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E’ fondamentale parlare liberamente di politica a condizione che, con estrema franchezza, si abbia un punto di partenza dichiarato. Questo per procedere rispettosamente ad un confronto sereno.
Per esempio, parlare di socialismo democratico non è limitarsi ad usare oggi un simbolo come fosse un brand da piazzare sul mercato dell’opportunismo della geopolitica.
Eppure le sigle storiche troppe volte sono state spese su questo versante in Italia, come in Europa, e nelle dinamiche internazionali dei diversi momenti della storia.
Trascuriamo quindi la pedagogia come approccio che sa solo alla lunga sfiancare le persone: tutte, ma proprio tutte.
E’ ora di dire con forza: “basta”.
Passiamo a due punti centrali di grande significato, dove è opportuno politicamente spendersi – da socialista liberale con generosità – sia a livello nazionale che internazionale : “efficienza e affidabilità”, considerato che la politica estera è la “cassazione “ della politica se interpretata in chiave di affidabilità .
La politica deve rispondere a questi due valori cardine non per una cultura dell’opportunismo individuale e/o di gruppo: una postura, questa, che fa deragliare e fa sconfinare quasi sempre nella palude delle logiche clientelari .
Fondi di sistema, fondi di dotazione, sono troppe volte mezzi che snaturano mercato e politica: sono le pieghe dove il diavolo si nasconde .
Solo l’effetto di un impegno per “efficienza “ posta a sistema dà garanzie di una trasparenza, fonte primaria di affidabilità che nobilita la politica.
Come si può capire e poi praticare?
Basta che ognuno legga la bolletta della luce, del gas e tante altre documentazioni similari, per capire quale sia l’efficienza dei servizi pubblici; ma lo stesso vale per le aziende privata.
Da questo approccio si possono ben comprendere gli effetti consequenziali dai quali deriva la stessa scelta del green deal europeo. Scelta che ci ha portato, in automatico, ad operare fuori dal mercato reale e quindi ha facilitato l’entrare in logiche clientelari e di concorrenza sleale: questione che poi ha pesato sulla spesa pubblica e di conseguenza sul welfare .
Gli scioperi vanno non negati perché sono un diritto inalienabile di libertà : si possono fare, ma è utile utilizzarli specialmente se sono funzionali in prospettiva a portare una cultura dell’ efficienza nelle imprese e istituzioni e se implicitamente implementano il volume delle risorse disponibili per investimenti e salari, ma anche per affermare “una mission inderogabile“ sul pieno utilizzo degli impianti come garanzia di opportuno ammortamento dei costi degli investimenti .
Scelte queste ,politicamente consapevoli se non si vuole deragliare nella delocalizzazione degli impianti verso la Cina, come nei fatti sta avvenendo per le scelte di superficialità .
L’efficienza delle infrastrutture e servizi è l’altro elemento che non può essere delegato ad una burocrazia incolta e sterile, che rifiuta la verifica dei ruoli e dei risultati con giochi a dir poco vomitevoli.
La maggior parte di queste dinamiche è giocata tra cespugli e cespuglietti di partiti e movimenti : giochi sconvenienti che coinvolgono il mondo di un informazione ampiamente sclerotizzate e lottizzata.
Temi di fondo che non possono oggi essere trascurati o presi alla leggera.
Quello che è sconveniente sul piano etico è che molte persone hanno la pretesa di fare politica senza saper affrontare un serio esame di realtà come strumentazione minima, per poi operare con un minimo di umiltà .
Risultato che un branco di saltimbanchi si rendono disponibili alla sub cultura del trasformismo .
L’elezione di Trump negli Usa – per la forza dei voti di base che lo hanno portato alla carica di presidente – e in contemporanea la profonda crisi di un Europa gestita da “ottimati “ e da 35.000 burocrati hanno reso impossibile procedere sul versante di una “cultura dell’efficienza.” Questo vuoto si è proiettato sui maggiori stati europei e il green deal europeo ha accelerato un percorso di implosione economico e politico .
L’ascesa di Elon Musk impegnato sul fronte della sfida sull’efficienza e sulla cultura della verifica che combatte “la censura “ gestita da monopoli finanziari e tecnologici e supportata da istituzioni con la finalità di manovrare il consenso popolare ,rappresenta una novità liberale di fondamentale importanza che va messa alla prova dei fatti .
Elon Musk rifiutandosi di fare censura potrà richiamarsi ai principi del liberal- socialismo europeo, perché oggettivamente può rappresentare culturalmente un “polo alternativo “al lobbista Soros, principe della censura e grande aggregatore di trafficanti sinistri della politica europea e non e principalmente fautore di guerra nel cuore dell’Europa.
Oggi Soros sta per tornare nel ripostiglio della storia, con una medaglia al merito concessagli da Biden da poter esporre sulla sua tomba politica a futura memoria, anche di una presunta sinistra europea dedita solo a lobby .
Oggi si prospetta in modo tangibile la fine dei giochi equestri su un trapezio senza rete .
In un futuro prossimo uomini di buona volontà si potranno dedicare in liberta specialmente in Italia e in Europa a studiare e pubblicare anche storia della Fabian Society strettamente collegata al mondo “della censura “ carsica .
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