Tagliare le tasse al ceto medio “spina dorsale del Paese”: sfida del governo

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La premier delinea gli obiettivi per il 2025. Lo conferma il viceministro all’Economia Leo: “Il 2025 anno della riforma fiscale”.

Roma – La prossima sfida del governo è abbassare le tasse al ceto medio, un passo che potrebbe consolidare i progressi fin qui ottenuti. L’annuncio è stato dato dalla premier durante la conferenza stampa organizzata dall’Ordine dei giornalisti. “Ci siamo concentrati e abbiamo concentrato le poche risorse che avevamo sui redditi più bassi. Dopo di che, sicuramente, va dato un segnale al ceto medio”, ha affermato Giorgia Meloni delineando lo scenario futuro che l’esecutivo prova a tracciare. Alle sue parole seguono ora quelle del vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, parlando della riforma fiscale e confermando che questo sarà l’anno per il taglio delle tasse al ceto medio.

Il 2025 è l’anno in cui “il governo conta di percorrere, con ancora più convinzione, il cammino di riforma fiscale, avviato con l’approvazione della legge delega nell’agosto del 2023″, afferma Leo sottolineando che il “percorso di riforma – dice a Il Corriere della Sera – si muove su tre grandi pilastri: ridefinire il rapporto tra fisco e contribuenti, semplificare il quadro normativo, contrastare l’evasione. Il tutto con la prospettiva di ridurre la pressione fiscale”. Tra le altre novità, ha spiegato ancora il viceministro Leo, “è stata poi istituita una commissione tecnica, incaricata di analizzare il ‘magazzino della riscossione’, ossia l’insieme dei crediti fiscali non riscossi, con l’obiettivo di proporre soluzioni che evitino l’ulteriore accumulo e il relativo smaltimento di questi crediti che, al 31 dicembre 2024, ammontano a 1.275 miliardi di euro”.

Il problema con cui si deve confrontare il governo Meloni nel tentativo di alleggerire l’aliquota Irpef al 35% è quello delle risorse. L’esecutivo ha tentato nell’autunno scorso con il concordato preventivo biennale per gli autonomi, ma la misura ha raccolto meno  di quanto era stato ipotizzato e auspicato: 1,7 miliardi di euro contro 2,5. E dunque rimane la necessità di recuperare risorse: a tal fine la Lega starebbe da mesi puntando a proporre la quinta edizione della rottamazione. La misura finora ha portato risultati: secondo la relazione finale dell’ormai ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nei primi 11 mesi dello scorso anno la rottamazione ha permesso di incassare 4,6 miliardi. Sono in totale 31,6 miliardi rientrati in cassa negli ultimi 8 anni.

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Anche per questo il cantiere delle rottamazioni è destinato a riaprirsi soprattutto dopo la richiesta già formalizzata dalla Lega in sede di Manovra. L’emendamento relativo fu ritirato e non era visto di buon occhio da Leo che però, in quei giorni, era alle prese con il risultato non esaltante del concordato biennale per gli autonomi. La premier Meloni parla di un “percorso che sarà graduale, ma il governo ha ben chiaro il bisogno di offrire un segnale concreto a questa fascia di contribuenti che è un pò la spina dorsale del sistema. Uno dei risultati più significativi è rappresentato dal trend dell’occupazione. “Il governo ha fatto molto, ma sul lavoro non si fa mai abbastanza”, ha dichiarato Meloni.

“Ci sono state 883mila nuove assunzioni in questi due anni, ma se considerassimo anche il lavoro determinato arriveremo al milione di posti di lavoro, – ha aggiunto la leader di Fratelli d’Italia – penso che Silvio Berlusconi possa essere fiero di noi“. Il governo ha concentrato risorse su salari e assunzioni stabili, promuovendo politiche attive per il lavoro e incentivando la formazione professionale. Un altro tema fondamentale per il governo è quello del lavoro giovanile, in particolare la questione dei Neet, ossia quei giovani che non studiano, non lavorano né si formano. Per raggiungere tale obiettivo, sostiene la premier, non si tratta solo di creare contratti di lavoro, “ma deve partire dalla formazione. Abbiamo diversi giovani che non trovano lavoro e moltissimi settori produttivi che non trovano personale”.

“Quei due milioni di Neet”, giovani che non studiano e non lavorano, “noi li dobbiamo azzerare totalmente, partendo dal presupposto che le grandi sfide, compresa quella dell’intelligenza artificiale, richiedono di essere preparati, di essere formati, quindi stiamo lavorando sul fronte della formazione professionale”, ha già detto nei mesi scorsi il ministro del Lavoro Marina Calderone. “Legando tutti i fenomeni del mondo del lavoro – ha osservato il ministro – a quelle che poi sono le grandi transizioni e le grandi sfide anche sul fronte demografico, abbiamo bisogno di portare i giovani e le donne al lavoro, prima di tutto perché è una questione di giustizia sociale: le donne devono poter lavorare, e lo stesso devono fare i giovani, nel momento in cui nei prossimi cinque anni prevediamo di vedere uscire dal mercato del lavoro 4,5 milioni di persone”. 

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Marina Calderone

Ecco perché Meloni ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro guidato dal sottosegretario Alfredo Mantovano. “Faccio parte della prima generazione di genitori che cresce figli in un mondo completamente digitale. Dobbiamo attrezzarci per rispondere a queste sfide”, ha affermato la premier. C’è poi la questione del taglio del cuneo fiscale e contributivo: mentre questo aspetto con l’arrivo del 2025 segna nuovi passi avanti grazie alle novità approvate con la Legge di Bilancio, l’IRPEF rimane ferma alle modifiche in vigore dallo scorso anno: il calcolo si articolerà su tre aliquote.

L’idea era quella di passare già da quest’anno a un calcolo dell’IRPEF su due aliquote, proseguendo sul percorso di appiattimento dell’imposta. Ma poi nel corso dell’anno la posta dell’intervento per il ceto medio si è abbassata sempre di più, andando verso una possibile revisione della seconda aliquota o del secondo scaglione. Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia, rivolge “un grande, sincero grazie a Maurizio Leo non soltanto per l’impegno profuso dall’inizio del suo mandato, che ha già prodotto cambiamenti significativi per i contribuenti e
risultati eccezionali nel recupero dell’evasione,
ma anche per quello che già è in preparazione: il 2025 sarà un altro anno di buongoverno, anche in materia fiscale”.



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