Da Pino Lanata
Premesso che non ho potuto visitare la 40^ edizione di Expo Fontanabuona svoltasi a Calvari nella prima settimana di ottobre.
Ho letto però su “Levante News”con attenzione gli articoli di Renato Lagomarsino e Angelo Barreca, persone che certamente sono state l’anima portante di tante Expo.
Oggi desidero ricordare che nel lontano ormai 1982 si era svolta a Calvari una manifestazione denominata “Caccia/natura/tempo libero”, organizzata dalla Sezione Provinciale di Genova della Federazione Italiana della Caccia, dal 29 agosto al 5 settembre.
Ho collaborato a tale evento, insieme a tanti amici cacciatori e pescatori ormai purtroppo scomparsi; il coordinamento di tale manifestazione era stato curato da Orlando Celle che poi, con alterne fortune, è diventato il factotum dell’Expo Fontanabuona, nata subito dopo.
Nell’opuscolo di presentazione era riportata la seguente frase: “questa manifestazione, dedicata non soltanto al cacciatore ligure, vuole quindi essere un mezzo per ricordare a tutti come l’uomo possa ancora vivere a contatto della natura: su un campo da bocce, sotto una fila di platani ombrosi, a pesca nelle fresche acque delle nostre vallate, a caccia nelle umide giornate autunnali. La Val Fontanabuona offre queste possibilità… anche con le sue attività artigianali che, ancor oggi, consentono agli addetti una vita a dimensione umana”.
E cosi si organizzarono un convegno sul tema “natura e tempo libero nel contesto sociale e ambientale della Liguria”, un incontro/dibattito sulla caccia al cinghiale, una mostra fotografica, una mostra d’arte, rassegna di vini tipici liguri, esposizione di cani da caccia e levrieri, mostra di uccelli canori e da richiamo, mostra di attrezzature e abbigliamento caccia e pesca, mostra di pubblicazioni riguardanti caccia pesca e tempo libero, proiezione di filmati, teatro in piazza, serate danzanti con elezione di Miss Diana, gare di tiro, evoluzione di deltaplani, ecc.
Purtroppo tutto è cambiato. Oggi non c’è più artigianato familiare; caccia quasi ovunque vietata e pesca annientata. Decine di laboratori ardesiaci chiusi, agricoltura marginale con qualche azienda, fine dell’agricoltura utile per la sopravvivenza, coltivazione nocciole ormai da museo, oliveti, castagneti e boschi abbandonati; lungo la piana sopravvivono solo diverse industrie di piccole e medie dimensioni sempre a rischio allagamenti. Tante erano le “trattorie” orgoglio della vallata: scomparse quasi tutte.
Le fresche acque non esistono più, la maggior parte trasferite con l’acquedotto da Canevale a vari Comuni costieri e piange il cuore ricordare i grandi raduni di pesca alla trota che si svolgevano proprio a Calvari ogni lunedi di Pasqua dal lontano 1966 fino ala fine del secolo scorso.
… ma la viabilità principale è sempre la stessa; non c’è più una “carrettabile”, la velocità di percorrenza è forse peggiorata e limitata, spesso si procede “a passo d’uomo”.
Oggi sicuramente manca quello spirito collaborativo semplice che legava Enti pubblici e associazioni locali; organizzare era abbastanza facile; oggi è tutto difficile e complicato ma se non ci sono interessi economici o politici non si fa nulla; se ci sono finanziamenti e contributi si parte e poi si può anche “volare” o “votare”.
Credo comunque, e ne sono ogni giorno sempre più convinto, che l’esaltazione continua della tutela ambientale associata ad un animalismo fanatico legati al sogno della ricchezza facile abbiano profondamente modificato l’essere umano e quanto lo circondava; soprattutto il nostro entroterra ne ha pagato le conseguenze con uno spopolamento devastante.
Oggi non serve “un baraccun” e “unna cianna”, devi essere “social”, seguire la moda del momento e farti condizionare.
Caccia, pesca, artigianato, agricoltura familiare erano libertà di fare, di agire, di seguire sogni; oggi non puoi più fare quello che vuoi, devi fare quello che altri (ben pochi potenti) hanno deciso e programmato e quindi fare una Expo a Calvari/Fontanabuona ha ancora senso o basta fare “un sito” con qualche influencer e nulla più?
Occorre una profonda meditazione o interrogare l’intelligenza artificiale.
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