Florian Egger, il «Rambo di Lauregno» che uccise un carabiniere e fu braccato nei boschi per 45 giorni: ora fa il contadino in Sardegna

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di
Chiara Currò Dossi

La rapina nel 1997, la colluttazione, la fuga nella val di Non. Poi l’arresto e l’evasione con un travestimento: a Marghera (Venezia) fu trovato il suo arsenale di armi e bombe. In carcere da 27 anni, ha quasi scontato la pena. Ma non tornerà a casa

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Nel 1997 era diventato il «Rambo di Lauregno». Dopo la rapina alla filiale di via Palade, a Merano, della Cassa di risparmio di Bolzano, finita con l’uccisione dell’appuntato dei carabinieri Candeloro Zamperini, fece perdere le sue tracce. Fu una caccia all’uomo. Venne braccato nei boschi dell’alta val di Non, che conosceva come le sue tasche, e dove sapeva rendersi invisibile. Di qui il soprannome. Fu una fuga lunga 45 giorni, finita a Limone sul Garda. Venne condannato a 25 anni, cui se ne aggiunsero altri 6 e 8 mesi per l’evasione dal carcere di Padova e altre due rapine. Arrestato lungo il litorale di Ostia, nel novembre 2009, fu spedito in quello di Alghero. Sono passati quasi trent’anni e lui, Florian Egger, è un uomo diverso. Da almeno quattro, sconta quel che resta della sua pena in una comunità di Sassari, dove lavora come contadino. Sarà libero tra un anno e mezzo, e con ogni probabilità resterà in Sardegna. Egger, 55 anni, è in carcere da quando ne aveva 27. Il 12 giugno 1997, armato, aveva fatto irruzione nella filiale Carispa di via Palade. Ma nella fuga con la refurtiva venne intercettato da Zamperini, capo equipaggio del Nucleo radiomobile dei carabinieri di Silandro. L’appuntato, 34 anni, fuori servizio, l’aveva visto mentre si trovava in macchina con il figlio Dennis, 2 anni. Si era lanciato al suo inseguimento a piedi, l’aveva raggiunto e ne era nata una colluttazione. Durante la quale Egger aveva fatto partire i due colpi di pistola che lo uccisero.

La fuga nei boschi e la cattura

Ci volle una settimana per risalire all’identità del rapinatore. Tradito dai suoi occhiali: al nome di Egger, infatti, i carabinieri arrivarono grazie alla testimonianza di una negoziante di Cles. La sua, fu una fuga di 45 giorni che impegnò un centinaio di persone, tra carabinieri e poliziotti, che lo braccarono nei boschi. Nei «suoi» boschi, dove sapeva perfettamente come muoversi. All’inizio, venne aiutato da alcuni abitanti del posto ma quando si seppe che, nella rapina, aveva ucciso un uomo, la fama del «Rambo di Lauregno» venne intaccata irrimediabilmente. Venne preso a Limone sul Garda, e condannato a 25 anni.
Prima in carcere a Verona, poi a Padova, nel 2009, tornò a far parlare di sé. Da due anni aveva ottenuto l’accesso al regime di semilibertà, svolgeva lavori socialmente utili per una cooperativa (si occupava della manutenzione delle strade). Finché il 28 aprile, non rientrò dalla licenza premio. Nei boschi vicini alla barriera autostradale Ugovizza/Tarvisio (Udine), venne ritrovata la Renault Twingo che aveva noleggiato. All’interno, una parrucca e degli occhiali da sole. Venne arrestato il 22 novembre nella chiesa San Vincenzo De’ Paoli di Ostia, dove viveva sotto le mentite spoglie di un filosofo. Incastrato da una telefonata.




















































La nuova vita in Sardegna

Ma nei sette mesi di latitanza, la sua «firma» era stata riconosciuta in due rapine ad altrettante filiali della Cassa rurale: di Vervò, l’11 settembre, e di Brez, il 3 novembre. In entrambi i casi, utilizzò una Autobianchi Y10 per la fuga: la carcasse della seconda, bruciata, venne ritrovata nei boschi di Lauregno. Confessò i due reati, così come di essere il possessore del deposito di armi (comprensivo di bombe a mano) rinvenute nel giardino del complice, a Marghera. Venne condannato a 6 anni e 8 mesi.
Chi l’ha conosciuto, durante la detenzione in carcere, parla di lui come di una persona molto precisa. Si è pentito, ma non ha cercato contatti con la famiglia Zamperini. Per lo meno, non ancora. Ha espresso il desiderio di farlo una volta finita di scontare la pena. Forse, con un percorso di giustizia riparativa, ma chiaramente solo se la famiglia sarà d’accordo. In Alto Adige, non sembra intenzionato a tornare, se non qualche volta, a trovare familiari e amici. Il suo futuro, dice sempre chi l’ha conosciuto, se lo immagina lì, in Sardegna, con una vanga in mano.

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19 gennaio 2025 ( modifica il 19 gennaio 2025 | 10:27)

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