Il costo delle materie prime alimentari ha appesantito le tavole imbandite per le festività pasquali e anche il carrello dei milanesi in questo non fa eccezione: il costo medio del pranzo di Pasqua per una famiglia di quattro persone è di circa 65 euro, e anche le uova sono aumentate fino ad arrivare a 70 euro al chilo per quelle artigianali.
Malgrado i rincari, però, le famiglie non hanno rinunciato al pranzo fuori porta, con gli agriturismi di «Terra amica» che hanno registrato il sold out. Secondo il Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc), quest’anno la spesa per il tradizionale pranzo della domenica è costata 100 milioni in più rispetto all’anno scorso, con un esborso totale per gli acquisti alimentari che ha superato i due miliardi di euro. Nell’occhio del ciclone sono finiti i protagonisti dei menu pasquali, come la carne di agnello che nei prezzi al dettaglio nell’ultimo mese è costata l’8,2 per cento in più rispetto allo scorso anno. Nella classifica dei rincari troviamo le uova di Pasqua, aumentate del 20 per cento e il burro che è più caro del 19,7 per cento e ha superato gli otto euro al chilo.
Un altro protagonista immancabile a fine pasto, il caffè, costa il 19,5 per cento in più, con la miscela robusta che ha quasi triplicato il proprio valore in due anni. Non è da meno il cacao, aumentato del 14,1 per cento, tavolette e cioccolatini sono incrementati del 9,7 per cento e le uova costano il 4,4 per cento in più. I rincari hanno condizionato la scelta dei menu, anche in città come Milano. All’ombra della Madonnina il dolce più scelto è stata la colomba artigianale, che quest’anno ha prevalso sull’uovo di Pasqua a causa dei rincari subiti da cacao e burro, come ha rilevato la filiera agroalimentare di Confcommercio Milano presso i dettaglianti alimentari specializzati. Più equilibrato è stato il duello tra agnello e capretto, richiesti dalle tavole milanesi che tuttavia quest’anno hanno optato di più per il capretto. Nel capoluogo lombardo per la spesa del pranzo di Pasqua una famiglia composta da quattro persone spende in media 65 euro, poco più di 15 euro a testa. Il clima di incertezza ha influenzato anche le scelte da parte delle imprese commerciali milanesi che hanno acquistato il 15 per cento in meno di uova di Pasqua, proprio per il forte aumento dei costi del cacao. Anche se la colomba è diventata il dolce più scelto, non è stata esente dai rincari con un aumento del sette per cento.
Di conseguenza, sono diminuiti del cinque per cento gli acquisti di questo dolce da parte degli operatori. Il prezzo finale al consumatore della colomba artigianale, tuttavia, si è confermato intorno ai 38 euro al kg. Nell’aumento generale del sei per cento di tutti i prodotti tipici pasquali a Milano, l’apice è stato raggiunto dalle uova di Pasqua artigianali, che sono arrivate a costare fino a 70 euro al chilo. Dalle tavole, agli scaffali, i rincari delle materie prime stanno condizionando anche i campi, evidenzia Confagricoltura che pone l’accento sull’aumento del costo delle materie prime agricole, dai fertilizzanti ai mangimi, dal gasolio ai materiali plastici per l’irrigazione e le serre. A pesare sui prezzi degli alimenti c’è l’andamento del mercato agricolo che quest’anno dipende da due fattori: il meteo e le politiche internazionali. «Senza misure immediate, la sostenibilità economica delle imprese agricole è a rischio» afferma l’associazione di categoria. Gli aumenti, insieme alla diminuzione dei prezzi di vendita del grano, stanno comprimendo i margini delle aziende agricole, mentre a pesare sulla situazione nazionale è la scarsa autosufficienza nelle produzioni strategiche con solo il 35-36 per cento di frumento tenero e poco più del 40 per cento del mais consumato di produzione nazionale. L’associazione di categoria auspica un intervento a livello nazionale, con un piano straordinario di sostegno che utilizzi le risorse non ancora impiegate del Pnrr e altri fondi europei, «per rafforzare la competitività delle imprese e garantire la sicurezza alimentare del Paese perché è necessario un cambio di passo nelle politiche europee dedicate all’agricoltura stabilendo prima che cosa il settore debba rappresentare strategicamente per l’Europa e quindi definire il budget della Pac [la politica agricola comunitaria, ndr]».
Nel frattempo, mentre i carrelli della spesa sono appesantiti dai rincari, sempre più persone hanno optato per pranzi, cene o pernottamenti fuori casa e città, soprattutto negli agriturismi. Un trend che ha incrementato il turismo lento in regioni come la Lombardia, che ha una rete di 1700 agriturismi, più di 15 mila posti letto e 37mila coperti. Terranostra Lombardia, l’associazione degli agriturismi promossa dalla Coldiretti regionale, ha rilevato che i numeri delle prenotazioni sono stati «da record».
«Le nostre strutture sono praticamente al completo per i pranzi delle festività e anche chi offre il servizio di pernottamento ha avuto molte richieste, specialmente per le zone maggiormente turistiche come quelle dei laghi e dell’alto mantovano, dove non mancano le presenze degli stranieri in particolare europei» spiega Eleonora Masseretti, presidente di Terranostra Lombardia. I pernottamenti più registrati sono stati quelli tra i due e i quattro giorni, «a seconda che siano persone che fanno visita a parenti e amici o viaggiatori in cerca di qualche giorno di svago».
Secondo Coldiretti Lombardia, «a orientare verso l’agriturismo sono stati l’offerta culinaria di una cucina contadina e a km 0 che sta diventando sempre più apprezzata e l’interesse verso forme di turismo esperienziale con visitatori curiosi di scoprire i segreti delle produzioni tipiche direttamente dai produttori e di immergersi in attività originali che vanno dal wellness alle attività sportive come yoga o pilates, fino ai corsi di cucina. A questi si affianca la crescente attenzione per i cammini rurali».
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