Immaginate l’Inter vendere Lautaro Martinez a campionato in corso: non l’ha fatto nemmeno nei momenti più cupi della gestione Zhang. Il Milan dello scudetto, lasciar partire Leao a gennaio. Oppure la Juventus, anche nell’ultima versione meno scintillante di Sarri, non si sarebbe mai privata così da un giorno all’altro di Cristiano Ronaldo perché non serviva più alla società. Il Napoli sì: è primo, sta dominando (insieme ai nerazzurri) la Serie A, ma è pronto a far partire a gennaio Khvicha Kvaratskhelia.
È qualcosa che probabilmente non ha precedenti: non si ricorda a memoria una squadra favorita per lo scudetto cedere la sua stella nel mercato invernale. Vedremo se l’affare si farà. Perché poi di questo si tratta, per tutte le parti in causa. In realtà non è per nulla difficile trovare le motivazioni di un evento così eccezionale. Partiamo dal calciatore: di certo c’è una componente di irriconoscenza, che i tifosi gli rinfacciano. Però è chiaro preferisca il Paris Saint-Germain al Napoli: andrà a giocare in una grande squadra di una delle più belle città del mondo, probabilmente con meno pressione, e il palcoscenico della Champions garantito (se non già da quest’anno, visto che il Psg rischia di non qualificarsi nemmeno per i playoff). Soprattutto, andrà a guadagnare cinque volte quanto gli garantiva il Napoli. È vero che ora (casualmente) filtrano tutte le proposte milionarie di rinnovo che lui avrebbe rifiutato, ma comunque non potrebbero pareggiare l’offerta di Al-Khelaïfi. Agli atti restano anche tutte le dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis che invocava il rispetto del contratto, pur di non riconoscergli l’aumento che meritava e lasciarlo agli ultimi posti della classifica dei più pagati della rosa. Alla fine, i giocatori seguono quasi sempre il portafoglio.
L’affare lo farà sicuramente De Laurentiis. Perché – diciamolo – Kvara non sembra più quel fenomeno generazionale che avevamo raccontato strabiliati nel campionato d’esordio. Passi la sciagurata annata dell’anno scorso, in cui è stato travolto dal naufragio generale (certo però non è riuscito ad essere un riferimento a cui aggrapparsi). Anche quest’anno, con un nuovo allenatore e una squadra in fiducia, stenta, non segna da ottobre. Più passano i mesi, più viene il dubbio sia stato solo una “one season wonder” (anzi meno, una meraviglia durata sei mesi, visto che già nella seconda parte della stagione dello scudetto era calato). De Laurentiis ha fiutato l’andazzo e soprattutto il pericolo di un contratto in scadenza al 2027. Si è già scottato una volta con Osimhen e non ripeterà lo stesso errore: con l’offerta buona, lo venderebbe a giugno, a gennaio e pure ad aprile, se potesse. Farà una plusvalenza enorme, si libererà di un problema e parte del ricavato lo rinvestirà in un nuovo talento (si fa il nome di Garnacho) che possa diventerà la risorsa tecnica e finanziaria che Kvara non rappresentava più.
Ci si potrebbe stupire semmai della reazione pacata di Antonio Conte, uno che piange ad ogni disappunto, pretende tanto e ottiene quasi tutto dalle società, e che stavolta ha preso con filosofia un cataclisma del genere, deluso certo, ma già pronto a voltare pagina. Si sarà fatto i suoi conti. Kvaratskhelia non è proprio il prototipo di calciatore funzionale al suo gioco. La squadra può fare a meno, come ha dimostrato nuovamente la vittoria col Verona, la quinta di fila, la seconda senza il georgiano. Neres a pieno regime e il sostituto che sicuramente arriverà potrebbero anche bastare, con una sola partita a settimana. E poi la cessione è l’alibi perfetto per Conte: dopo aver perso a gennaio il giocatore più rappresentativo, nessuno – presidente, tifosi, stampa – potrà più chiedergli lo scudetto. Se lo vincerà, sarà stato un capolavoro. Altrimenti, bravo comunque.
Tutti felici, allora. Più o meno. Anche con tutte le motivazioni validissime che ci siamo dati, resta il fatto nudo e crudo: il giocatore simbolo della squadra prima in classifica che vuole essere ceduto a gennaio. E soprattutto la squadra prima in classifica che lo vende. Un evento senza precedenti che spiega tanto del modello di calcio di De Laurentiis, nel bene e nel male: il suo Napoli può vincere lo scudetto, e magari ci riuscirà pure. Ma non gioca per vincere lo scudetto.
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