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Il primo ministro Milojko Spajić e il presidente del Parlamento Andrija Mandić  (foto Governo del Montenegro)

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Senza alcun compromesso politico all’orizzonte, in Montenegro l’opposizione sembra decisa a continuare a bloccare il parlamento, mentre i rapporti tesi con la Croazia rischiano di rallentare il percorso di integrazione europea di Podgorica

(Originariamente pubblicato da BIRN , il 9 gennaio 2024)

Gli esperti avvertono che la crisi politica e istituzionale attraversata dal Montenegro è destinata ad aggravarsi nell’anno appena iniziato. L’ultimo mese del 2024 è stato segnato dall’ennesimo stallo istituzionale dopo che l’opposizione ha boicottato il parlamento, bloccando così l’adozione di alcune leggi importanti.

A suscitare l’ira dell’opposizione è stata l’improvvisa decisione del parlamento di revocare il mandato ad una giudice della Corte costituzionale. Lo scorso 17 dicembre, la Commissione parlamentare affari costituzionali ha rimosso dall’incarico la giudice Dragana Đuranović perché avrebbe raggiunto l’età pensionabile.

Le forze di opposizione lo hanno definito “golpe costituzionale”, chiedendo l’immediato annullamento della decisione e accusando la maggioranza di volersi impadronire del potere giudiziario.

Secondo l’opposizione, la rimozione della giudice Đuranović è illegittima perché non sono state rispettate le procedure previste dalla legge. Invece di informare il parlamento del raggiungimento dei requisiti per il pensionamento della giudice, il presidente della Corte costituzionale ha semplicemente inviato una lettera alla commissione affari costituzionali.

La maggioranza si difende sostenendo che i giudici debbano andare in pensione una volta soddisfatti determinati requisiti. Il primo ministro Milojko Spajić ha affermato che non esiste alcun meccanismo per revocare la decisione, suggerendo però che la Corte costituzionale potrebbe riesaminarla.

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A fine dicembre, Danijel Živković, leader del Partito democratico dei socialisti (DPS) – che nel 2020, dopo trent’anni di governo ininterrotto, è passato all’opposizione – ha affermato che non ci sarà alcun ritorno alla normale vita politica finché non verrà revocata la decisione di rimuovere dall’incarico la giudice Đuranović, peraltro membro del DPS.

Nikoleta Đukanović, professoressa di scienze politiche all’Università di Donja Gorica a Podgorica, esprime qualche perplessità sulle richieste dell’opposizione.

“In Montenegro mancano procedure chiare in diversi ambiti. Quasi tutte le leggi sono illogiche e antiquate, questo è un problema anche per quanto riguarda la scadenza del mandato dei giudici”, spiega Đukanović.

La professoressa ritiene però che il boicottaggio del parlamento non sia una soluzione che possa spingere il governo a cercare un compromesso. “L’opposizione insiste su questioni procedurali anziché su quelle fondamentali – precisa Đukanović – nessuno sembra intenzionato a impegnarsi per trovare soluzioni a lungo termine a beneficio dei cittadini”.

“La strategia adottata dall’opposizione è dannosa. Viene però da chiedersi: Cosa farebbe il partito di governo se si trattasse di un giudice della Corte costituzionale non appartenente all’opposizione?”.

Tensioni tra Podgorica e Zagabria

Nel luglio 2024 la Croazia ha deciso di dichiarare “persona non grata” tre politici montenegrini: il presidente del parlamento di Podgorica Andrija Mandić, il vice premier Aleksa Bečić e il deputato del Partito popolare democratico (DNP) Milan Knežević.

Zagabria ha accusato i funzionari di Podgorica di aver danneggiato l’immagine della Croazia per scopi politici interni, suscitando così tensioni tra i due paesi.

Qualche mese prima, Andrija Mandić aveva invitato il parlamento di Podgorica ad adottare una risoluzione sul campo di concentramento di Jasenovac della Seconda guerra mondiale, descrivendo quanto accaduto nel campo “un genocidio”.

Inizialmente, Zagabria aveva reagito inviando una nota di protesta a Podgorica, affermando che un’eventuale adozione della risoluzione avrebbe danneggiato le relazioni tra i due paesi e rallentato il processo di integrazione europea del Montenegro.

Nonostante gli avvertimenti, il parlamento di Podgorica a fine giugno ha adottato una “Risoluzione sul genocidio a Jasenovac e nei campi di Dachau e Mauthausen”.

Recentemente, dopo sette anni di stallo, il Montenegro ha chiuso tre capitoli nei negoziati di adesione all’Unione europea, anziché quattro come inizialmente previsto. La Croazia ha infatti bloccato la chiusura del capitolo sulla politica estera, di sicurezza e di difesa.

Secondo Nikoleta Đukanović, la Croazia continuerà a bloccare il percorso europeo del Montenegro finché le controversie tra i due paesi non saranno risolte.

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“La Croazia ha il potere di bloccarci. Quindi, a lungo termine, assisteremo all’acuirsi della crisi, destinata a diventare sempre più complessa”, avverte la professoressa.

Il rimpasto di governo e questioni identitarie

Contemporaneamente alle polemiche con Zagabria, nel luglio 2024, il parlamento di Podgorica ha approvato il rimpasto di governo, sostenuto da più di 50 [degli 81] deputati. Oltre ai due partiti filo-serbi, che avevano appoggiato anche la precedente coalizione di governo, nel nuovo esecutivo è entrato anche il Partito bosgnacco (BS), fino ad allora all’opposizione.

Il nuovo governo – composto dal premier Milojko Spajić, cinque vicepremier e ventisei ministri – è il più numeroso della storia del Montenegro.

Nel frattempo, Andrija Mandić, presidente del parlamento, e altri deputati filo-serbi insistono sulla necessità di modificare la Costituzione perché – stando ai risultati del recente censimento – la maggior parte dei cittadini si dichiara di madrelingua serba.

L’attuale Costituzione definisce il montenegrino come lingua ufficiale della Repubblica di Montenegro, citando poi il serbo, il bosniaco, il croato e l’albanese tra le altre lingue in uso nel paese.

Il premier Spajić, leader del movimento centrista Europa adesso (PES), vorrebbe evitare le polemiche identitarie almeno fino alla fine del 2026, quando, secondo il primo ministro, il paese dovrebbe soddisfare tutti i requisiti per l’adesione all’UE.

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Milo Đukanović ha accusato il PES di scendere a compromessi coi partiti filo-serbi sui diritti umani e sullo stato di diritto, principi che, secondo l’ex presidente montenegrino, non sono negoziabili.

“Voi [del PES] non avete alcuna integrità, cercate solo soluzioni di compromesso adottando la prospettiva dei partiti filo-serbi”, ha affermato Đukanović.

La mancata adozione del bilancio

Dopo la seduta del parlamento del 26 dicembre – in cui non si è discusso del bilancio come inizialmente previsto – Podgorica è stata costretta ad adottare un “bilancio provvisorio”.

Secondo il governo, la mancata adozione del bilancio 2025 mette a rischio il pagamento degli stipendi e delle pensioni, la realizzazione di grandi progetti e il consolidamento del debito pubblico.

L’opposizione ritiene invece che non ci sia alcun rischio per quanto riguarda il pagamento degli stipendi e delle pensioni, ricordando che anche nel 2021, quando Spajić era ministro delle Finanze, era scattato l’esercizio provvisorio, durato ben sei mesi.

Secondo l’analista Mirza Mulešković, la mancata adozione del bilancio non implica necessariamente una crisi delle finanze pubbliche.

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“Non è la prima volta che accade. Probabilmente serviranno alcune misure tecniche per mantenere la situazione sostenibile fino all’adozione del bilancio. Non dovrebbero però esserci problemi nell’adempimento degli obblighi dello stato”, spiega Mulešković.

A preoccupare l’analista non è tanto il ritardo nell’approvazione del bilancio quanto l’instabilità politica che regna in Montenegro.

“Stiamo dando un’immagine negativa del paese, un’immagine che allontana gli investitori che di certo non vogliono trovarsi in un ambiente imprenditoriale segnato da incertezza”, avverte l’analista. “L’attuale ambiente non attrae gli investitori, quindi non c’è la possibilità di creare nuovi posti di lavoro e di stimolare la crescita economica”.

Andrija Mandić ha convocato, per martedì 21 gennaio, la nuova seduta del parlamento, in cui i deputati dovrebbero discutere il bilancio 2025.

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