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C’è qualcosa di più suggestivo del Mediterraneo, del sole e dei nostri prodotti alimentari del Sud, mozzarelle e pomodori, taralli e vino, gamberi e cozze? Il rischio è sempre lo stesso, che si pensi all’agricoltura come qualcosa di bucolico, dove i lavoratori godono del verde della natura, dove le piante e gli animali danno i loro prodotti spontaneamente.
La realtà è brutalmente diversa, dove da sempre l’uomo deve lottare strenuamente con la gramigna, con la siccità, con le inondazioni, con i parassiti, con l’impoverimento dei terreni. Certo, il nostro Sud gode di condizioni di vantaggio proprio per il clima, quell’irradiazione solare che è la prima condizione per avere qualità superiore di prodotti agricoli.
È anche per questo che in questi ultimi due decenni abbiamo puntato sul fotovoltaico, con le regioni del Sud che hanno visto un forte incremento degli impianti di produzione elettrica da solare. I problemi sono stati subito evidenti nel destinare terreni agricoli ai fondi d’investimento stranieri che li hanno coperti conpannellifotovoltaici fatti in Cina. Allo stesso tempo, però, l’agricoltura del Sud è diventata l’area su cui attuare politiche energetiche cosiddette sostenibili per l’ambiente, con investimenti sulfotovoltaico, attraverso l’installazione sui capannoni, oppure col nuovo agrivoltaico, che ha caratteri quasi rivoluzionaritutti da verificare. Il tutto coninvestimenti da PNRR per oltre 3 miliardi nell’agricoltura italiana per sfruttare l’energia dal sole, ovvio che quella del Sud è favorita.
La regola è semplice: se serve dare incentivi alle rinnovabili, è bene che vadano alla nostra agricoltura, ainostri contadini, che si occupano delterritorio, con l’amara costatazione, anche, che gli impianti vengono dallaCina, poco dall’Italia. Sul maggiore sostegno di pannelli dall’Italia si può ancora fare qualcosa, anche se competere con i cinesi è difficilissimo. Ma l’agricoltura ha bisogno di fondamentali forti, a partire dai prezzi deifertilizzati, esplosi nel 2022, perché l’ammoniaca, il loro componente base, sifa con il gas, i cui prezzi erano decuplicati in pochimesi e che oggi, tornati piùnormali, rimangono comunque 5 volte quelli americani o cinesi. I trattori che arano iterreni non funzionano coni pannelli, ma con gasolio diesel, che gode di sconti sulle accise e che qualcuno vorrebbe eliminare perché tacciati come sussidi alle fonti fossili e pertanto all’inquinamento. Li elimineremo quando al posto del gasolio arriverà qualcosa di alternativo che possa far funzionare i macchinari agricoli. Da decenni si cerca di dare all’agricoltura un ruolonella ricerca della transizione energetica, attraverso la produzione di biogas o di biocarburanti, ma non sono stati particolarmente risolutivi.
Occorre insistere certamente, anche a supporto di iniziative di grande respiro, come il piano Mattei per l’Africa, per sperimentare nuove coltivazioni, come semi oleosi non in competizione con gli alimenti che possono servire a fare biocarburanti. Si eviti che queste iniziative siano una scusa per dimenticare che per ottenere alti rendimenti agricoli e per migliorare la qualità, servono fertilizzanti,fitosanitari e meccanizzazione spinta, cose che implicano anche costi dell’energia bassi. Di questo ha bisogno lanostra agricoltura del Sud, in linea con quel pragmatismo che ha chitutto il giorno è attaccato alla terra.
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