“Scudo penale per le forze dell’ordine? No immunità, ma più tutele”

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Bergamo. “Giustizia per Ramy e per tutti i morti di Stato”. Così si legge sul manifesto del sindacato Usb Bergamo che annuncia un presidio per domenica 19 gennaio alle 14 in Largo Portanuova. Il caso è quello del giovane del quartiere Corvetto di Milano, morto il 24 novembre scorso durante un inseguimento dei carabinieri. In diverse città si è arrivati agli scontri, nonostante gli appelli del padre della vittima alla non violenza. La manifestazione è stata preavvisata alla Questura di Bergamo, che per il momento non ha adottato prescrizioni particolari sulle modalità di svolgimento. Un’altra manifestazione è stata annunciata per il giorno 18 contro il Ddl sicurezza: in via Tasso, davanti alla Prefettura.

 

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A scaldare ulteriormente gli animi, in questi giorni, ci hanno pensato le indiscrezioni sullo “scudo penale” che il Governo vorrebbe introdurre per tutelare le forze dell’ordine nell’esercizio delle loro funzioni. Che cosa sia di preciso, non è del tutto chiaro. Ma le prime reazioni non sono tardate ad arrivare. Roberto Villa, del sindacato Fsp Polizia Bergamo, condivide le parole del segretario generale Valter Mazzetti. “Tutte le polemiche scatenate su quello che è stato definito impropriamente ‘scudo penale’ sono fuorvianti e partono da un assunto totalmente falso: che si voglia concedere agli operatori una sorta di impunità nell’espletamento del loro lavoro. Le forze dell’ordine hanno come compito quello di far rispettare le leggi, figurarsi se pretendono di poterle violare impunemente se stessi. Ciò di cui si discute, piuttosto, è garantire la necessaria tutela in un contesto storico sociale in cui la delegittimazione e la demonizzazione degli operatori sono diventate ormai insostenibili e non consentono di fare sicurezza adeguatamente”.

Da quanto filtra, la proposta del governo vorrebbe evitare l’iscrizione automatica nel registro degli indagati del personale in divisa. “È da tempo immemore – ricorda il sindacato – che proponiamo di affidare i procedimenti giudiziari a carico del personale in divisa a un giudice ‘dedicato’, perché le continue ritorsioni contro gli agenti si abbattono sulle persone come anche su una funzione che non deve essere lesa da procedimenti infondati. Gli interessati ricordano bene, purtroppo, il ‘conto’ economico, professionale, familiare e umano che hanno comportato. Non si può continuare così, non serve alcuno ‘scudo penale’ ma occorre intervenire per rafforzare le tutele giuridiche, legali ed economiche per i poliziotti”. “Non chiediamo e non vogliamo alcuna impunità, semmai più tutele e garanzie per i lavoratori delle forze dell’ordine – gli fa eco Giovanni Brega, segretario generale Silp Bergamo -. Tutele di carattere economico-legale. Come la possibilità, per esempio, di non dover sborsare immediatamente denaro per avvocati e consulenti nell’eventualità di un procedimento giudiziario”.

“Si sta parlando dell’opportunità di consentire alle forze dell’ordine l’accesso al gratuito patrocinio (ovvero la possibilità di ottenere un avvocato a spese dello Stato, ndr) ma non tutti gli avvocati – ricorda Enrico Pelillo, presidente della Camera Penale di Bergamo, – sono iscritti a questo tipo di istituto”. Il legale parte da una semplice considerazione: “Il termine ‘scudo penale’ a livello giuridico non esiste. Uno Stato di Diritto deve essere in grado di processare sé stesso”. Pelillo definisce “poco chiara” l’attuale consistenza della proposta, tuttora in fase di definizione. “Personalmente non mi convince l’ipotesi di un’iscrizione tardiva al registro degli indagati di un appartenente alle forze dell’ordine – spiega -. Mettiamo che ci sia da chiarire se qualcuno ha o meno speronato volontariamente un ragazzo durante un inseguimento, se si è trattato di un incidente o se l’inseguito è caduto da solo. Per stabilirlo, occorre un accertamento tecnico irripetibile. Occorrono degli esperti che ricostruiscano e accertino la dinamica dei fatti. Se io, agente di polizia, non sono iscritto al registro degli indagati, non posso nominare un consulente tecnico di parte e non posso partecipare all’accertamento. Se sono iscritto, invece, questo mi viene notificato e ho l’opportunità di farlo. Giudiziariamente, mi sentirei molto più tutelato così”.

Nordio: “Nessuno scudo penale”

Il testo del cosiddetto ‘scudo’ dovrebbe arrivare entro 48 ore. Una volta partorita la bozza, sara affidata ad un ddl con “corsia preferenziale”. No ad un decreto legge, dunque, perché non ci sono le caratteristiche di necessità e urgenza. No anche all’emendamento specifico nel ddl sicurezza per non rallentarlo ulteriormente, visto che la discussione al Senato procede abbastanza speditamente.

Il testo arriverà celermente, come assicura lo stesso ministro Carlo Nordio a margine della discussione in aula alla Camera sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. “Bisogna intervenire su una distonia che trasforma l’iscrizione nel registro degli indagati in un marchio di infamia, talvolta precludendo l’accesso a cariche pubbliche e promozioni – ha detto -. Stiamo studiando una riforma procedurale che coniughi il diritto alle garanzie, senza esporre all’iscrizione e all’invio dell’informazione collegata a questa. In ogni caso – conclude Nordio – non è uno scudo, semmai un filtro, in ogni caso non una garanzia di impunità”.

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