Uno sversamento di petrolio danneggia la vita marina delle spiagge del distretto di Lobitos, con un impatto devastante sul turismo e la pesca.
TALARA – Un grave incidente ecologico ha interessato le coste del nord del Perù, con uno sversamento di petrolio che ha avuto un impatto devastante sulla fauna marina della regione.
L’incidente si è verificato sulle spiagge del distretto di Lobitos, nella provincia di Talara, una delle località balneari più note del Paese, famosa per la sua bellezza naturale. Secondo i primi rapporti dell’organismo statale per l’ambiente (Oefa), l’area contaminata si estende su oltre 10mila metri quadrati di mare.
È stata colpita anche la famosa spiaggia di Las Capullanas, una meta turistica di grande importanza nel distretto di Lobitos. Alcuni gruppi ambientalisti temono che l’entità del disastro possa essere ancora maggiore.
L’incidente è avvenuto a mezzanotte di venerdì, causato da una fuga originata dalla raffineria di Talara, gestita dalla compagnia statale Petroperú. Il petrolio sversato ha trasformato una delle principali località turistiche del Paese in un vero e proprio cimitero marino.
Numerosi pesci, polpi e delfini, coperti di petrolio, sono stati trovati morti sulla spiaggia. Secondo un primo rapporto della compagnia petrolifera, circa 143 litri di petrolio sono stati sversati nell’oceano, durante le operazioni di carico di un’imbarcazione (la Polyaigos di bandiera greca, costruita nel 2005). L’azienda insiste che si tratta di una quantità limitata di idrocarburo. Ma sufficiente, a quanto pare, a provocare un disastro.
L’Oefa ha dichiarato di monitorare attentamente la situazione, mentre la compagnia petrolifera ha inviato personale qualificato per cercare di arginare i danni. Tuttavia, l’ong Oceana Perú ha denunciato che non sono stati rispettati i protocolli di sicurezza necessari. In particolare, ha accusato Petroperú di aver assunto personale locale per la pulizia, senza fornire ai lavoratori l’equipaggiamento di protezione individuale adeguato, mettendo in pericolo la sicurezza delle persone coinvolte.
Durante tutto il 2024 si è discusso ampiamente se Petroperú, un’azienda statale in crisi finanziaria da diversi anni, debba essere dichiarata in fallimento e successivamente venduta. Il governo peruviano ha approvato a settembre un decreto d’urgenza per cercare di salvare l’azienda.
Un anno fa, nel dicembre 2023, la presidente del Perù Dina Boluarte aveva inaugurato la ristrutturazione della raffineria di Talara, ma i problemi tecnici non sono mancati. Ora, a poco più di un anno di distanza, una nuova marea di petrolio sta contaminando l’oceano Pacifico.
I pescatori della zona sono stati i primi a dare l’allarme. Molti di loro, sconvolti dalla tragedia, hanno girato video in cui si mostrano con le mani coperte di petrolio, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’enorme portata del disastro ambientale.
L’Associazione di protezione ambientale per lo sviluppo sostenibile di Talara (ASPAST) ha denunciato che l’incidente non solo mette a rischio la ricchezza naturale della regione, ma colpisce anche gravemente le attività economiche locali, come la pesca e il turismo sostenibile, che dipendono dall’equilibrio ambientale.
Purtroppo non si tratta di un incidenti isolati. Un rapporto del Gruppo di lavoro sugli impatti degli idrocarburi della Commissione nazionale sui diritti umani rivela che, negli ultimi ventisei anni, nel Paese si sono registrate 1.462 emergenze legate a sversamenti e fughe di petrolio. Di queste, ben 831 si sono verificate nella regione amazzonica, 609 lungo la costa e 22 nelle zone montagnose.
Un altro caso drammatico di sversamento di petrolio si era verificato il 15 gennaio 2022, quando un incidente, durante le operazioni di scarico di una petroliera italiana, aveva causato un disastro ambientale nel mare di Ventanilla, nel Callao, a nord di Lima.
La compagnia coinvolta, la raffineria La Pampilla, di proprietà del gigante multinazionale Repsol (la cui casa madre è in Spagna), inizialmente aveva minimizzato l’impatto dell’incidente, ma successivamente si era scoperto che erano stati sversati in mare circa 11.900 barili di petrolio, causando la morte di 1.852 esemplari di fauna marina e contaminando 15mila ettari di costa.
Dopo quel grave incidente è stata approvata una legge per affrontare le emergenze ambientali, ma quest’ultima, per il momento, non è entrata in vigore, perché non è stato ancora definito il regolamento attuativo.
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