Metallo (Pd): «Il governo ha sbagliato a destinare quei fondi alla prevenzione sull’infertilità»

Donato Metallo, consigliere regionale del Pd, da una parte la Puglia approva una legge contro l’omotransfobia dall’altra il Governo utilizza fondi per formare gli insegnanti sull’infertilità e sui modi per prevenirla. C’è un rischio corto circuito su questi temi?

«Il punto non è chi fa cosa, il punto è cosa dovremmo fare tutti, ovvero, prendere atto. Perché dal Sud del Sud fino al paesino più a nord della nostra Italia qualcosa sta cambiando, anzi è già cambiata. Vedo ragazzi e bambini che si abbracciano senza chiedersi che gusti sessuali abbia l’altro. Vedo ragazzi che su Tik Tok fanno campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere, contro il bullismo, che parlano di prevenzione. Vedo bambini che non si scandalizzano quando per strada incontrano due ragazzi che si accarezzano. Un merito che dobbiamo riconoscere a tutti quei genitori che ai propri figli hanno insegnato l’arte dell’amore e del rispetto, che è qualcosa di molto più profondo e aperto di una formula matematica».

Il governo…

«Ha sbagliato a destinare quei fondi alla prevenzione sull’infertilità, non perché non sia importante, ma perché questo tempo racconta una storia diversa e in quella storia è troppo importante essere presenti con il nostro bagaglio di adulti. Perché se ci scrolliamo di dosso quegli inutili pregiudizi possiamo insegnare loro che l’amore è libero se è sano, se è ricambiato, se fa rima con gentilezza, se si fa con il cuore e la consapevolezza».

La Lega e le associazioni cattoliche sull’educazione sessuale paventano un rischio ideologizzazione gender nelle scuole.

«Prima ancora c’è il rischio di una strumentalizzazione. Non mi pare, infatti, di aver letto la parola gender nell’emendamento Magi e, in ogni caso, non comprendo cosa si intenda per “ideologizzazione gender” a meno che non si pensi che l’identità di genere possa essere considerata alla stregua di un paio di scarpe o di un pantalone».

Il tema continua a dividere.

«Diciamolo senza mezzi termini, scoprirsi lesbica o omosessuale o transgender, non è qualcosa di cui ‘ci si ammala’ a un certo punto della vita, è una consapevolezza che si acquisisce crescendo, talvolta, purtroppo che resta chiusa dentro provocando danni irreparabili. Non dimenticherò mai le parole della mamma di Andrea Spezzacatena, “il ragazzo dai pantaloni rosa”: “Perché c’è un pensiero (fra tutti ) che mi danna ed è il senso di colpa che avanza come il mare che corrode la costa. Quanto sono stata presente nella vita dei miei figli? Quanto sono stata inconsapevolmente cieca davanti a una sofferenza così devastante? Avrei potuto fare qualcosa, qualsiasi cosa che avrebbe evitato quest’epilogo irreversibile?”. Nelle sue parole la risposta a chi sostiene che debbano essere le famiglie ad affrontare certe tematiche con i ragazzi. Non basta, purtroppo, la famiglia».

Esiste una via che possa mettere tutti d’accordo in nome della salvaguardia della libertà educativa dei ragazzi?

«La strada è la libertà educativa dei ragazzi. Noi possiamo e dobbiamo solo accompagnarli. Come canterebbe De Andrè, “nei dintorni dell’amore non v’è peccato”, finché rispettiamo chi amiamo, che significa comprensione, delicatezza, gentilezza, talvolta anche accettare di non essere ricambiati».

La sua legge sulla lotta contro l’omotransfobia è una bandiera del campo progressista. Come è nato questo iter legislativo?

«La nostra legge. Perché la legge della Puglia non è mia o di Francesco Paolicelli, compagno prezioso in questa lunga battaglia, ma di tutti gli occhi, le mani e le parole che ho incontrato in questi anni. Siamo ripartiti dal ddl Negro calendarizzato decine di volte in Consiglio regionale e mai discusso nella precedente legislatura e per mesi abbiamo ascoltato le associazioni, deluse, ferite. Ogni articolo parla delle loro storie, delle loro paure, dei loro sogni. Per questo è una legge buona, che ora deve essere applicata pienamente».

Nella manovra il suo emendamento di sostegno ai malati oncologici è stato sostenuto bipartisan.

«Con molti colleghi e colleghe di opposizione ci siamo confrontati, abbiamo anche discusso, ma siamo stati capaci di trovare una chiave comune per aprire le porte a leggi buone, che hanno costruito sentieri di diritti dimenticati, come per la legge che garantisce il medico di base per i senza fissa dimora o al nipt gratuito per le donne pugliesi. Tutte proposte approvate all’unanimità».

Come valuta il nuovo corso dem della segretaria Schlein?

«Elly ha preso finalmente una posizione chiara e netta sui diritti civili, senza balbettare, come spesso invece abbiamo fatto. Questi diritti si intrecciano e contaminano con quelli sociali, non c’è politica di sinistra credibile che non li tenga insieme. Stiamo tracciando un cammino, dobbiamo continuare a stare fra la gente».

Per la Meloni il voto delle regionali pugliesi avverrà nel 2025. Ha un consiglio non richiesto da dare al suo amico Antonio Decaro?

«Ad Antonio non ho consigli da dare, come direbbe De Gregori: “la tua politica ha fatto scuola”. Penso solo che la visione e il pensiero lungo prendano consistenza, si esaltino se impastati nei vicoli, nelle strade, nel confronto duro e quotidiano con l’umanità, solo se è la vita con il suo sapore a rimanere al centro».

Oltre le battaglie politiche ci sono altre battaglie che lei sta combattendo con determinazione e positività. Un libro, una canzone e un film che descrivono questo suo percorso?

«Direi “Al di là dell’amore” di Brunori, “Patch Adams” con il super Robin Williams e “Umano, troppo umano” di Nietzsche».