-50% di neve sulle Alpi negli ultimi 100 anni: un grido d’allarme per il futuro delle montagne

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In occasione della Giornata Mondiale della Neve, Legambiente denuncia la preoccupante diminuzione del manto nevoso sulle Alpi, dimezzato nell’ultimo secolo a causa del riscaldamento globale

Le montagne italiane si spogliano del loro bianco mantello. La crisi climatica sta colpendo duramente anche le Alpi, dove la neve, simbolo di paesaggi incantati e risorsa fondamentale per l’ecosistema e l’economia locale, si sta riducendo a ritmi allarmanti.

La criosfera – l’insieme di neve, ghiacciai e permafrost – gioca un ruolo cruciale nel ciclo dell’acqua, influenzando l’irrigazione, l’approvvigionamento idrico e la produzione di energia idroelettrica. Ma non solo: la neve è fondamentale per la biodiversità, per il turismo e per l’identità culturale delle comunità montane.

In occasione della Giornata Mondiale della Neve, che si celebra il 19 gennaio, Legambiente lancia un appello urgente, per affrontare questa sfida epocale, nel suo ultimo report “Nevediversa 2024”. L’associazione ambientalista, sulla base di numerosi studi scientifici, denuncia una situazione allarmante:

  • Manto nevoso dimezzato: una ricerca pubblicata a dicembre 2024 sull’International Journal of Climatology rivela che sulle Alpi italiane la quantità di neve è diminuita del 50% negli ultimi cento anni;
  • Durata della neve in calo: uno studio del 2023 pubblicato su Nature Climate Change dimostra come il manto nevoso nelle Alpi centrali non sia mai stato così effimero negli ultimi seicento anni. La durata della neve si è accorciata in media di un mese, a causa di un aumento della temperatura di circa 2°C;
  • Fiumi in sofferenza: il Po e l’Adige registrano un deficit idrico del 61% di neve, secondo i dati della Fondazione CIMA. Questo dato evidenzia le gravi ripercussioni della scarsità di neve sull’approvvigionamento idrico e sugli ecosistemi;
  • Impatto sul turismo: l’Italia è tra i Paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale, con il 90% di piste innevate artificialmente. Questo modello di turismo, oltre ad avere un impatto ambientale significativo, è anche vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico.

Stiamo assistendo a una riduzione costante e senza precedenti del manto nevoso – afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Non possiamo ignorare questo cambiamento e dobbiamo modificare di conseguenza le nostre abitudini e le modalità di fruizione degli ambienti montani nei mesi invernali. È fondamentale una maggiore presa di coscienza di quanto sta accadendo, lavorando su politiche di mitigazione e adattamento alla crisi climatica

Un indicatore significativo di questa riduzione è rappresentato dal ginepro, una pianta che cresce ad alta quota e che, a causa delle severe condizioni ambientali, si sviluppa con un portamento strisciante. La sua crescita è inversamente proporzionale alla durata del manto nevoso: meno neve significa più crescita per il ginepro. E negli ultimi anni, il ginepro sta crescendo più che mai.

Il manto nevoso agisce come un serbatoio di acqua superficiale, determinando i tempi di deflusso che sostengono le richieste idriche ambientali e umane a valle – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – Miliardi di persone in tutto il mondo dipendono da queste risorse e le catene montuose sono oggi riconosciute come le ‘torri d’acqua del mondo’. Una riduzione persistente della quantità e della durata della neve avrà effetti profondi sugli ecosistemi, con gravi ripercussioni sul benessere umano

Tre priorità di intervento

Di fronte a questa situazione critica, Legambiente individua tre priorità di intervento:

  • Politiche di mitigazione e adattamento: è necessario adottare politiche e strategie a livello nazionale e locale per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. In particolare, Legambiente chiede al governo italiano di impegnarsi concretamente per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e di promuovere la transizione energetica verso fonti rinnovabili;
  • Consapevolezza delle comunità locali: le comunità montane devono essere coinvolte attivamente nel processo di adattamento, comprendendo le sfide e le opportunità che la crisi climatica presenta. È fondamentale promuovere la formazione e l’informazione sulle tematiche ambientali e sostenere le iniziative locali per la tutela del territorio;
  • Turismo invernale sostenibile: è fondamentale promuovere un turismo montano che valorizzi la neve naturale e non si affidi esclusivamente all’innevamento artificiale, con un impatto ambientale significativo. Legambiente propone di investire in un’offerta turistica invernale che punti su un turismo slow e dolce, celebrando la bellezza della neve naturale con sobrietà e con mezzi altrettanto naturali. Ad esempio, si potrebbero promuovere attività come lo sci alpinismo, le ciaspolate, l’escursionismo invernale e la scoperta delle tradizioni locali.

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