No al terzo mandato, Meloni entusiasma i «Fratelli» in Veneto: De Carlo e Donazzan in pole per la scalata alla Regione

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di
Silvia Madiotto

A fine mese i primi incontri e candidato pronto a maggio. Speranzon (Fd’I): «Giusto limitare i mandati dei governatori»

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Il giorno dopo la conferenza stampa di Giorgia Meloni, i Fratelli veneti sono galvanizzati: aspettavano quelle parole, dopo settimane in cui gli «amici» leghisti hanno continuato a mettere paletti. La premier ha ribadito, seppur con toni morbidi e concilianti, che FdI non è affatto un socio di minoranza, in Veneto, e che la partita del terzo mandato per i governatori è chiusa, la legge campana è stata impugnata e i mandati nelle Regioni devono rimanere due. Non solo: il riferimento alle Regioni al voto «quest’anno» lascia ipotizzare, in un’eventuale toto-data, il voto nell’autunno 2025. Sono certi a tal punto della linea dettata da Meloni che danno tutto per fatto. Anche se Giorgia è stata più ecumenica, i Fratelli ritengono che sia deciso: «Non ci sono altre ipotesi, siamo il primo partito, il Veneto a noi».

Due pesi massimi

Rimbalza una certa soddisfazione ma la leader sembra avere chiesto moderazione e soprattutto di non litigare con l’alleato, perché la coalizione rimane un baluardo da garantire e tutelare. L’ambizione della presidenza di palazzo Balbi però si rinvigorisce e la squadra ha due punte d’attacco: Luca De Carlo, coordinatore regionale e senatore, ed Elena Donazzan, eurodeputata e storico assessore regionale. Sono i due nomi più autorevoli e più pronunciati del momento. Questo spinge a una domanda ulteriore sull’ipotesi di un candidato civico che potrebbe se non altro stemperare le tensioni con i leghisti. Una sorta di «né nostro né vostro» che lascia poi al giudizio degli elettori la preferenza per le singole liste, affidando quindi il peso dell’amministrazione ai partiti. Ma la strada del civico di centrodestra non piace così tanto in un momento di alto gradimento del partito: «Sarà un uomo o una donna di FdI», pronosticano i fedelissimi.




















































Tempi, scelte e pesi politici 

Altro elemento delle conversazioni è il calendario. Entro gennaio-febbraio, dicono i Fratelli veneti, i leader nazionali Meloni, Salvini, Tajani e Lupi si ritroveranno per iniziare ad abbozzare un accordo di massima sulle Regioni al voto. Ed entro maggio (dando loro per scontato il voto fra settembre e ottobre) sarà scelto il nome del candidato presidente.
Ma sono le chat l’elemento più gustoso del momento e c’è un vecchio video che gira su whatsapp. Si trova facilmente anche sulla pagina Facebook di Zaia ed è datato marzo 2016. Nel corso di un’intervista sulle reti nazionali, è stato il governatore ad introdurre il tema dei mandati: in Veneto «abbiamo ridotto i consiglieri e su mia volontà è stato introdotto il blocco dei mandati, uno fa due mandati e poi a casa». E gesto conseguente del «a casa». Qualcuno ha rilanciato quel video anche sui social. È Raffaele Speranzon, senatore di FdI: «L’ho condiviso perché condivido quello che pensa il presidente Zaia», risponde. E rimarca i concetti già espressi da Meloni. «Quando parla la premier, credo sia superfluo aggiungere altro. Ha fatto chiaramente capire che quando sarà il momento di scegliere il candidato, lo faremo insieme, come coalizione, e sarà indicato il nome migliore per il Veneto e per i veneti – sottolinea Speranzon -. E ha detto che FdI va preso in considerazione con le proprie proposte. Alla fine, saremo compatti». Niente intenti bellicosi, insomma, ma nemmeno intenzione di restare in secondo piano. «Abbiamo un peso elettorale importante in questa Regione, siamo il primo partito, ma vogliamo mantenere il centrodestra unito – continua -. E lo facciamo senza minacciare nessuno, né parlare di spaccature, o corse solitarie. L’alleanza di centrodestra è un valore». 

Speranzon: «Serve un limite»

Il Carroccio però spinge proprio sul «piuttosto corriamo da soli»: «Forse sono dichiarazioni che servono agli iscritti del partito – analizza il senatore -, ma gli elettori veneti di centrodestra vogliono la coalizione unita». La Lega, dice, «tiene coerentemente il punto, non deve meravigliare che i presidenti in scadenza di secondo mandato come Fedriga, Fugatti e Zaia possano essere favorevoli a governare altri cinque anni. Lo erano anche Bonaccini ed Emiliano del Pd, prima che Schlein dicesse di essere contraria al terzo mandato». Ma è una questione di principio: «Certe cariche monocratiche associano grandi responsabilità a grandi poteri e il limite dei mandati garantisce alternanza e ricambio generazionale».
Previsioni? Il senatore non si sbilancia. «Tempi ragionevoli. I leader si incontreranno e troveranno la quadra in tutte le Regioni che vanno al voto perché è un confronto “a incastro”, su tutte le partite aperte. Tutti i partiti partecipano e supportano gli altri»

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11 gennaio 2025 ( modifica il 11 gennaio 2025 | 09:31)

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