuso il 2023 con 52,5 milioni di ricavi. Sul suo circuito passano ogni anno oltre 390 milioni di pagamenti (l’80% dei quali conctless) e 66 milioni di prelievi.
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