Pnrr, emergenza asili nido: pochi fondi spesi in ritardo

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Tutte le difficoltà di realizzare il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si vedono negli asili nido. I lavori sono in ritardo, i fondi utilizzati sono solo il 25% (816 milioni di euro su 3,24 miliardi), solo il 3% dei progetti è concluso e si rischia di dover rinunciare a 17.400 nuovi posti per i bambini in un paese che resta al di sotto dell’offerta media degli asili nido in Europa. Nonostante il drastico ridimensionamento dei posti avvenuto l’anno scorso in una delle «rimodulazioni» del Pnrr realizzate dal governo Meloni — inizialmente erano previsti 264.480 posti, poi si è scesi a 150.480 – il piano stenta ad essere realizzato.

Questi sono i dati emersi ieri in un rapporto dell’Ufficio Parlamentare di bilancio (Upb) sullo stato di attuazione del «piano asili nido e scuole dell’infanzia». Le rilevazione è avvenuta sulla base dei dati registrati dalla piattaforma ReGiS al 9 dicembre 2024.

Il piano asili nido ha un finanziamento di 4,57 miliardi di cui 3,24 dal Pnrr e il resto da fondi nazionali. L’anno scorso il piano è stato ridimensionato a causa dei ritardi e delle difficoltà di spendere questa montagna di denaro. Dai 264.480 nuovi posti previsti dal piano originale, con la revisione di fine 2023 si è scesi a 150.480, riducendo di conseguenza anche gli stanziamenti, da 4,6 a 3,24 miliardi. Nemmeno questo taglio ha permesso di stare al passo con i tempi prestabiliti. Nel 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi, e invece ne risultano utilizzati meno della metà (816 milioni). Le prospettive non sembrano rosee. I lavori dovrebbero terminare entro giugno 2026, termine perentorio dopo il quale i fondi del Pnrr ricevuti anche per costruire gli asili nido dovranno essere restituiti. In tale caso sarebbe confermata l’incapacità italiana di non riuscire a spendere i fondi che, con il Pnrr, sono ingenti. E avrebbero dovuto essere usati anche per risolvere i problemi tecnici ed amministrativi che impediscono di operare agli enti locali e ai ministeri.

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Una conferma viene dall’analisi del l’Upb sugli asili nido. La quasi totalità degli interventi avviati nel 2020 o nel 2021 è in una fase esecutiva e solo circa il 3% dei progetti è concluso. I ritardi proseguono anche con i progetti previsti dal più recente ‘Nuovo piano asili nido’: parte di questi non è ancora presente nella piattaforma ReGiS e per più della metà di quelli censiti non si hanno informazioni.

L’Upb ha spiegato che l’adesione da parte dei Comuni, soprattutto quelli del Mezzogiorno e con gravi carenze strutturali, «è stata limitata e sono state necessarie più procedure di assegnazione dei fondi per esaurire tutte le risorse disponibili». Queste difficoltà si ripercuotono sullo stato di avanzamento dei 3.199 progetti censiti. Sono stati ipotizzati quattro scenari. In nessuno l’obiettivo del Pnrr sarebbe pienamente raggiunto. Nella stima che introduce le minori correzioni lo scarto sarebbe pari a circa 17.400 posti. E, anche nel caso di una piena realizzazione degli interventi del Pnrr, si ridurrebbero i divari tra le regioni meridionali e quelle del Centro-Nord, ma aumenterebbero le disuguaglianze nell’offerta dei servizi nelle regioni stesse. Insomma, un pasticcio.

«La previsione del possibile mancato conseguimento dell’obiettivo rappresenta un intollerabile fallimento – ha osservato Daniela Barbaresi (Cgil) – Non solo il governo Meloni finora non ha garantito la spinta necessaria al recupero dei ritardi accumulati, ma nel recente Piano Strutturale di Bilancio ha aggirato l’obiettivo del 33% di posti da garantire entro il 2027 (e di quello del 45% entro il 2030) trasformandolo in un obiettivo nazionale, mentre l’obiettivo su base regionale è sceso al 15%. Ciò lascerebbe immutati i divari territoriali con un’ulteriore penalizzazione soprattutto del Meridione».

Barbaresi ha ricordato che la legge di bilancio approvata dal governo Meloni prevede tra l’altro anche 5,6 miliardi di euro complessivi di tagli agli enti locali. Questa decisione rischia di rendere ancora più drammatico un altro problema creato dal Pnrr: si costruiscono nuove strutture, ma non si finanzia il lavoro di chi dovrebbe tenerle aperte. Questo è il caso degli asili nido. «Il problema è la gestione ordinaria dei nidi, diventa più difficile scongiurare il rischio di strutture esistenti sulla carta ma impossibilitate ad operare».



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