De Luca tira dritto sul terzo mandato. Il Pd punta sulla fuga dal governatore

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


C’è il pubblico delle grandi occasioni. Molti tra i consiglieri regionali di maggioranza, compresi il capogruppo del Pd, Mario Casillo, e Massimiliano Manfredi, il fratello del sindaco di Napoli e presidente dell’Anci. Poi giornalisti, dirigenti e funzionari regionali. Sullo sfondo due maxi cartelloni con il simbolo della regione e due frasi a caratteri cubitali: «Non abbiate paura» (degli elettori) è una citazione ritoccata tratta dal discorso di inizio pontificato di Wojtyla nel 1978. La seconda («La legge non è uguale per tutti») è un riferimento «al diverso trattamento riservato al Veneto, al Molise e al Piemonte dal governo». Se la prende anche con Stefano Bonaccini, nonostante il figlio Piero sia nella corrente dell’ex segretario dem.

Coreografia ben studiata per la conferenza stampa con la quale ieri Vincenzo De Luca, il presidente della Campania in carica dal 2015, ha informato i giornalisti che non rinuncerà a ricandidarsi, nonostante l’esecutivo abbia appena impugnato innanzi alla Corte Costituzionale la legge varata due mesi fa dal consiglio regionale che glielo permette. È quella votata dalla maggioranza compatta (Pd, Iv e liste collegate al presidente) che recepisce (con 20 anni di ritardo) il limite nazionale dei due mandati, ma prevede che si conteggino dall’approvazione della norma regionale in avanti, azzerando il pregresso. È la legge, in sostanza, contro la quale c’è stata una levata di scudi del Pd nazionale. Non che la comunicazione di De Luca abbia stupito, perché era scontato che la scelta del governo non lo avrebbe fatto desistere.

La conferenza stampa, più che altro, è servita ad avviare ufficialmente la campagna elettorale e a rafforzare il personaggio De Luca, quello che lui spera possa pescare consensi al di fuori dei partiti e contro di essi, Pd compreso, fino a destra. Alle 11 in punto apre il fuoco sulla presidente del Consiglio: «Pensare che Meloni, che ha familiarità con i potenti del mondo (Milei, Musk, Orbán, Lollobrigida e Donzelli) si occupi di me è motivo di soddisfazione. Rimane qualche dubbio sulla coerenza, in maniera particolare rispetto a Musk. Quante volte abbiamo sentito rivendicare i valori della tradizione, dell’Europa, della famiglia e poi si vedono abbracci e slinguazzamenti con uno che ha 4 mogli, 11 figli, marijuana e droga. Solo una cosa sappiamo, che Musk non paga i partiti, ma che si fa pagare perché fa affari con i partiti». Subito dopo l’invito sarcastico al governo: «Non abbiate paura. Aprite il cuore alla speranza e date ai cittadini la possibilità di decidere da chi essere governati. Si chiama democrazia».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

A seguire, una stoccata anche a Schlein e al Nazareno: «Tutti quelli che hanno parlato delle questioni della Campania sono accomunati dalla totale indifferenza ai problemi della gente, ai destini del territorio. È la politica politicante». In un crescendo: «La decisione del governo è contra personam. Nulla ha eccepito su regioni che avevano approvato leggi identiche e sul Veneto, dove Zaia sta completando il terzo mandato. Abbiamo approvato la legge che recepiva il divieto del terzo mandato, ma il consiglio regionale ha deciso di approvarla in termini flessibili, consentendoci di completare il lavoro in corso. Si dice che il presidente di regione può rappresentare un potere monocratico, ma da 20 anni una legge separa le competenze tra parte burocratica e amministrativa. Il presidente della regione non decide le gare ed i capitolati di appalto e può essere sfiduciato e mandato a casa».

I motivi per i quali vuole ricandidarsi? «Si è svolto un lavoro immane, che ha restituito dignità alla Campania». A chi gli chiede se sia pronto a correre contro un candidato del Pd: «Non siamo in vendita e non cederemo mai la dignità della Campania e di Napoli». La Corte Costituzionale dovrebbe pronunciarsi entro maggio, i campani dovrebbero andare al voto a settembre. Nel frattempo il Pd ha già avviato gli incontri con i singoli partiti della coalizione, mancano Psi, Mastella e 5S (che lunedì avranno il consiglio nazionale). I dem campani chiedono al Nazareno di avviare in fretta il tavolo di coalizione per dare un segnale: il centrosinistra va avanti senza De Luca, chi non vuole correre il rischio di finire azzoppato dalle decisioni legali deve decidere se mollare il governatore. E il Pd scommette proprio sulla fuga dalla nave deluchiana, ormai isolata.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link