Sostenibilità e digitale: generazioni a confronto


Si è tenuta presso l’Università Sapienza di Roma la quarta edizione del convegno della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, “Digital Sustainability Day 2025”, il principale incontro dedicato a guardare a tendenze, fatti e prospettive della sostenibilità digitale in Italia. Quest’anno, la ricerca dell’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale – dal titolo “Generazioni” – si è focalizzata sulle analisi delle differenze generazionali nella percezione dei temi connessi alla sostenibilità digitale. Si sono analizzati e messi a confronto le percezioni e i comportamenti di 4 generazioni di italiani: Generazione Z (18-28 anni), Millennial (29-44 anni), Generazione X (45-60 anni) e Baby Boomer (61-75 anni).

Il convegno ha visto coinvolti alcuni fra partner e soci della Fondazione, tra cui AGID (Agenzia Italia Digitale), ISTAT, RAI, UNINFO, ACI Informatica, Bludigit SpA – Gruppo Italgas, ENI, IBM Italia, Plenitude nonché alcune delle Università del network della stessa Fondazione: Sapienza Università di Roma, Università di Bologna e Università di Siena.

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L’indagine dell’Osservatorio è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici San Pio V. I dati raccolti in modalità CATI/CAMI sono stati analizzati utilizzando l’indice DiSI (Digital Sustainability Index), ideato della stessa Fondazione.

Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale
La particolarità della rilevazione di quest’anno è che abbiamo analizzato le differenze nel modo in cui le diverse generazioni percepiscono i temi connessi alla sostenibilità digitale e come queste utilizzano le tecnologie digitali in relazione alla sostenibilità. Il nostro obiettivo è stato quello di comprendere come il rapporto con il digitale cambi in base all’età e quali siano le sfide e le opportunità che ne derivano. Il risultato è che non esiste un’unica transizione digitale, ma percorsi differenti a seconda delle generazioni, ognuno con le proprie peculiarità e criticità. E con queste, peraltro, i numeri sfatano alcune convinzioni consolidate sulla percezione ed il punto di vista dei giovani su sostenibilità e digitalizzazione.

I dati della ricerca: ambientalismo, sostenibilità, utilizzo del digitale, eguaglianza sociale

Dalla ricerca emergono alcuni aspetti chiave: innanzitutto, c’è una netta differenza tra le generazioni. I giovani, ovvero il 48% della Generazione Z e il 33% dei Millennial, sono in gran parte persone che usano molto il digitale e che si impegnano attivamente per la sostenibilità. Al contrario, le generazioni più mature, ovvero il 32% della Generazione X e il 52% dei Baby Boomer, sono per lo più persone che usano poco le tecnologie digitali e non danno molta importanza alla sostenibilità. Indipendentemente dall’età, la ricerca mette in evidenza come quasi un italiano su quattro ritiene che la tecnologia digitale non sia uno strumento utile per perseguire gli obiettivi di sostenibilità.

Andando più in profondità, le differenze si accentuano in maniera significativa quando viene chiesto agli italiani di esprimersi non solo sull’ambiente in generale, ma sul tema del cambiamento climatico. Circa il 27% degli italiani pensa che, pur essendo un problema serio, il cambiamento climatico non richieda un intervento immediato. Nonostante ci si aspetti una maggiore consapevolezza tra i giovani, il 31% dei Millennial e il 27% della Generazione Z credono che ci sia ancora tempo per agire, mentre tra gli over 60 la situazione è diversa: il 67% di questi ritiene infatti il cambiamento climatico una priorità assoluta, mentre il 66% dei Baby Boomer considera urgente non solo il clima, ma, ad esempio, anche il problema dell’inquinamento.

Dato questo, che rompe il luogo comune che ad essere più sensibili al tema dell’ambiente siano i giovani e non le generazioni più “anziane”. Coloro i quali hanno visioni ambientaliste più radicate tendono ad essere più diffidenti e spaventati nei confronti della tecnologia e questo, anche quando si considerano i temi specifici come il cambiamento climatico e l’inquinamento. Nel cluster Generazione Z e Millennial, chi è maggiormente preoccupato su questi temi presenta indici elevati sia in termini di sostenibilità sia di digitalizzazione. Nelle Generazione X e Baby Boomer, al contrario, l’ambientalismo si accompagna spesso ad un atteggiamento di forte diffidenza verso il mondo digitale. Si tratta di una tendenza consolidata nei comportamenti degli italiani rilevati dall’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale, ed è quanto emerge incrociando l’indice di sostenibilità e l’indice di digitalizzazione del DiSI.

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Più in generale, indagando il livello di conoscenza dei temi della sostenibilità nei suoi tre aspetti ambientale, economico e sociale e messa questa in relazione con la capacità di tradurre questa consapevolezza in azioni concrete, la ricerca mette in evidenza un importante divario tra giovani e persone più “mature”. Il 22% dei più giovani (1 su 5), afferma di conoscere molto bene il concetto di sostenibilità, contro solo l’8% dei più “maturi”. Inoltre, il 34%, solo 1 su 3 degli appartenenti alla Generazione Z dichiara di non conoscere affatto questo tema, rispetto al 54% dei Baby Boomer. Tuttavia, indipendentemente dall’età, meno di un italiano su tre è in grado di correlare le proprie convinzioni alle conseguenze che da essa derivano.

Anche la consapevolezza dell’utilità del digitale è difforme tra le generazioni considerate. Emerge che, pur essendo il digitale visto come un’opportunitàil 94% delle persone tra i 18 e i 60 anni e l’87% degli over 60 – gli italiani sono abbastanza convinti che dal digitale derivino perdite di posti di lavoro, ingiustizia sociale, diseguaglianze sociali, con 1 italiano su 8 che ne è molto convinto.

Rispetto a tutte le altre generazioni, i Baby Boomer sono quelli che hanno il tasso di non utilizzo degli strumenti digitali più alto: il 35% del totale contro il 9% della Generazione X e il 6% dei Millennial, e quando li utilizzano, lo fanno prevalentemente per svago. Rispetto poi alle competenze informatiche, il 22% dei giovani si dichiara molto competente, con un 60% di giovanissimi che dice di esserlo abbastanza e con i più vecchi che per solo il 2% si dichiara molto competente e 1 ultrasessantenne su 3 si dichiara abbastanza competente.

Infine, dato consolidato negli anni che emerge dalle rilevazioni dell’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale, dichiarare il proprio interesse per la sostenibilità non basta per promuovere comportamenti sostenibili, specialmente quando il grado di adozione del digitale è basso. La Generazione Z e i Millennial, persone che utilizzano largamente il digitale e che sono sensibili ai temi della sostenibilità, che nel DiSI vengono identificati come Sostenibili Digitali, adottano raramente tecnologie sostenibili, mettendo in atto pochi comportamenti concreti verso la sostenibilità. E questo peggiora con l’età, raggiungendo livelli quasi nulli tra le generazioni più “mature”, Baby Boomer e Generazione X.

Tutto ciò mette in evidenza come l’interesse verso la sostenibilità, senza uno specifico supporto digitale, perda efficacia con l’invecchiamento e diventi sempre meno concreto. Al contrario, i comportamenti di coloro che non utilizzano il digitale ma si dichiarano attenti alla sostenibilità, gli Insostenibili Analogici, mettono in luce come le competenze digitali possano supportare comportamenti sostenibili di lungo periodo. La loro resilienza aumenta fino ad arrivare ad utilizzare tecnologie sostenibili tanto quanto o più delle generazioni giovani.

Stefano Epifani
Questi risultati dimostrano che le competenze digitali sono essenziali per diffondere stabilmente comportamenti sostenibili. Senza il supporto digitale, l’interesse per la sostenibilità rischia di rimanere solo una sensibilità teorica, soprattutto con l’avanzare dell’età.

Gli aspetti che emergono dalla ricerca indicano un forte divario generazionale sia nell’uso delle tecnologie che nella capacità di tradurre la consapevolezza ad esempio ambientale in azioni pratiche, evidenziando la necessità di interventi mirati per colmare queste lacune.

Un gap, questo, difficile da colmare, se si considera quanto emerge dal report “Digital Decade 2024” della Commissione Europea, che mette in evidenzia proprio un netto divario generazionale. Secondo l’indagine, l’Italia è infatti tra i nove Paesi UE che non raggiungono gli obiettivi sulle competenze digitali di base. In Europa, queste sono aumentate in media solo dello 0,2% annuo dal 2021, raggiungendo il 55,6% della popolazione, e, nonostante questo lento progredire, il gap italiano resta significativo, soprattutto tra i giovani e nelle aree urbane, dove ci si aspetterebbe invece livelli di competenza più alti. Pur destinando il 25,6% del PNRR al digitale (47 miliardi di euro), l’Italia fatica a raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale.

È quindi necessario che la politica adotti strategie e programmi più mirati e integrati, capaci di coniugare digitale e sostenibilità, garantendo un’attuazione più efficace e un reale allineamento con i piani strategici in essere.

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