LA TRAVAGLIATA STORIA DEL CODICE MINIATO LE “HEURES DE TURIN”

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Pier Carlo Sommo

Il 25 gennaio 2025 ricorrono 121 anni dal disastroso incendio della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 1904.  Il grande rogo non provocò vittime ma distrusse completamente cinque sale della biblioteca e una parte ingente del suo patrimonio, circa 25 000 volumi e 1500 manoscritti. Le cause non furono mai appurate del tutto. Il tragico evento ebbe una vasta eco a livello internazionale e vi fu una gara di donazioni librarie nei confronti della biblioteca da parte di soggetti ed enti pubblici e privati, sia italiani che stranieri.

L’incendio della antica sede della Biblioteca in via Po

Tra quegli enormi danni che distrussero volumi rari e preziosi vi fu anche la perdita di uno dei più preziosi codici in essa conservati, le “Heures de Turinche era una parte del  manoscritto delle “Très belles Heures de Jean de Berryunico codice con miniature del fiammingo Jan van Eyck giunto fino a noi e considerato un capolavoro della miniatura tardogotica europea.

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Il libro d’ore era un libro devozionale cristiano popolare nel Medioevo, una forma ridotta del breviario, contenente le ore canoniche recitate nei monasteri. Era  stato sviluppato per il laicato desideroso d’ introdurre elementi della quotidianità monastica nella loro vita devozionale. La recitazione delle ore era tipicamente incentrata sulla lettura di un certo numero di salmi e altre preghiere.

Il manoscritto delle “Très belles Heures de Jean de Berrynella sua edizione completa  fu concepito intorno al 1380 per il duca Jean de Berry, fratello del re di Francia e celebre collezionista, il volume era eccezionale sia per il numero di pagine sia per la ricchezza delle decorazioni. Fu completato in una ventina d’anni da diversi artisti francesi, tra cui Jean d’Orléans, pittore della famiglia reale, con i suoi collaboratori, e i fratelli Limbourg.

All’inizio del XV secolo iniziarono le complesse vicende che portarono alla sua divisione in tre parti.

Il viaggio Saint Julien e sainte Marte una delle miniature perdute nell’ incendio

Nel 1412 il codice originario e completo fu donato da Jean de Berry a Robinet d’Estampes, custode dei suoi gioielli. Il manoscritto fu diviso in due parti: la prima, completa, rimase in Francia, di proprietà dei signori d’Etampes; la seconda, comprendente le preghiere e il messale e ancora non terminata, finì in possesso di un membro della casa di Baviera, forse Giovanni conte di Hainaut, Olanda e Zelanda. L’illustrazione di questa seconda parte proseguì dunque, a più riprese, nei Paesi Bassi, dove negli anni ’20 fu affidata alla bottega dei fratelli Hubert e Jan van Eyck; una seconda campagna fu condotta negli anni ’30 dall’atelier di Jan dopo il ritorno del maestro a Bruges; un’ulteriore fase, databile alla metà del XV secolo, portò finalmente a termine l’impresa.
La parte di codice finita nei Paesi Bassi è quella che giunge nel XVIII secolo in Piemonte, e fu ancora diviso tra la biblioteca di Vittorio Amedeo II di Savoia, che poi la donò nel 1720 alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, e la biblioteca del conte di Agliè.

La prima parte noto come “Heures de Turin“, è quella bruciata nel rogo della Biblioteca Nazionale del 1904. La  seconda parte fu acquistata all’inizio dell’Ottocento dal marchese Gian Giacomo Trivulzio per la sua famosa biblioteca di Milano, e prese il nome di “Heures de Milan“. Questa fu ceduta dalla Città di Milano al Museo Civico di Palazzo Madama di Torino nel 1935, assieme al ritratto di Antonello da Messina, come risarcimento per il mancato acquisto della collezione Trivulzio.  Pertanto oggi la parte conservata a Palazzo Madama è nota come “Heures de Turin-Milan formata da 28 pagine e 25 grandi miniature

Una delle miniature conservate oggi a Museo Civico di Palazzo Madama di Torino

Tornando alle “Heures” che erano conservate alla Biblioteca Nazionale di Torino dopo l’incendio rimasero pochi, miseri resti.  Non tutto andò perduto, fortunatamente nel 1902 un appassionato editore torinese, Gerardo Molfese, aveva avuto l ‘incarico di fotografare e pubblicare le 40 tavole del Codice, unitamente ad altre 5 conservate a Parigi, che furono pubblicate con commento del conte Paul Durieux. Nacque un volume in poche copie distribuite ai sottoscrittori. Dopo l’ incendio le negative originali rimasero uniche testimoni di quanto perduto, purtroppo sono in bianco e nero e quindi incapaci di ridarci gli splendidi colori, ma comunque sono un ricordo fedele.

Con il passare degli anni ed il fiorire degli studi si rese necessario riproporre le tavole. Ciò avvenne nel 1967, la ristampa fu effettuata partendo dai negativi originali, ma migliorati dalle più recenti e sofisticate tecniche fotografiche. Questa edizione era preceduta da una prefazione del Professor Albert Chatelet Conservatore del Musée de Lille.

Quest’ultimo volume fu ristampato nel 1987 dalla Amministrazione Provinciale di Torino, per volontà dell’allora Presidente Nicoletta Casiraghi. Era una tiratura limitata ed esclusiva con l ‘uso di un mezzo di stampa oggi desueto e riservato unicamente ad opere di alto interesse artistico a tiratura limitata, la fototipia. La ristampa fu curata da Gerardo Molfese, nipote dell’editore e dall’allora Capo di Gabinetto del Presidente Pier Carlo Sommo.

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Negli anni i prestigiosi volumi sono stati donati a visitatori illustri  del  nostro territorio. Nel 1987 una copia, con speciale rilegatura, fu donata al Presidente della Repubblica Francesco Cossiga  in visita a Torino.

 

 

 

 

 

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