Moda e pelle, il 2025 parte in rosso: meno volumi, dipendenti a rischio. Nelle Marche, +178% di cassa integrazione

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MONTEGRANARO – Il mondo della pelletteria, alle dinamiche negative dei primi 2 trimestri (che avevano generato una flessione complessiva del fatturato all’interno del panel pari al -10% su gennaio-giugno 2023), ha vissuto una terza frazione senza inversione. Per più della metà degli imprenditori ‘intervistati’ da Assopellettieri prevede un calo superiore al 20%.

Dato confermato dalla presidente di Assopellettieri, Claudia Sequi: “Nei primi nove mesi del 2024 abbiamo registrato una perdita di fatturato di oltre 1 miliardo di euro rispetto con un calo dell’export del 9.7% . ma soprattutto hanno chiuso 100 aziende con la perdita di circa 1.300 posti di lavoro e un incremento del ricorso alla CIG di oltre il 130%”.

Trend geopolitici e macacroeconomici senza miglioramento, “agli scenari di guerra in Ucraina e in Medio Oriente si sono aggiunte recentemente le crisi interne di alcune economie mature come la Germania e Korea del Sud a cui si sommano pesanti incertezze determinate dal costo della materia prima e dell’energia, dal costo del denaro che scende troppo lentamente,  da nuovi venti protezionistici provenienti dal Nord America, dall’ulteriore raffreddamento della domanda di lusso da parte dei consumatori cinesi” prosegue Sequi.

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Il sunto è semplice: “Non si intravedono molti spiragli di recupero per il primo semestre del nuovo anno e in questo scenario di pesante calo  di volumi produttivi, diverse aziende saranno costrette a ridurre il numero dei propri i addetti, con conseguente grave ripercussione sociale. In questa fase di contingenza è necessario quindi continuare l’azione presso le Istituzioni, a partire dal Governo, per sostenere il sistema della pelletteria e della moda che, nel suo complesso, rappresenta il secondo settore industriale italiano”.

Sostenere è una parola che si può declinare in diversi modi: tutelare le competenze e le filiere con il rifinanziamento della cassa integrazione a partire dal 2025, la concessione di sgravi fiscali e il sostegno per tutte le aziende in difficoltà. “Questo è quanto serve nell’immediato, poi c’è la visione: la definizione di una nuova politica industriale e fiscale che consenta al nostro Paese di essere più competitivo, per attrarre le produzioni di Brand dei segmenti del lusso accessibile, oggi spesso svolte in altri Paesi dove qualità e sostenibilità sono ben al di sotto dello standard italiano“.

La chiusura dell’analisi è affidata a una serie di numeri: saldi negativi nel numero di imprese attive (-107 da gennaio a settembre) ed addetti (-1.307), assieme ad un forte aumento delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nella filiera pelle (+139,4%); contrazione delle quantità realizzate pari a ben il -20,5%. Indicazioni marcatamente sfavorevoli hanno interessato tutti i singoli mesi da inizio 2024, con la sola eccezione di agosto (+3,3%), cui è però subito seguito a settembre un ulteriore pesante arretramento, nell’ordine del -30%.

E poi, riduzioni in valore sia l’export dei manufatti in pelle (-11,1%, che coprono oltre il 68% del totale), sia quello dei beni realizzati in materiali alternativi (-6,5%); tra le tipologie, le borse, con quasi 5,4 miliardi di euro, costituiscono l’articolo più esportato (70% circa sul totale valore). Una flessione del -13,4% ha interessato la piccola pelletteria (vale a dire portafogli, borsellini, portachiavi e oggetti da tasca o borsetta), seconda voce per vendite estere; meno marcati i cali di valigie/articoli da viaggio (-5,5%) e di cinture (-3,8%).

A livello di mercati, spiccano l’Ucraina che torna a crescere del 48% e il Kazakistan, mentre la Russia perde l11%. Tutto questo ha una conseguenza, l’utilizzo della cassa integrazione guadagni per le aziende della filiera pelle (aggregato che comprende, oltre alla pelletteria, i settori calzaturiero e conciario) su valori decisamente elevati: il terzo trimestre dell’anno si è chiuso con un incremento tendenziale del +141,5%, senza miglioramenti significativi rispetto al precedente (che aveva segnato un +146,7% su aprile-giugno 2023).

Dal punto di vista geografico, tutte le principali regioni presentano aumenti considerevoli: la Toscana (con 5,8 milioni di ore, +218,2% di cui 2,6 milioni in provincia di Firenze, +280%) e la Campania (5,5 milioni, +175,4%) figurano ai primi due posti per numero di ore. Più che raddoppiate sui primi 9 mesi 2023 anche le ore autorizzate nelle Marche (+178,2%), in Abruzzo (+127,6%) e in Puglia (+164,1%); quadruplicate in Emilia-Romagna (+304,6%).

r.vit.





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