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Immobili
Affitti brevi, a Milano 18.250 case: davvero fanno aumentare i canoni e riducono l’offerta in città? La ricerca #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


di
Alessia Conzonato

Secondo lo studio di Aigab e Italianway, non c’è relazione tra affitti brevi e spopolamento della città di Milano. Su un totale di 809 mila immobili, 18.250 sono per locazioni a 30 o meno giorni. La situazione nei quartieri

Milano è una delle città in Italia che ha la situazione abitativa più complicata, soprattutto per i prezzi in continua ascesa sia per quanto riguarda gli affitti che gli immobili in compravendita. Una condizione che porta molti residenti, lavoratori e studenti fuorisede, a scegliere di vivere in estrema periferia se non addirittura nelle piccole città limitrofe. Secondo una ricerca, realizzata da Aigab (Associazione italiana gestori affitti brevi) elaborando i dati pubblici del Comune di Milano, in collaborazione con Wonderful Italy, gli affitti brevi non sembrano essere una delle cause dello spopolamento di Milano: analizzando quartiere per quartiere, si evince che le abitazioni disponibili per affitti brevi ammontano a 18.250 unità (dato risalente a luglio 2024), concentrate principalmente nelle zone centrali su un totale di case disponibili pari a 809 mila (dato Istat ultimo censimento disponibile del 2011). Ciò significa che gli affitti brevi rappresentano il 2,2% del complessivo.

Annunci «stagionali»

Il dato delle 18.250 case, spiega Marco Celani, presidente di Aigab e ceo di Italianway, «rappresenta gli immobili per cui i proprietari hanno richiesto e ottenuto il Cir (Codice identificativo regionale, ndr), ma la maggior parte dei loro annunci non rimane online tutto l’anno. Questa ricerca quantifica a 7.400 gli immobili che sono destinati completamente agli affitti brevi». Il restante si concentra in periodi precisi, ad esempio in estate quando i proprietari sono in ferie o in concomitanza con eventi speciali come Fashion Week e Salone del mobile. Questa tendenza, secondo Celani, «c’è una classe media che ha bisogno di integrare i propri redditi — dice — è che lo fa mettendo a disposizione le proprie case. Emerge che sempre più persone ne non vogliono vendere o affittare 4+4, assumendosi il rischio di locatori inadempienti».




















































I quartieri dove si concentra il fenomeno

Il fenomeno, come anticipato, è piuttosto concentrato. Su 88 quartieri, la media cittadina di locazione a breve termine viene superata in 15. In quartieri più grandi e densamente popolati la percentuale è paragonabile a quella di città più di provincia. Il 25% degli affitti brevi si concentra in cinque Nuclei di identità locale (Nil, un sistema di verifica e consultazione del territorio della città), percentuale che sale a 41% se ne prendiamo in considerazione dieci: tra questi, Porta Venezia, Duomo, Brera, Sarpi, Stazione Centrale e Ticinese. Il restante 59% è “spalmato” sui rimanenti 78 Nil, dove vive l’80% della popolazione e si trova il 79% dello stock immobiliare milanese. Come si evince dal grafico sottostante, il rapporto tra esso e gli affitti brevi varia a seconda del municipio: dall’1,3% del Municipio 7 al 7,1% del Municipio 1. Lo studio elabora una media per l’intera Milano, che si attesta al 2,8%.

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Affitti brevi, a Milano 18.250 case: davvero fanno aumentare i canoni e riducono l’offerta in città? La ricerca

Il rapporto allo stock immobiliare

Il mercato, quindi, si concentra per lo più nel semicentro e in periferia; fuori dal centro, gli affitti brevi sono un fenomeno marginale. Per esempio, in zona Bande Nere, su 20 mila abitazioni (con 44 mila residenti), solo 274 sono disponibili per affitti brevi, pari all’1,3% del totale. A Lodi-Corvetto, con 37 mila abitanti e 17 mila abitazioni, ce ne sono 292 (1,7%). Numeri simili si registrano a Giambellino. Questi dati evidenziano che, in queste aree, gli affitti brevi non hanno un impatto significativo sul mercato immobiliare. I numeri escludono, inoltre, che gli affitti brevi possano influire negativamente sul mercato immobiliare dei quartieri universitari, dove gli studenti fuori sede cercano alloggi: a Città Studi, ad esempio, sono presenti 374 affitti brevi su 36 mila abitazioni, pari all’1%, mentre a Bovisa sono 71 su 6 mila (1,2%).

Affitti brevi, a Milano 18.250 case: davvero fanno aumentare i canoni e riducono l’offerta in città? La ricerca

Spopolamento della città

Lo scopo di elaborare questa ricerca è mettere in luce, come espongono le associazioni coinvolte, che a Milano, per ogni abitazione destinata agli affitti brevi, ce ne sono due che i proprietari preferiscono lasciare vuote. Le ragioni possono essere diverse: dalla preoccupazione in merito alla morosità nella locazione tradizionale fino alle difficoltà nella gestione di quella a breve termine. «Dai dati è evidente che a Milano continuano ad affluire residenti, studenti e lavoratori fuori sede — commenta Celani —. La popolazione è addirittura aumentata da quando nel mercato immobiliare sono entrati gli affitti brevi. Questo avvalora ancora di più la tesi secondo cui questa tipologia di locazione non influisce sullo spopolamento. Un fenomeno che esiste, ma dipende da altri fattori».

I ritardi nell’assegnazione del Cin

Aigab è una delle associazioni di categoria che ha affiancato il ministero del Turismo nella stesura delle nuove norme per la gestione degli affitti brevi, a partire dal Codice identificativo nazionale (Cin). Secondo Celani si tratta di un ottimo strumento per «eliminare i furbetti dal mercato — conclude — e uniformare la regolamentazione in Italia. La proroga per adeguarsi al Cin dal 2 novembre al 2 gennaio 2025 dipende dalla completa paralisi delle  Regioni nell’adeguamento dei Cir. Il problema, quindi, è di una Pubblica amministrazione inefficiente ma la misura è semplicemente un livello successivo utile e necessario».


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27 ottobre 2024 ( modifica il 27 ottobre 2024 | 11:02)



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