“Da Christie’s ho battuto all’asta il Leonardo più caro del mondo È stata un’emozione e un privilegio”

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Jussi Pylkkänen è un consulente d’arte indipendente, dopo che la sua carriera lunga 38 anni da Christie’s si è conclusa con la presidenza della famosa casa d’asta. Nel 2017, ha gestito la vendita del dipinto più costoso al mondo, Salvator Mundi di Leonardo, battuto all’asta a New York per 450.312.500 dollari.

Lei è entrato da Christie’s nel 1986 e se ne è andato a fine 2023. Come mai ci è rimasto così a lungo?
«La cosa buffa è che io non pensavo di andare da Christie’s. Mi telefonarono quando avevo 22 anni per un colloquio, ma rifiutai la loro proposta. Per caso, lo stesso giorno incontrai mio padre, e quando gli dissi che avevo rifiutato un lavoro da Christie’s rimase inorridito, e mi spedì di corsa indietro. Fu la migliore decisione che avessi mai preso. Ho avuto una carriera straordinaria, dagli esordi relativamente umili alla carica di presidente globale. Sono stato molto fortunato: il boom del mercato alla fine degli anni ’80 ha permesso alla società di dare alla mia generazione molte opportunità».

Cosa era cambiato?
«Fino al 1987, il record mondiale del prezzo per un dipinto era detenuto da un vecchio maestro, Andrea Mantegna, con l’Adorazione dei Magi, venduta a 8,1 milioni di sterline nel 1985. Lo spostamento sismico dal classicismo al modernismo si è avuto nell’aprile 1987, quando i Girasoli di Van Gogh triplicarono il record con 25 milioni di sterline. All’inizio del 2000, abbiamo visto un nuovo spostamento, dal modernismo verso l’arte contemporanea del dopoguerra, con Bacon, Freud, Koons, Hockney e de Kooning che avevano cominciato a venire venduti ai prezzi straordinari che vediamo oggi. L’acquirente dei Girasoli era stata la Yasuda Fire and Marine Insurance Company del Giappone, dando inizio allo spostamento dell’interesse dall’America e dall’Europa verso l’Asia».

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Come si è preparato per lavorare a Christie’s?
«Ho studiato. La mia esperienza a Oxford mi aveva insegnato che per analizzare, criticare e capire le grandi opere dei giganti della letteratura, bisognava leggerli in profondità. Se volete capire i grandi dell’arte, Picasso, Monet, Cézanne o de Kooning, dovete conoscere la loro opera dalla A alla Z, studiare i loro primi lavori, i capolavori, visitare i musei guardando quello che i grandi curatori degli ultimi 150 compravano quando questi artisti erano all’apice, o erano addirittura semisconosciuti».

Lei è stato un esperto e un alto dirigente, ma ha anche battuto le aste. È un lavoro diverso?
«Quando Christopher Davidge, l’uomo che mi aveva persuaso a entrare da Christie’s, me l’aveva proposto pensai a una distrazione. Mi fece direttore del dipartimento dell’impressionismo e arte moderna quando ero molto giovane, e mi disse che l’unico modo di farmi prendere sul serio era farmi conoscere, e la maniera più facile era battere le aste. È un mestiere in cui non si finisce mai di imparare. È come recitare il monologo di Amleto, ma ogni volta è diverso».

Come ci si sente a battere il martello?
«Può essere un momento magico. Sono stato fortunato, per un decennio ho battuto i record mondiali a ogni asta. Il nostro team di esperti era straordinario, e come battitore sono sempre stato molto meticoloso nel prepararmi».

A quanto avevate stimato il dipinto di Leonardo?
«Il prezzo di partenza di Salvator Mundi era stato fissato sui 120 milioni di dollari e prevedevo che sarebbe stato venduto a 220 milioni, il primo a superare la soglia dei 200. Alla fine, c’erano tre contendenti, che portarono il prezzo allo storico record di 450 milioni di dollari».

Che tipo di persone scommettono su un quadro del genere?
«Persone totalmente intenzionate ad acquistare opere d’arte importanti. È una cosa seria. Si va a comprare l’essenza dell’umanità. Le opere d’arte non sono semplicemente qualcosa da appendere al muro, ci dicono ciò che siamo. Gli artisti più grandi – Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Monet (il Beethoven del XIX secolo) e Picasso (il Mozart del ’900) – definiscono ciò che siamo. Non è solo questione di prezzo, è quanto sono importanti perché ci riflettono. I collezionisti che comprano il meglio del mercato sono perfettamente consapevoli di stare comprando capolavori senza tempo, di competere per oggetti storici che resteranno per sempre».

Quando è durata l’asta?
«Diciannove minuti, passati molto velocemente. Al 12esimo minuto eravamo arrivati a 200 milioni e avevo fatto una pausa per riprendere il fiato, bere un sorso d’acqua e chiedere al pubblico di abbassare i telefonini. Le offerte ormai andavano a passi molto larghi, 20 e poi 30 milioni. Mentre battevo il martello, mi ero reso conto che l’ultima puntata di 30 milioni era superiore al prezzo dei Girasoli che avevano rivoluzionato il mercato nel 1987».

450 milioni di dollari sono tantissimi per un dipinto.
«Sì, ed era un prezzo totalmente giustificato. Uno dei contendenti che aveva perso è venuto a dirmi che a distruggerlo era stata l’ultima offerta di 30 milioni. Queste sono le aste al massimo livello, una battaglia tra gladiatori, con un solo vincitore».

Come riesce a pensare in quei momenti?
«Sono finlandese, nelle mie vene scorre sangue freddo! Bisogna rimanere molto calmi sotto pressione, è come lanciarsi col paracadute saltando dall’aereo: devi essere sicuro di te stesso e della tua attrezzatura».

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Che tipo di persone sono i nuovi acquirenti?
«Justin Sun, l’imprenditore di 34 anni che ha fatto una fortuna grazie alle nuove tecnologie, ha comprato l’installazione con la banana di Cattelan che ha definito “un fenomeno culturale”. Commentatori più tradizionalisti avrebbero preferito che, per dimostrare di avere buon gusto, avesse comprato un Picasso, ma saranno felici di sapere che è già felice proprietario di un Picasso del 1932! I giovani nuovi collezionisti non mi hanno mai preoccupato, anzi, dobbiamo salutare il loro gusto e la loro passione. I gusti cambiano, la moda domina, il mondo dell’arte continua a girare. I cambiamenti nei gusti sono un segno di progresso, e di impegno».




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