L’apice del 450° del Vasari ad Arezzo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


di GIOVANNI VILLANI – Fino al 2 febbraio tra la Galleria Comunale in piazza San Francesco, e gli spazi dell’ex Chiesa di Sant’Ignazio.

Con l’inaugurazione alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea ed allo spazio dell’ex chiesa di Sant’Ignazio si è completato il percorso espositivo della mostra “Il Teatro delle Virtù” che la città di Arezzo ha dedicato a Giorgio Vasari nel 450° della scomparsa.

Un evento che ha costituito l’apice del sistema celebrativo dedicato all’artista e intellettuale nella sua città natale, promosso dal Comune di Arezzo e da Fondazione CR Firenze, con Fondazione Guido D’Arezzo, il patrocinio del Ministero della Cultura in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Nazionali Toscana, le Gallerie degli Uffizi, Fondazione Arezzo Intour e Discover Arezzo, il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Camera di Commercio Arezzo-Siena, la curatela del comitato scientifico presieduto da Carlo Sisi.

La mostra è visitabile fino al 2 febbraio 2025 tra la Galleria Comunale in piazza San Francesco, 4 e i suggestivi spazi dell’ex Chiesa di Sant’Ignazio nell’attigua via Carducci, superbo esempio di barocco aretino, a cura di Cristina Acidini, Alessandra Baroni e il main sponsor Estra.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Nella Galleria Comunale non mancano manufatti altamente simbolici a rappresentare il potenziale evocativo dell’allegoria e sul suo utilizzo, ossia tutto quel patrimonio di invenzioni sacre e profane messe a profitto da Vasari per la gloria del granduca Cosimo I, suo protettore dal 1550 fino alla morte.

Tra le opere in mostra tavole, tele e disegni sia di Vasari che di artisti coevi e collaboratori, insieme a lettere, manoscritti e volumi a stampa provenienti dall’Archivio Vasari. Al centro di una sala troneggia la Chimera, straordinario bronzo etrusco identitario del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, rinvenuto nel 1553 durante i lavori di scavo effettuati per volere di Cosimo de’ Medici intorno al baluardo di San Lorentino ad Arezzo ed entrato immediatamente nelle collezioni ducali.

Al ritrovamento dello strepitoso bronzo etrusco, scoperto ad Arezzo e condotto trionfalmente a Firenze, l’intervento di Vasari fu rapido e perspicace: lo inserì nella propaganda politica di Cosimo, come simbolo di una civiltà precedente all’autorità della Roma imperiale e antenata dalla Toscana moderna.

Di Vasari sono poi esposte notevoli innovazioni, in cui sono unificate tutte le arti maggiori – pittura scultura e architettura – con cui egli praticò tenacemente il ricorso al linguaggio allegorico inventando uno stile, ricorrente poi nel Cinquecento, sia nelle creazioni letterarie che nell’espressione visiva, dove immagini e soggetti fantastici acquisiscono un’alta intensità simbolica.

Nello spazio di Sant’Ignazio si può ammirare inoltre l’eccezionale presenza di quattro imponenti pale d’altare dipinte da Vasari tra il 1545 e il 1569, mai uscite dalle sedi originali durante gli ultimi due secoli (difficile vederle ancora tutte riunite), come quella proveniente da Bosco Marengo nell’alessandrino, “Adorazione dei Magi” (commissionata da Papa Pio V), quella della basilica di San Pietro, cappella del Santissimo Sacramento a Perugia e l’ “Allegoria dell’Immacolata Concezione” dalla chiesa dei Santi Apostoli a Firenze.

Vasari applicò anche alla pala d’altare il grandioso linguaggio allegorico che predilige un racconto spettacolare, dove l’iconografia tradizionale si arricchisce di riferimenti antichi desunti da veri tesori delle raccolte medicee, come il manoscritto con il Tetrangolo di Rabbula del VI secolo, donato dal patriarca maronita a Clemente VII Medici, ante 1534, ma anche artifici scenici, dettagli preziosi e ornamenti di straordinaria bellezza, realizzati con una tavolozza smaltata. Sono poi raccolti nella sezione alcuni capolavori da collezione privata, come il Cristo portacroce, la Pietà fra il sole e la luna di Siena, opere già di provenienza Altoviti, la Crocifissione e l’inedita Sacra Famiglia (FOTO), insieme a dipinti poco noti e mai usciti dalle loro ubicazioni originarie, come i due tondi provenienti dagli altari vasariani di Santa Maria Novella (eliminati nel 1861) raffiguranti Due angioletti con ghirlande di fiori e Dio Padre benedicente.

Sino dal 1540, Vasari ci cimentò più volte anche col tema arcaico del drappellone o gonfalone processionale, testimoniato in mostra dalle due facce di quello dedicato a San Rocco (1568) del Museo Nazionale di Arezzo. Sono 8 le sezioni in cui si articola il percorso espositivo, pensate per presentare in maniera esaustiva non solo l’opera di Vasari, ma anche la sua fittissima rete di relazioni e le novità di cui fu interprete che avrebbero cambiato per sempre la storia dell’arte.

A contorno della mostra è visitabile anche il Museo di  Casa Vasari, in via XX settembre, da lui acquistata nel 1541, che si presta come ulteriore attrattiva dei festeggiamenti in atto, specialmente per la presenza nella sala centrale della celebre Artemide Efesina, scultura risalente al III secolo in alabastro giallo facente parte della Collezione Farnese, conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e rappresentante l’immagine cultuale nel Tempio di Artemide ad Efeso, rinvenuta a Villa Adriana di Tivoli, dea della natura e dominatrice delle fiere, col petto caratterizzato da quattro file di mammelle simbolo di fertilità. La statua fa così da pendant con una sua riproduzione affrescata in parete.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Giorgio Vasari (1511 – 1574), storico dell’arte e artista poliedrico, autore poi de Le Vite, fonte imprescindibile della storiografia artistica, fu sempre molto legato alla sua città natale, come testimoniano le importanti e numerose opere dislocate su tutto il territorio aretino. Nonostante vi soggiornasse solo per brevi periodi, il suo pensiero si rivolse spesso alla casa aretina, considerata un rifugio dove ritemprarsi al ritorno dai numerosi impegni.

Egli realizzò le decorazioni delle sale del piano nobile, che testimoniano l’intenzione di avviare un preciso programma iconografico per celebrare il ruolo dell’artista, utilizzando riferimenti mitologici, biblici e allegorici riproposti sia nei dipinti su tavola che decorano i soffitti a cassettoni, che sulle volte e sulle decorazioni parietali della casa. Le opere esposte nella quadreria allestita agli inizi degli anni ‘50 del Novecento provengono in gran parte dalle collezioni delle Gallerie Fiorentine, una rassegna di dipinti cinquecenteschi riferibile in particolare ai “pittori dello studiolo”, ovvero quegli artisti che intorno al 1570 collaborarono con lui alla decorazione dello Studiolo di Francesco I de’ Medici in Palazzo Vecchio.

Tra questi: Alessandro Allori, Perin del Vaga, Giovanni Stradano, Santi di Tito, il Poppi, Jacopo Zucchi, Giovanni Battista Naldini ed altri di ambito aretino e fiorentino. Accanto alla casa si estende il giardino pensile all’italiana (visitabile), in origine più esteso, comprendente anche gli orti. All’interno di Casa Vasari si conserva il prezioso Archivio vasariano che contiene la corrispondenza dell’artista aretino e documenti come le Ricordanze e lo Zibaldone.

Per info e prenotazioni

vasari450@fondazioneguidodarezzo.com





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link