Lo psicologo olandese Joost Meerloo, nel primo dopoguerra, affermava: “Molte persone amano essere ipnotizzate, desiderose di passare le loro vite in un dormiveglia di fantasticherie” mentre Etienne de La Boétie, nel XVI secolo, investigando sui rapporti tra uomo e Potere ammonì: “La maggioranza degli uomini è desiderosa di servire e non sente alcun bisogno di libertà”. Sembra davvero che le ipnosi collettive e la rinuncia consapevole alla libertà (di coscienza, pensiero, parola e azione) rappresentino i tratti distintivi anche di un uomo moderno sempre più sottoposto a subdoli meccanismi psicologici e sociali che legano predatori e prede attraverso l’azione decisiva di banali operatori del male, legittimati da presunte emergenze. Quasi contemporaneamente a Meerloo, il Premio Nobel Bertrand Russell teorizzò – auspicandolo – che in un futuro non lontano si sarebbe potuto convincere chiunque che “la neve è nera”. Gli esperimenti su dissonanza cognitiva, condizionamento individuale e conformismo sociale – condotti da Solomon Asch, Stanley Milgram, Burrhus Skinner, Philip Zimbardo e Leon Festinger (tra tanti altri) – hanno dimostrato che si poteva fare. E stando a quanto si vede, lo si è fatto davvero. Infatti, la lista delle moderne favole e corbellerie fatte passare – e accettate – come verità indiscutibili (la “neve è nera”) in qualsiasi ambito della Scienza e delle sue applicazioni politiche, economiche e sociali potrebbe essere allungata quasi all’infinito.
Si analizza qui quella per la quale si dà ormai per certo che siano i gas CO2 (anidride carbonica) e CH4 (metano), immessi nell’atmosfera dall’uomo e dagli animali da allevamento, a far bollire il pianeta con il loro effetto serra. Lo si ripete fino alla nausea, ma si trascura di dire che: il clima viene modificato non tanto dai gas serra, ma da regolari fluttuazioni dell’attività del Sole, imprevedibili eruzioni vulcaniche e altro ancora; il gas serra di gran lunga più potente e abbondante nella nostra atmosfera è il vapore di H2O (l’acqua!), non la CO2 o il CH4. Ad esempio, l’improvviso picco mondiale delle temperature registrato nel 2022-2024 (e ormai già terminato) è da ascriversi a un enorme e rapido accumulo atmosferico di vapore d’acqua generato, il 15 gennaio 2022, da una colossale eruzione esplosiva del vulcano sottomarino Hunga Tonga Ha’apai, nei tropici dell’Oceano Pacifico sud-orientale. Ma non importa! Bisogna imporre per decreto ispirato dalla Scienza (ma solo da quella dogmatica, molto vicina al potere e che produce modelli statistici previsionali al posto di dati sperimentali) la storiella dei gas serra antropici e degli animali da allevamento! La mortale transizione energetica in corso serve, in realtà, ad arrestare il benessere diffuso deviando bruscamente dalle libertà naturali e costituzionali per convergere su politiche apertamente malthusiane – dunque finalizzate a una vera e propria ingegneria sociale a danno delle masse – e non certo a diminuire innocenti gas serra.
Dopo aver incagliato con successo l’economia dell’Occidente – tramite le castronerie climatiche basate sulla CO2 antropica – e cancellato la libertà di espressione – attraverso la delegittimazione e il perseguimento delle voci dissenzienti (per ora, solo sociale) – si può dunque passare alla fase di distruzione successiva. In particolare, al condizionamento dell’accesso al cibo che riguarda una sovranità individuale ancora più naturale e profonda rispetto alla libertà ormai negata. Imporre tragicomiche limitazioni alimentari per rincorrere fantomatiche finalità climatiche e, allo scopo, introdurre anche “cibi” a base di insetti costituisce l’attacco finale alla resistenza dell’ultimo bastione della residua sovranità umana: la scelta consapevole e autonoma del tipo di alimentazione da adottare. La barbarie della schiavitù orwelliana, propagandata come nuova forma di libertà e umanesimo, è ormai prossima e una vittima caduta nel suo tranello non può certo comprendere che “il benessere dell’umanità è sempre l’alibi dei tiranni” (Albert Camus). Si tratta di tecnocrati, asserragliati in potenti organizzazioni internazionali, che si travestono da ambientalisti e si nascondono dietro il paravento ipocrita di finte emergenze per la cui soluzione “occorre seguire la Scienza” (ben addomesticata allo scopo). La presunta emergenza climatica viene oggi cavalcata anche sul versante agro-alimentare da aziende farmaceutiche e biotecnologiche che, “per il benessere dell’umanità”, si sono lanciate nel colossale affare globale della limitazione dei gas serra.
Ad esempio, il gigante farmaceutico svizzero-olandese DSM-Firmenich si è addirittura spinto a calcolare che la riduzione del 30% del metano intestinale di tre mucche da latte (corrispondente a circa 3 tonnellate di CO2-equivalente per anno) compenserebbe l’effetto serra della CO2 rilasciata annualmente da un’auto di tipo station wagon a motore termico o generata per la ricarica di circa 380mila smartphone. Sarebbe del tutto inutile spiegare alla DSM-Firmenich e ai tanti eco-ansiosi ipnotizzati dai gas serra antropici e da allevamento che il solo vulcano hawaiano Kilauea diffonde ogni anno in atmosfera la stessa quantità di CO2 prodotta da 1.6 milioni di SUV di media cilindrata che percorrono 100 km al giorno per un anno (circa 7.3 milioni di tonnellate). E di vulcani ne esistono migliaia! Tuttavia, negli ipnotizzati climatici si devono generare diffusa eco-ansia e dissonanza cognitiva/condizionamento sociale pur di far credere che finanche i gas intestinali degli animali da allevamento contribuiscano per davvero, insieme alla CO2 antropica, all’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai, al rapido sollevamento del livello dei mari, al drammatico aumento della violenza degli uragani e all’esponenziale riscaldamento di un pianeta divenuto ormai torrido. Anzi, “in ebollizione” come affermato nel luglio 2023, in una grottesca conferenza stampa nel Palazzo di Vetro di New York, dal Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Tutte falsità, descritte anche nel libro La grande bugia verde (Liberilibri, 2024), eppure fatte ritenere vere da una propaganda certosina e articolata a scala mondiale che dura da decenni e non lascia nulla al caso. In sostanza, gli economisti che occupano le alte sfere dell’ONU-IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sono dei veri agitatori sociali che diffondono le farneticazioni statistiche di finti modelli climatici e invertono i meccanismi climatici causa-effetto pur di imputare all’uomo un normale e naturale ciclo evolutivo del clima.
In realtà, è il riscaldamento naturale del pianeta, indotto da un aumento fluttuante dell’attività solare avvenuto a partire dalla metà dell’800, che ha controllato il rilascio in atmosfera della CO2 immagazzinata dagli oceani durante la precedente Piccola Era glaciale avvenuta tra i secoli XVI e XIX. Tuttavia, all’ONU-IPCC, all’OMS, al WEF (Forum Mondiale dell’Economia), all’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), ai tanti cantori ed allarmisti di professione della sciagura climatica e agli ipnotizzati – ora anche dai gas delle mucche – un tale “insignificante” dettaglio (che sbriciola completamente tutta la pretestuosa e ipocrita narrativa sul riscaldamento globale antropico) non interessa affatto. Troppi gas serra! Si deve salvare il pianeta! Ecco il mantra scientista che muove l’Agenda2030 dell’Onu, il NetZero Act e il Green Deal della Ue. La “neve” climatica è ormai diventata “nera” per davvero. Quale ideona green è dunque stata escogitata per coinvolgere anche gli animali da allevamento e il cibo nel piano malthusiano in corso? Semplice: basta somministrare ai bovini dei salvifici farmaci anti-metano! Una tale sciocchezza, fatta passare per “alta scienza”, suggerirebbe una buona dose di sarcasmo. Tuttavia, è il talebanesimo con il quale una Scienza dogmatica – e sempre più militante ideologicamente – sta supportando una follia climatica portata alle estreme conseguenze sociali che fa destare più di una preoccupazione.
Torniamo, dunque, ai bovini accusati di assassinio del clima planetario. Il già citato colosso farmaceutico DSM-Firmenich – con un giro di affari di 12 miliardi di Euro nel 2023 (vendite per 9.2 miliardi di Euro nel 2021) e circa 30.000 dipendenti in 60 Paesi – inizia nel 2008 il programma di innovazione Climate Change per la riduzione del metano nei gas intestinali delle mucche (ma anche di altri ruminanti come pecore e capre). Ne avvia la sperimentazione nel 2011 e il 30 settembre 2019 lancia il farmaco Bovaer©️, come primo risultato del progetto Clean Cow, per poi procedere alle prime richieste di autorizzazione alla sua commercializzazione. Si tratta di un additivo per il cibo dei ruminanti da allevamento, finalizzato a una riduzione del 30% del metano prodotto dalle mucche da latte (percentuale che sale al 45% per i bovini da carne) con l’ambizione di perfezionarlo entro la fatidica soglia delle condizioni di non ritorno climatico illustrate anche dall’Agenda2030 dell’Onu e dai continui appelli di OMS, IPCC, UE, WEF e OCSE. Urgenze ritenute improrogabili e che nel 2021 hanno spinto la COP26 (Conferenza annuale dell’Onu sul clima basata sul Protocollo di Rio di Janeiro del 1992) di Glasgow a promuovere il Global Methane Pledge (Impegno Globale sul Metano) – lanciato da Ue e Usa e che oggi coinvolge 159 paesi nel mondo – per la limitazione a 1.5°C dell’aumento della temperatura globale nel prossimo futuro, in ottemperanza ai dettami climatici dell’ONU-IPCC. Per inciso, si tratta di un aumento delle temperature che è perfettamente comparabile a quello stimato per l’eruzione del solo vulcano Hunga Tonga Ha’apai.
In alcuni esperimenti, comunica DSM-Firmenich, si raggiunge una riduzione del metano bovino addirittura dell’80%. Le prime autorizzazioni alla commercializzazione di Bovaer©️ risalgono proprio al 2021. Ad esempio, l’autorità della Ue preposta alle procedure di verifica e autorizzazione anche dei nuovi farmaci per uso alimentare lungo tutta la filiera produzione-consumo, la EFSA (European Food Safety Authority) con sede a Parma, si pronuncia favorevolmente al suo impiego il 30 settembre 2021 e poi pubblica, il 19 Novembre dello stesso anno, i criteri adottati per la certificazione della sua sicurezza per gli animali e per l’uomo basandosi però su studi forniti e, dunque, non indipendenti. È verosimile pensare che tali studi forniti alla EFSA rientrino tra la cinquantina di ricerche pubblicate proprio da DSM-Firmenich, e citate nel suo comunicato, su riviste scientifiche peer-reviewed. Il 24 febbraio 2022, la DSM-Firmenich rilascia un comunicato sul suo sito internet per esprimere piena soddisfazione per la ottenuta autorizzazione alla commercializzazione in Europa del suo farmaco amico del clima. Stella Kyriakides, l’allora Commissaria Ue per la Salute e la Sicurezza alimentare, così presentò l’approvazione all’uso in Europa di Bovaer©️: “Il taglio delle emissioni di metano derivante dall’allevamento è centrale nella nostra battaglia contro il cambiamento climatico e l’approvazione odierna [di Bovaer©️] è un chiaro esempio di cosa possiamo ottenere attraverso le innovazioni in campo agricolo”. Le preoccupazioni sul clima in ambito UE sono talmente condivise e angoscianti da muovere Mark van Nieuwland, alto dirigente di DSM-Firmenich, ad affermare nel Settembre 2023: “Non c’è tempo da perdere per quanto concerne la riduzione delle emissioni di gas serra. La riduzione delle emissioni di metano è il modo più rapido per combattere il riscaldamento globale e sarà in cima all’agenda della COP28 di quest’anno a Dubai.
Sono orgoglioso che DSM-Firmenich possa offrire agli allevatori una soluzione che contribuirà ad affrontare una delle più grandi sfide del nostro tempo”. Fece loro eco la oggi confermata Presidente della Commissione Ue, e gran sacerdotessa in Europa dei dogmi ONU-IPCC sul clima, Ursula von der Leyen: “Abbiamo tagliato le emissioni [nda: di CO2] velocemente. E il metano è uno dei gas [nda: serra] che possiamo tagliare nel modo più veloce. Facendolo immediatamente abbatteremo il cambiamento climatico”. Sic! La Presidente von der Leyen si è entusiasmata così tanto nell’efficace massacro dell’industria e dell’economia europea, anche attraverso la famigerata Transizione energetica, da volerne distruggere definitivamente anche il settore agro-alimentare. Le si assegnerà un Nobel per l’Economia?
Ritorniamo al Bovaer©️. Il farmaco è prodotto in Germania ed è già disponibile dal 2022 in circa 60 importanti Paesi (incluso quelli della Ue, Australia, Gran Bretagna, Svizzera, Turchia, Canada e Brasile) con un impiego talmente massiccio che la DSM-Firmenich ha previsto l’apertura in Scozia, nel corso del 2025, di un nuovo impianto per la sua produzione su larga scala. Deve essere talmente sicuro ed efficace che il Bovaer©️ va prodotto in massa. Si deve salvare il clima del pianeta dal metano delle mucche e bisogna fare presto! D’altra parte, a suggerire l’assenza di indesiderabili effetti collaterali eventualmente legati al nuovo farmaco, nel sito ufficiale della EFSA si può leggere: “L’EFSA si occupa della sicurezza degli alimenti lungo tutta la filiera alimentare, dal produttore al consumatore. Teniamo in considerazione la salute e il benessere degli animali, la salute delle piante e l’ambiente, contribuendo in definitiva a proteggere la vita umana. Forniamo consulenza scientifica indipendente e trasparente alle organizzazioni dell’UE e nazionali, sulla base di una collaborazione con partner di tutta Europa e del mondo e nell’ambito di un dialogo aperto con i portatori di interesse”. E ancora: “Gli alimenti hanno bisogno di valori. Tutte le attività e le modalità di collaborazione sono improntate ai nostri valori di eccellenza, indipendenza, trasparenza, responsabilità e cooperazione […] Eseguiamo valutazioni del rischio rigorose e affidabili, basate sui progressi scientifici più recenti. Svolgiamo attività di comunicazione per soddisfare le esigenze dei nostri vari destinatari”.
Sembra tutto molto tranquillizzante. Ma gli scienziati, si sa, vanno sempre a verificare i dati e amano allargare le proprie valutazioni anche incrociando differenti fonti di informazione. Così non fosse, si rischierebbe un consenso bulgaro – analogo a quel menzognero 97.4% già sbandierato per la falsa relazione CO2-riscaldamento globale? – pure nella narrazione generalizzata sul pericoloso metano dei bovini. E così, in qualità di geologo che studia i cambiamenti delle condizioni ambientali e climatiche e in virtù delle risibili celebrazioni climatiche del produttore di Bovaer©️, della Commissione Ue e della sua presidente Ursula von der Leyen, non posso esimermi dal verificare la storia del metano climalterante delle mucche e del miracoloso farmaco usato per ridurlo, assodato che non esiste alcun bisogno climatico per produrlo e somministrarlo. Ricordate? I supposti gas serra climalteranti, in realtà, non alterano un bel nulla! Allora, andiamo per gradi e in sintesi:
1. Il principio attivo del Bovaer©️è il 3-NitroOxiPropanolo (in breve: 3-NOP). Per gli appassionati di biochimica, si tratta di un estere nitrato che viene completamente metabolizzato dalle cavie di laboratorio in Acido 3-NitroOxi-Propionico (NOPA), entro un massimo di due ore dalla somministrazione, e – si afferma – appare del tutto privo di effetti genotossici o di altro tipo entro gli specifici dosaggi indicati. Tuttavia, la Scienza avanza per passi successivi e accade spesso di scoprire come inesatte o false cose che erano state affermate e accettate come affidabili e vere. Da ciò, la necessaria adozione del “principio di precauzione” in qualsiasi ambito scientifico, soprattutto farmaceutico. Forse travolti dalla temuta emergenza climatica che affanna le organizzazioni internazionali e i governi e che fa insorgere eco-ansia diffusa, i membri della Commissione dell’EFSA sul Bovaer©️ avevano probabilmente validato la sicurezza del 3-NOP troppo in fretta. Infatti, il 28 giugno 2024, i loro colleghi della FSCJ (Food Safety Commission of Japan: Commissione sulla Sicurezza degli alimenti presso il Governo del Giappone) hanno pubblicato un interessante lavoro scientifico proprio sul principio attivo utilizzato nel farmaco della DSM-Firmenich. Nella sintesi delle sue conclusioni (Risk Assessment Report – Rapporto sulla Stima di Rischio) pubblicate su Food Safety, (Volume 12, No. 2, pagg. 52-53) vi si legge: “Sono stati osservati [NdA: nelle cavie] i seguenti risultati nello studio di tossicità subacuta: A) diminuzione del peso relativo e assoluto di testicoli ed epididimo; B) diminuzione del numero di spermatozoi; C) diminuzione della motilità degli spermatozoi. Nessun potenziale genotossico è stato indicato per 3-NOP sebbene tumori benigni mesenchimali siano stati osservati nel duodeno e in un settore dell’intestino tra duodeno e ileo durante lo studio sul potenziale cancerogeno”. Il rapporto finale dell’EFSA (“Scientific Opinion”) sul Bovaer©️ era stato pubblicato sul suo giornale scientifico interno il 30 settembre 2021 (EFSA Journal, 19 (11): 6905) e i suoi dati andrebbero ora opportunamente confrontati con i recenti ed allarmanti risultati della FSCJ.
Questi ultimi, tuttavia, nulla riferiscono sul potenziale di trasmissione del principio attivo 3-NOP, e dei suoi metaboliti, nel latte o nelle carni delle cavie da laboratorio e, quindi, nell’uomo che dovesse cibarsi del latte e della carne dei ruminanti trattati con Bovaer©️. Non a caso, nel bugiardino del Bovaer©️ si legge: “Non per uso umano. Usare cautela nel maneggiare il prodotto. Il 3-NitroOxiPropanolo può arrecare danno alla fertilità e agli organi riproduttivi maschili”. “Può arrecare danno”, si afferma. Al contrario, la Commissione scientifica giapponese FSCJ descrive con esattezza che tali danni sono stati osservati realmente anche negli esperimenti condotti in condizioni al di sotto dei limiti di tossicità acuta del principio attivo! La questione è molto delicata anche in relazione al fatto che si tratta di cibo di uso estremamente frequente, soprattutto tra i bambini, e prodotto anche in Italia da giganti dell’industria alimentare. Sul sito online Ruminantia dell’Associazione Italiana Allevatori, in un articolo del 4 settembre 2023, viene infatti riportata la conclusione in Italia delle prove su Bovaer©️, a cura dell’Università del Sacro Cuore, e si aggiunge che Parmalat è la prima azienda lattiero-casearia italiana (ma di proprietà della multinazionale francese Lactalis) a sperimentare il Bovaer©️.
Secondo prassi e fino a prova contraria, si presume che il principio di precauzione, a tale riguardo, sia stato valutato opportunamente da EFSA. Tuttavia, vista la rilevanza della questione, un’attenta valutazione e, in tempi congrui, una precisa dichiarazione pubblica sui nuovi dati pubblicati da FSCJ sarebbero quantomeno desiderabili da parte dell’EFSA, soprattutto per tranquillizzare l’opinione pubblica europea. Infatti, in alcuni paesi, come Gran Bretagna e Norvegia, latte e prodotti caseari preparati con latte proveniente da mucche trattate con Bovaer©️ sono attualmente al centro di accese polemiche al punto che molti esercizi commerciali non solo non riescono a venderli, ma neppure a regalarli alla clientela. Con tutta evidenza, timori diffusi minano la percezione della salubrità di questi prodotti. Durante e dopo la singolare pandemia Covid, i tanti scandali e i numerosi misteri che l’hanno contraddistinta – soprattutto in relazione ai vaccini sperimentali di tipo mRNA, resi di fatto obbligatori, e ai tanti effetti avversi puntualmente negati o dimenticati dalle autorità sanitarie pubbliche – hanno innescato una più che giustificabile diffidenza dei cittadini nei confronti delle aziende farmaceutiche e delle agenzie pubbliche di verifica e controllo dei farmaci. Non si può non tenerne conto in un ambito pubblico che va rassicurato e protetto con atti precisi, accorti e trasparenti;
2. La Commissione dell’EFSA che ha stilato il rapporto conclusivo sul Bovaer©️, autorizzandone la commercializzazione e l’impiego nei paesi Ue, è stata formata da 17 esperti, tra i quali tre italiani: la dott.ssa Giovanna Azimonti (ICPS, International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention, presso l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Fatebenefratelli Sacco di Milano); la Dott.ssa Francesca Marcon (Dip. Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità) e il Prof. Roberto Edoardo Villa (Ordinario di Farmacologia e Tossicologia presso l’Università Statale di Milano). Si tratta di eminenti studiosi con una lunga esperienza e riconosciuta autorevolezza scientifica, anche internazionale, dei quali è indiscussa la completa integrità professionale. La lettura dei loro curricula è più che rassicurante. Tuttavia, la visione di determinate precedenti affiliazioni o la presenza nei curricula dei loghi di alcune delle più discusse e contestate organizzazioni internazionali degli ultimi anni rende immaginabile che il necessario criterio di terzietà possa essere stato inconsapevolmente influenzato anche da considerazioni di tipo politico, oltre che scientifiche. Negli individui, il condizionamento inconscio delle percezioni e delle reazioni derivanti dal pensiero della maggioranza o dallo “spirito del tempo” rappresenta un rischio potenziale che può indirizzare o determinare le scelte di chiunque, anche nel caso di autorevoli scienziati riuniti in Commissioni qualificate. Gli esperimenti di Asch sul condizionamento individuale indotto dal conformismo sociale stanno chiaramente a dimostrarlo.
Tornando alla Commissione EFSA sul Bovaer©️ e, per sintesi, ai suoi membri italiani:
– nel curriculum del prof. Villa campeggia in bella vista l’intestazione dell’EMA (Agenzia Europea del Farmaco). Si tratta dell’Agenzia Ue al centro di feroci polemiche soprattutto in relazione alla vicenda dei vaccini Covid. L’EMA è attualmente guidata dalla irlandese Emer Cooke. Una vita trascorsa prima nel lobbying ufficiale delle più grandi case farmaceutiche mondiali (EFPIA: European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations) e successivamente come responsabile presso varie istituzioni dell’Ue e dell’OMS, per essere poi chiamata a capo dell’EMA poche settimane prima dell’inizio dell’emergenza Covid. Singolare, inoltre, che il budget dell’EMA per il 2020 (306 milioni di Euro) sia stato coperto per il 91% proprio dalle multinazionali del farmaco rappresentate presso la Ue da EFPIA, secondo una precisa denuncia al Parlamento austriaco del deputato Gerald Hauser. In altri termini: uno dei principali esponenti delle azioni di influenza condotte in ambito Ue per conto delle multinazionali del farmaco diventa poi Direttore Esecutivo dell’Agenzia Ue preposta alla verifica e validazione dei farmaci; i controllati (le aziende farmaceutiche) finanziano – e dunque controllano – il controllore (EMA). In linea di principio, è difficile pensare che tali evidenti conflitti di interesse non possano percolare in EMA e nelle strutture pubbliche di controllo e verifica dei singoli Paesi Ue che da EMA dipendono. Fino a toccare – ad esempio, attraverso garbate pressioni, suggerimenti scientifici interessati e sottili influenze – le procedure su specifici farmaci? Soprattutto se diretti alla salvaguardia urgente e inderogabile di ambiti ritenuti particolarmente critici, come quello del cambiamento climatico (e dei suoi enormi interessi politici e finanziari)? Come e in quale misura il principio di precauzione è stato adottato sotto la cappa angosciante della tanto propagandata (ma inesistente) minaccia climatica in corso? Quanto di sconcertante è già avvenuto durante l’emergenza pandemica con le discusse autorizzazioni d’urgenza, da parte di EMA, per vaccini sperimentali non fa rimanere tranquilli.
– Nel curriculum della dott.ssa Marcon, si osserva la sua pluriennale presenza nel Working Group dell’OCSE sulla revisione delle linee guida per i test di genotossicità. L’OCSE è la potente organizzazione consultiva internazionale che individua, fra una miriade di altre cose, le linee politiche ed economiche – anche in campo ambientale e climatico – da suggerire ai 38 Paesi membri (tra i quali quelli UE) ai fini della loro adozione nelle rispettive legislazioni. Ad esempio, l’OCSE riporta frequentemente tra le sue “raccomandazioni chiave” quella di garantire finanziamenti adeguati alle misure volte al contrasto del cambiamento climatico e, in particolare, delle emissioni di gas serra. Ancora una volta, si segnala l’esistenza di pressioni ufficiali da parte di organizzazioni economiche e finanziarie, che si fanno politiche, allo scopo di volgere la loro azione concreta verso una decisa influenza sui Paesi membri. Come appena visto, addirittura, sulle linee guida da adottare per i test di tossicità dei farmaci. Quali interessi vengono preferiti in queste sedi? Quelli pubblici o quelli delle concentrazioni industriali e finanziarie che le abitano? In quale modo le presunte necessità delle politiche per la Transizione ecologica vengono declinate e decise in tali sedi, sospinte dalla tanto urgente quanto fantomatica crisi climatica?
– Nel curriculum della dott.ssa Azimonti, posto tra i loghi dei due enti pubblici che sovrintendono e finanziano l’ICPS (Regione Lombardia e Università di Milano), campeggia quello dell’OMS. Il principale finanziatore privato (e secondo in assoluto) dell’OMS è la Fondazione Bill & Melinda Gates (circa 530 milioni di dollari per il solo triennio 2017-2019). Al quarto posto assoluto compare la GAVI Alliance per circa 370 milioni di dollari nello stesso triennio. La Gavi è una partnership pubblico-privata nata nel 2000 con l’obiettivo di allargare soprattutto le vaccinazioni, prevalentemente infantili, anche nei paesi in via di sviluppo. Ne fanno parte, tra gli altri, la Fondazione Bill & Melinda Gates, Banca Mondiale, OMS, UNICEF, multinazionali del farmaco, istituti di ricerca e svariati Paesi, tra i quali l’Italia. In breve, l’OMS è finanziata in gran parte da discussi filantropi e dai principali conglobati finanziari mondiali. Analogamente a quanto detto in precedenza, quali interessi vengono garantiti e quali visioni vengono sviluppate dall’OMS (che ha scaricato sul clima impazzito addirittura l’eccesso recente di morti mondiali) e dai numerosi finanziatori e fiancheggiatori della narrazione imperante sull’emergenza climatica antropica? Non sembra un caso che Bill Gates abbia affermato (venendo citato, nel 2022, in una pubblicità della DSM-Firmenich): “… una promettente eccezione è un composto chiamato 3-nitrooxipropanolo che riduce le emissioni di metano del 30%”. Che Bill Gates abbia una qualche partecipazione azionaria anche nella DSM-Firmenich? Non è dato saperlo.
Legittimamente, la DSM-Firmenich può fregiarsi delle autorizzazioni alla commercializzazione di Bovaer©️ rilasciate da numerose agenzie pubbliche di verifica e controllo. Ma se queste ultime autorizzano non sulla base di studi sperimentali autonomi, bensì di dati forniti dagli stessi produttori del farmaco da autorizzare, risulta evidente che tutti i crismi di indipendenza, trasparenza e credibilità delle verifiche e dei controlli crollano fragorosamente. Nello specifico, ciò vale proprio per l’EFSA e la sua commissione di 17 esperti nel cui Rapporto Ufficiale (“Scientific Opinion”) sul Bovaer©️ del 30 settembre 2021 (EFSA Journal, 19 (11): 6905) è scritto esplicitamente (Sezione 2.1. Dati): “Il presente parere [nda: richiesto dalla Commissione Europea] è basato su dati forniti dal richiedente nella forma di un dossier tecnico a supporto della richiesta di autorizzazione di Bovaer® 10 (3-nitrooxipropanolo) come additivo alimentare. EFSA ha verificato il rapporto del Laboratorio di Riferimento della Unione Europea (EURL) in relazione ai metodi usati per il controllo di Bovaer® 10 (3-nitrooxipropanolo) nell’alimentazione animale. lI Riassunto Esecutivo (Executive Summary) del rapporto EURL può essere trovato nell’Allegato A”. Ebbene, cliccando sul link per tale allegato si viene indirizzati a una pagina vuota della Commissione Europea che recita: “Pagina non trovata: ・è stata rimossa ・non esiste più”. Si tratta di aspetti davvero sconcertanti!
Tuttavia, l’informazione ancora più inquietante si rinviene nel capitolo successivo del rapporto EFSA (Sezione 2.2. Metodologie): “L’approccio seguito dalla Commissione FEEDAP [NdA: Commissione EFSA sugli Additivi e Prodotti o Sostanze usate nell’Alimentazione Animale. È formata da 28 esperti: i 17 già citati con l’aggiunta di 11 esperti tra i quali altri 4 italiani] per stabilire la sicurezza e l’efficacia di Bovaer® 10 (3-nitrooxipropanolo) è in linea con i principi stabiliti nel Regolamento della Commissione Europea N° 429/2008 e nei corrispondenti documenti guida…”. Regolamento e documenti guida che ovviamente rimandano a un vortice di precedenti regolamenti e documenti guida, solo apparentemente controllati da un Parlamento Europeo che è in realtà privo di qualsiasi effettivo potere legislativo e di indirizzo politico. Anche in relazione ai Regolamenti stabiliti dalla Commissione Europea, quella della Ue è dunque una ben strana ed originale democrazia! Di fatto, le procedure di controllo e verifica seguite per il Bovaer® 10 (3-nitrooxipropanolo) sono identiche a quelle usate per tantissimi altri farmaci (forse tutti?) per i quali la Commissione Europea richiede un inconsistente parere ai suoi organi competenti.
In breve, l’aspetto più che preoccupante della questione risiede nel fatto che la verifica dei farmaci e l’autorizzazione alla loro commercializzazione nei paesi Ue sembrano essere sistematicamente eseguite utilizzando “dati forniti dal richiedente”. Ovvero forniti dalle aziende farmaceutiche! Quanto ci si può sentire al sicuro dopo aver appreso queste notizie? In aggiunta, un tale quadro sconcertante vale forse anche per i farmaci di uso umano e, perché no, finanche per i vaccini sperimentali Covid che EMA ha autorizzato in Europa seguendo procedure di somma emergenza pandemica, dunque ancora meno stringenti? Migliorare gli standard decisionali ed aumentare la trasparenza di scelte cruciali dovrebbe costituire l’obiettivo fondamentale di qualsiasi gruppo di esperti, soprattutto se gravato di importanti responsabilità pubbliche.
A complicare le questioni di salute pubblica sulle quali fare i conti, sembra che i commoventi sforzi climatici del colosso farmaceutico DSM-Firmenich sul metano dei bovini siano appena stati superati da quelli di altre aziende e centri di ricerca biotecnologica. Infatti, è di soli pochi giorni fa l’annuncio della nascita in Scozia della mucca Hilda, modificata geneticamente dallo Scotland’s Rural College proprio per ridurre il metano bovino climalterante, nell’ambito di un progetto dall’originale nome Cool Cows. Come verranno verificati gli effetti sull’uomo del latte e delle carni delle tante Hilda bio-ingegnerizzate che stanno per invadere le stalle mondiali (senza alcun vero motivo climatico)? Come si può immaginare che le commissioni pubbliche di controllo decideranno su Hilda? Forse, ancora una volta in base ai dati forniti dalle multinazionali che gravitano intorno ai centri, anche pubblici (come quello scozzese), di ricerca biotecnologica? Non c’è da stare di certo tranquilli.
In conclusione, lo schema fin qui descritto sembra del tutto simile a quello già svelato da varie fonti di informazione giornalistica per numerosi altri casi di conflitto di interesse e viene qui segnalato anche per le questioni direttamente connesse alla supposta crisi climatica antropica. In generale, le mastodontiche strutture burocratiche e tecnico-scientifiche delle più varie organizzazioni internazionali – in particolare, degli organi comunitari Ue di verifica – sembrano costituire solo una vuota impalcatura di facciata. Ovvero le sembianze di un rassicurante presidio pubblico di sicurezza che, pur privo di effettive possibilità di controllo e regolamentazione indipendenti, si prefigge di dirige dall’alto qualsiasi ambito e aspetto della vita dei cittadini (spesso per conto terzi). Costruite su una giungla inestricabile di regolamenti astrusi – talora non consultabili – e poste sotto l’influenza diretta, ma discreta, di potenti organizzazioni sovranazionali, influenti aziende multinazionali e sofisticati centri di interesse politico e finanziario non trasparenti, tali burocrazie tecnocratiche sovrastano per ordinamento e gerarchia delle fonti quelle pubbliche degli stati membri, depotenziandole.
Prestare la dovuta attenzione sulla possibilità di pericolosi conflitti di interesse dovrebbe costituire il principio fondamentale di precauzione sociale da parte di una comunità consapevole e che intende difendersi dalle crescenti prevaricazioni di poteri irrefrenabili. Tutti a lavorare insieme, nell’ambito di specifiche camere di ideazione, gestazione e attuazione, nell’avanzamento di non casuali linee politiche che stanno lasciando una inquietante traccia nella vita di miliardi di persone e nella Storia recente e moderna, in Europa e nel resto del Mondo, sotto la spinta di emergenze in realtà inesistenti o amplificate. Le persone libere da militanze ideologiche e non ancora soggette alla visione deformata di una realtà parallela, che pretende di ordinare soluzioni ridicole e verosimilmente dannose, dovrebbero chiedersi in maniera critica e costruttiva se quanto sta accadendo nella propagazione intenzionale di una emergenza climatica globale – scientificamente falsa e politicamente utile solo a pochissimi – possa essere accettabile.
Il divorzio dalla realtà concreta e dal buon senso non ha mai condotto su lidi auspicabili, ma verso destini privi di una dimensione realmente umana. Ne sia testimone la storia del XX secolo. Lasciarsi prendere in giro, addirittura sui gas bovini che contribuirebbero a cambiare il clima di un intero pianeta, dà la cifra delle condizioni angoscianti nelle quali versa la ipnotizzata società occidentale. Oriana Fallaci, ormai un’era geologica fa, scriveva: “Il fatto è che le rivolte dell’anima sono irreversibili, una volta avviate non si arrestano più”. Le diffuse rivolte dell’anima necessarie al cambiamento e alla presa di coscienza sulle tante menzogne e pressioni moderne imperanti, anche climatiche, non sembrano essere ancora iniziate tra le masse ipnotizzate, ma non si dispera. Per smuoverle, tuttavia, occorre prima di tutto informarle. Basterà? Forse, no. Servono pazienza, coraggio e fiducia. Soprattutto, serve ricordarsi che la libertà non è un dono scontato e bisogna difenderla come il bene più prezioso. Senza accettare di vederla elargita, controllata o condizionata.
Roberto Graziano
Geologo – Università di Napoli Federico II
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