«Mi auguro una soluzione per i 400 lavoratori CallMat», parla l’arcivescovo di Matera

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Alla vigilia del Santo Natale, le parole di Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo arcivescovo della diocesi di Matera- Irsina e vescovo di Tricarico. Una riflessione sul significato del Natale. E un augurio alla comunità per il nuovo anno particolarmente significativo per la Chiesa cattolica.

Mi permetto di parlare di Santo Natale perché oggi tutti dicono “Buon Natale”, Per noi cattolici, insieme alla Pasqua, è la solennità più importante, e porta il messaggio più importante della storia e per l’umanità intera. Solo chi sarà capace di immergersi nel mistero della scena di Betlemme, cioè la natività, potrà stupirsi insieme a Maria e a Giuseppe, entrambi capaci di custodire colui che è nato, Dio fattosi carne. Ogni anno per me è motivo di ulteriore meditazione perché mi si svela questo mistero che sono chiamato a custodire allargando gli orizzonti del mio servizio pastorale”.

La comunità vive oggi momenti di difficoltà, pensiamo solo al “Rapporto povertà 2024 ”della Caritas ha censito 946 famiglie bisognose nella sola diocesi di Matera- Irsina.

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Viviamo un tempo di buio, mentre noi uomini accendiamo tante luci colorate e con effetti speciali, ci rendiamo conto che manca la Luce, Gesù, il vero festeggiato che illumina la mente ed il cuore per ritrovare la strada della vita. Il rapporto Caritas 2024 per la nostra Diocesi è vero. Il nostro intervento è di 365 giorni all’anno su tutto il territorio dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina e di Tricarico attraverso le tre mense sempre attive, i centri di ascolto, le Caritas parrocchiali (almeno 40), attraverso interventi mirati con la Fondazione antiusura “Mons. Vincenzo Cavalla”, ma anche con i diversi centri di accoglienza aperti durante questi anni. Ma la nostra attenzione è mirata anche nella formazione, ad esempio attraverso corsi organizzati dalla Caritas per creare opportunità di lavoro ai nostri giovani e corsi di italiano per stranieri. Quanto ai lavoratori della Callmat di Matera. Mi auguro che la Callmat riesca a salvare il lavoro dei 400 dipendenti. Su questo aspetto, come su tante altre situazioni presenti in Basilicata, come Vescovi della Regione, ci siamo espressi attraverso un comunicato congiunto”.

Il 2025 è l’Anno del Giubileo. Il tema è Pellegrini di speranza, ma come ridare speranza ai giovani, alle famiglie, ai migranti che vivono nella nostra terra, in questo contesto di crisi generale?

Il 18 ottobre scorso ho pubblicato l’ultima lettera pastorale: “Viandanti di speranza…nelle nostre Chiese locali”. Ne riporto un passaggio:La Chiesa per prima, in particolare nella nostra terra di Basilicata, dev’essere capace di mostrare il suo dolore, gridarlo a Dio al solo scopo di ritornare a vivere e far vivere, attraverso un contagio d’amore, la condizione della condivisione nella quale i fratelli siano sempre vittoriosi e gioiosi di percepire quel legame. E questo perché di una cosa siamo certi: dalla propria malattia, dal proprio dolore si ritroverà forza e sarà risurrezione. Oggi ancora una volta, come Chiesa nel nostro territorio di Matera-Irsina e di Tricarico- sottolinea- siamo chiamati a guardare le tante mani inaridite, le tante paralisi spirituali, la disperazione dalle tante grida di dolore a causa di ingiustizie, per essere sanati dalla presenza viva e reale di Gesù nell’Eucaristia che ci dice di tendere a lui tutte le mani. Speranza che «nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce». Questa è la nostra speranza. Il Giubileo non possiamo ridurlo ad eventi celebrativi che non ci coinvolgono ma è un’occasione unica per riscoprire che, come cristiani, siamo chiamati ad essere seriamente viandanti di speranza.

Infine, un augurio per il nuovo anno.

Nella prima lettura del giorno di Natale ci viene presentata l’immagine del cammino di un uomo che porta un messaggio: “Come sono belli i piedi sui monti del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annunzia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio”.Ne abbiamo proprio bisogno in questo tempo in cui regna la notte, manca la luce, desideriamo la speranza: Gesù Cristo. Auguro a tutti di immergersi nella Luce, come i pastori di Betlemme, per essere luce per gli altri attraverso scelte di vita mirate e progettate a favore della dignità della persona”.



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