Entroterra, la Regione approva la legge quinquennale sul sostegno alle attività economiche


Con 18 voti a favore (maggioranza) e 10 astenuti è stato approvato la consiglio regionale della Liguria il disegno di legge 63: “Sostegno alle attività economiche nell’entroterra”.

Il provvedimento intende valorizzare l’entroterra ligure favorendo l’insediamento di nuove attività economiche e il rafforzamento di quelle esistenti, attraverso contributi a fondo perduto a micro imprese del comparto artigianato, commercio e servizi di ristorazione che intendano avviare una nuova attività o aprire nuove sedi operative nei Comuni non costieri, e con una popolazione inferiore a 2.500 abitanti.

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L’intervento è previsto a fronte di un contratto di locazione commerciale finalizzato all’insediamento in locali sfitti con vetrine e accesso a piano strada prospicienti vie, piazze, strade o spazi pubblici. Il contributo complessivo di 4,8 milioni sarà assegnato dal sistema delle Camere di Commercio.

Viene, inoltre, previsto un contributo alle micro e piccole imprese dei comparti artigianato e commercio e servizi di ristorazione nei Comuni dell’entroterra ligure non costieri, e con popolazione inferiore a 5 mila abitanti, per la liquidità aziendale, in considerazione anche del perdurare degli effetti negativi indiretti del Covid e del caro energia. Il contributo complessivo di 4,6 milioni sarà assegnato da Filse che attingerà al Fondo strategico regionale.

Al termine della discussione generale sono stati approvati due emendamenti, condivisi da giunta e un gruppo di minoranza, di natura tecnica; sono stati approvati due emendamenti di un gruppo di minoranza: il primo inserisce fra i beneficiari dei contributi per i Comuni fino a 2500 abitanti anche le cooperative di comunità che esercitano attività economiche; il secondo inserisce la “clausola valutativa” per verificare nel tempo l’efficacia della legge.

Approvato un emendamento della giunta in cui viene garantito che il provvedimento non comporta ulteriori oneri a carico del bilancio regionale.

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Respinti altri sette emendamenti della minoranza.

Il presidente Marco Bucci e il consigliere delegato allo Sviluppo economico Alessio Piana spiegano in una nota congiunta: “Con questo intervento legislativo della durata quinquennale   che prevede lo stanziamento di oltre 9 milioni di euro, intendiamo garantire una risposta organica e mirata alla necessità di valorizzare l’entroterra ligure, riconoscendone l’intrinseco valore sotto il profilo naturale e paesaggistico. In questo contesto, il provvedimento si prefigge di contrastare gli effetti dello spopolamento e di sostenere la resilienza economica locale. L’obiettivo è favorire l’insediamento di nuove attività economiche e rafforzare quelle esistenti, con particolare attenzione alle micro e piccole imprese dei comparti artigianato, commercio, servizi di ristorazione e cooperative di comunità che esercitano attività economiche. Queste realtà non rappresentano soltanto un fattore determinante per mantenere e creare occupazione, ma svolgono anche un’insostituibile funzione di presidio sociale, essenziale per la vitalità e la coesione delle comunità locali”.

Il consigliere e capogruppo di Orgoglio Liguria Giovanni Boitano dichiara: “Questo disegno di legge dalla durata quinquennale è un aiuto in direzione di realtà come Val Fontanabuona, Valle Scrivia, Val Petronio e la viabilità sull’asta fluviale dell’Entella e il collegamento mediante traforo Fontanabuona – Rapallo, che ancora risentono degli effetti della pandemia e del caro energia”.

Jan Casella, esponente della minoranza (Avs), afferma: “Dalle sorti dell’entroterra dipende il futuro di tutta la Liguria. Puntavamo a estendere i finanziamenti anche alle nuove attività nei Comuni fino a 5 mila abitanti, a chi le apre in un immobile di proprietà e a garantire una quota per i giovani, ma purtroppo le nostre proposte sono state respinte dalla maggioranza. Ci siamo astenuti perché le nostre richieste di modifica, tese a migliorarlo, sono state respinte. Auspichiamo che, in futuro, siano accolte le nostre proposte di miglioramento e che il provvedimento sia esteso anche alle frazioni dei comuni maggiori, che spesso sono paragonabili a piccoli paesi. Il commercio gioca un ruolo fondamentale nella vita nei piccoli centri e va aldilà del semplice aspetto economico. Bar, negozi e ristoranti, nelle piccole comunità, sono presidio di socialità per le persone sole e per le categorie fragili. Forniscono assistenza per le incombenze quotidiane, punti di ritrovo, aiuto in caso di emergenza. Sono un elemento di sicurezza e garantiscono una sorveglianza costante in zone difficili da monitorare per le forze dell’ordine, perché distanti dai centri principali. E proprio questo servizio, pubblico a tutti gli effetti, è un valido antidoto al dramma dello spopolamento. La tutela dell’entroterra e dei piccoli Comuni è cruciale sotto molti aspetti. Partiamo dal discorso idrogeologico. L’abbandono del territorio provoca frane, la scarsa manutenzione dei versanti aumenta i detriti trascinati a valle in caso di forti piogge. Tutto questo si traduce in alluvioni, sempre più devastanti, che colpiscono tutti, indistintamente. C’è poi un discorso di uguaglianza sociale: chi vive in un piccolo paese deve vedere garantiti gli stessi diritti di chi vive in città”. Secondo Casella “anche l’aspetto culturale è rilevante. I piccoli paesi conservano la tradizione e la memoria. Che si tratti di cucina, di dialetto, di storia locale, di artigianato, di agricoltura, il nostro entroterra è una sorta di museo a cielo aperto, che andrebbe fatto visitare agli studenti, per capire come era la vita dei propri antenati, fino a pochi decenni fa. Non perché si vuole tornare a quel mondo, ma perché capire da dove si arriva aiuta a capire meglio dove si vuole andare”.

Secondo il Gruppo Pd Regione “Per l’entroterra dalla destra solo misure spot. Troppo poco per incidere sui bisogni dei territori in modo strutturale. Abbiamo provato – si legge in una nota sottoscritta da Simone D’Angelo relatore di minoranza per il Partito Democratico sul ddl – a migliorare un disegno di legge che si presentava come una misura spot e inefficace nel medio lungo termine, incapace di dare quelle coperture strutturali per garantire all’entroterra la prospettiva di cui ha bisogno, ma questa destra ha deciso di non accogliere tutte le nostre proposte tranne due, l’apertura ad attività promosse dalle cooperative di Comunità e il sì a un report annuale sui risultati della misura. Troppo poco per imprimere una svolta a un provvedimento che si conferma parziale e limitato. Per questo abbiamo deciso di astenerci e di non votare“.

“Avevamo chiesto, attraverso dieci emendamenti, di portare il sostegno all’apertura di nuove imprese anche per i comuni fino a 5mila abitanti, anziché limitarlo solo a quelli di 2500. Ma hanno detto di no. Abbiamo chiesto – prosegue D’Angelo – di ampliare l’ambito delle nuove attività, senza limitarlo solo all’artigianato o la ristorazione, ma aprendo anche ad attività del settore turistico ricettivo; che valorizzano prodotti tipici locali; ecosostenibili certificate per le quali prevedere una premialità pari al 10 per cento delle risorse e prevedere una riserva del 20 per cento delle risorse per promuovere l’imprenditoria giovanile under 35. Ma hanno deciso di accogliere solo l’apertura alle cooperative di comunità, tutto il resto bocciato, compreso il sostegno ai giovani. Come è stato detto no all’insediamento anche in locali di proprietà, perché molte attività potrebbero essere avviate dagli stessi proprietari degli immobili oggi sfitti e che con un incentivo potrebbero ritornare a sperare in una ripartenza con una nuova impresa, invece hanno deciso di lasciare il limite del contratto di locazione. Speravamo in una misura che non fosse spot, ma che garantisse una copertura pluriennale mantenendo il finanziamento anche per il 2026 e il 2027, senza limitarlo al solo 2025. Ampliare il sostegno anche alle frazioni più piccole che appartengono ai Comuni che per numero di abitanti non rientrerebbero perché sopra i 5mila residenti. Ma sono arrivati ancora dei no”.



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