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Allarme Inps: troppi in pensione in anticipo #finsubito prestito immediato

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I pensionati italiani sono 16 milioni e la spesa per la previdenza si attesta a quasi 347 miliardi di euro, il 16,3% del Pil, un livello inferiore solo a quello della Grecia a fronte di una media europea del 12,9%. Le previsioni di Eurostat relative agli andamenti demografici «fanno presagire un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei Paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è elevata».

L’allarme è dell’Inps che nel rapporto annuale spiega come la sostenibilità sia in pericolo a causa dell’età di pensionamento ancora bassa e per il peso degli assegni. A rendere tutto più complicato è la grande incognita dell’inverno demografico, che in futuro ridurrà sempre di più la popolazione in età lavorativa.

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«L’età media di accesso alla pensione in Italia, grazie alla possibilità di uscire in anticipo rispetto all’età di vecchiaia, è di 64,2 anni e questo, insieme alla generosità dei trattamenti rispetto all’ultima retribuzione, rischia di creare squilibri per il sistema previdenziale», insiste l’Istat.

L’uscita a 64 anni si verifica nonostante un’età legale per il ritiro a 67 anni, mentre gli assegni sono definiti «generosi» in quanto il tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultima retribuzione è tra i più elevati nell’Unione europea, al 58,9%, quasi 14 punti sopra la media (45%).

Il presidente dell’Inps Gabriele Fava sottolinea che «per avere un sistema previdenziale solido occorre offrire ai giovani opportunità di lavoro regolare, riducendone i tempi di transizione sia dall’istruzione al lavoro, che da un’occupazione all’altra. La pensione di domani si costruisce con il lavoro di oggi».

Ma in serata arriva la retromarcia dell’Istituto di previdenza: «Non si ravvedono problemi di sostenibilità a lungo e breve termine, soprattutto alla luce dei rassicuranti dati provenienti dal mercato del lavoro che nel 2023 ha fatto registrare il numero record di 26,6 milioni di assicurati, inoltre l’età di pensionamento è in linea con quella degli altri Paesi europei».

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Le criticità del sistema sono però innegabili, l’andamento demografico e la crescita occupazionale non possono sostenere le pensioni in arrivo dei baby boomer. Negli anni tra il 1960 e il 1965 sono nati circa un milione di bambini l’anno, mentre nell’ultimo biennio si è scesi sotto quota 400 mila. Nei prossimi otto anni la grande maggioranza di queste persone andrà in pensione e gli assegni saranno pagati con i contributi di chi resterà al lavoro, a meno di incrementare ulteriormente i trasferimenti dello Stato. Un altro tema riguarda l’immigrazione regolare che andrebbe incentivata, infatti l’Inps nel 2023 registra 540 mila lavoratori in più nati in Paesi extra europei.

L’istituto segnala poi che dal 2019 al 2021 i pensionamenti anticipati rispetto all’età di vecchiaia sono stati circa 500 mila l’anno per poi scendere nel 2022 sotto quota 400 mila e a 300 mila nel 2023. Tra il 2019 e il 2021 ha giocato un ruolo significativo Quota 100, ma la parte principale nel quinquennio l’ha avuta l’uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) possibile indipendentemente dall’età anagrafica.

Nel 2023 l’importo mensile medio delle pensioni è aumentato del 7,1% a 1.373 euro lorde, a causa della perequazione. Gli importi medi più elevati sono al Nord e nel Lazio, mentre i più bassi in Calabria e nel resto del Mezzogiorno.

Il Rapporto dell’Inps conferma il gender gap sia sotto il profilo del lavoro sia su quel che concerne gli importi.

La probabilità di lasciare il lavoro dopo la nascita di un figlio è del 18% per le donne e dell’8% per gli uomini. I salari crescono rapidamente per i padri e restano stabilmente al di sotto di quelli degli uomini per le madri. L’importo medio mensile dei redditi pensionistici percepiti dagli uomini è superiore a quello delle donne di circa il 35%.

La ministra del Lavoro Marina Calderone parla ancora di «record» dell’occupazione, però ammette: «Dobbiamo integrare chi resta fuori dal mercato del lavoro, i giovani e le donne in particolare».



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