Europa, Bruxelles loda Roma: «Pnrr, meglio di tutti»

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La sesta rata pagata a dicembre, la settima già chiesta e per entrambe siamo stati i primi a presentare la domanda. Non era scontata la fiducia dell’Unione europea verso l’Italia per l’attuazione del Pnrr, considerati soprattutto i cronici ritardi nella spesa dei fondi Ue. Ma dopo la complessa trattativa sulla rimodulazione del Piano, portata avanti sul finire del 2023 dal Governo e in particolare dall’allora ministro Raffaele Fitto, oggi vicepresidente esecutivo della Commissione, il rapporto si è consolidato, diventando un metodo di lavoro e di collaborazione a tutti gli effetti. Da allora siamo diventati il Paese più avanti nella gestione delle risorse straordinarie del Next Generation Ue, quello che ne ha ottenuto in maggiore quantità (122 miliardi sul totale di 193, pari al 63%), che ha rispettato alla lettera le scadenze concordate con Bruxelles, dimostrando per ogni dossier di avere fatto bene i compiti a casa. Fiducia meritata, insomma, e sulla base di parametri tutt’altro che scontati perché la natura stessa del Pnrr non è paragonabile ai meccanismi dei Fondi strutturali europei.

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«L’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nell’attuazione del Pnrr ed è anche il primo ad aver fatto richiesta per la sesta e settima tranche. La Commissione e l’Italia collaborano quotidianamente, con l’obiettivo comune di affrontare gli ostacoli e accelerare l’erogazione dei fondi ai beneficiari» ha detto non a caso ieri all’agenzia Ansa un portavoce della Commissione in merito ad uno dei passaggi dello studio sull’industria manifatturiera del 5 dicembre, pubblicato il 14 gennaio scorso. Studio, si precisa, «che non riflette necessariamente l’opinione della Commissione», che pure lo ha commissionato, ma che intercetta inevitabilmente un clima favorevole nei confronti del nostro Paese, destinato peraltro a rafforzarsi in virtù delle responsabilità affidate a Fitto, titolare delle deleghe al Pnrr e alla Coesione in chiave europea.

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«Il Recovery and Resilience Facility è uno strumento basato sui risultati, per cui i pagamenti vengono effettuati agli Stati sulla base dei risultati raggiunti in termini di riforme e investimenti, senza alcun legame con i costi effettivamente sostenuti dagli Stati membri. Ricordiamo che l’Italia è lo Stato membro che ad oggi ha ricevuto il maggior numero di fondi del Recovery, con 122,13 miliardi di euro erogati, pari a oltre il 60% dell’importo complessivo assegnato al piano italiano», ha ribadito il portavoce della Commissione. Redatto dalla Direzione Generale Energia di Bruxelles, lo studio nella scheda relativa all’Italia scrive che «i finanziamenti del Pnrr possono colmare le lacune» nelle politiche di bilancio del Paese, pur mettendo in guardia dal pericolo che «i ritardi nella sua attuazione possono causare ulteriori rischi» per la crescita economica. Insomma, il Pnrr può e deve fare la differenza: non va dimenticato, del resto, che solo pochi giorni fa era stata la Bce a valutare il possibile impatto che la completa attuazione del Piano potrebbe garantire all’Italia, calcolando in un range tra 1,6% e 1,9% l’incremento del Pil a fine corsa.

Obiettivo ambizioso alla luce del rush finale che attende il Pnrr, i diciotto mesi che ci separano dalla scadenza di spesa fissata a giugno 2026.

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Non a caso, nei prossimi giorni sarà il ministro Tommaso Foti a fare il punto sullo stato di attuazione, coinvolgendo il Parlamento, come egli stesso ha annunciato nella recente intervista al Mattino. Si capirà allora se tutti i capitoli di spesa attualmente previsti potranno essere mantenuti o trasferiti ad altre fonti di finanziamento come appare scontato.

Di sicuro, la nuova rimodulazione sarà meno consistente della precedente ma dovrà comunque ottenere il via libera dell’Ue, un obiettivo che le recenti best practices italiane fanno ritenere molto concreto.

Nel frattempo, proprio in queste ore ha preso il via in Italia nuova campagna di comunicazione sul «NextGenerationEU – Il futuro diventa realtà», che racconta i benefìci concreti dei fondi europei e in particolare i vantaggi ascrivibili ai progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tre i volti e le storie scelti per l’Italia, tre giovani protagonisti (la napoletana Imma, la romana Lucia e il sardo Federico) che hanno spiegato con altrettante interviste perché il Pnrr ha cambiato in qualche modo la loro vita. Federico ha realizzato il sogno di trasferirsi e studiare all’Università di Bologna grazie a una borsa di studio finanziata dal PNRR. Imma, amministratrice delegata nel settore digitale, ha sviluppato contenuti per le scuole e gli studenti attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie dimostrando che il Piano punta «a favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a sostenere l’imprenditoria femminile». Lucia, infine, attrice di teatro, è agevolata nel suo percorso di autonomia grazie ad un’abitazione dedicata alle persone con disabilità, ristrutturata con fondi Pnrr per meglio adattarsi alle sue esigenze.

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«Il lavoro che svolgiamo con dedizione risulta ancora più gratificante quando lo tocchiamo con mano – commenta il vicepresidente Ue Raffaele Fitto -. Un lavoro che non si limita a parlare del futuro, ma si concentra sul presente. Oggi presentiamo i frutti di un lavoro iniziato nel 2020 e queste storie dimostrano chiaramente che la decisione della Commissione di scommettere sul futuro è stata una scelta coraggiosa ma soprattutto vincente».

I visual delle tre storie arriveranno nelle prossime tre settimane su strade e piazze di Roma, Napoli e Bologna.

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