‘Così la destra americana ha blindato la Corte Suprema’

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Qual è il ruolo della Corte Suprema americana nel ritorno del conservatorismo? Cosa ha fatto Donald Trump per tirarla dalla sua parte? E c’è un modo per bilanciare un potere che ormai pende totalmente a destra? In attesa della cerimonia di insediamento di Trump alla Casa Bianca, ne abbiamo parlato con Matteo Muzio, giornalista ed esperto di storia americana, autore di “Suprema ingiustizia. Come la Corte Suprema degli Stati Uniti è diventata un centro di potere conservatore” (Ledizioni).

Partiamo proprio dal titolo del libro, in che modo la Corte Suprema è diventata un centro di potere conservatore?

Parliamo di un progetto di vecchissima data. Il cambio in senso conservatore delle corti federali è un piano che viene partorito negli anni Ottanta da un’associazione di studenti di giurisprudenza che si chiamava Federalist Society. Partita inizialmente con pochi soldi, che mano a mano cresce facendo proseliti grazie a una grande capacità di fare rete, conquistando anche magistrati, giuristi ed esponenti del mondo legale.

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Keystone
I giudici e la copertina del libro di Matteo Muzio

E quando cominciano la messa in atto di questa idea e la presa della Corte Suprema?

Nel febbraio 2016 quando muore il giudice Antonin Scalia. È l’ultimo anno della presidenza Obama e il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell decide che non ci saranno audizioni per sostituirlo. La nomina viene così bloccata per un anno finché Trump non vince le elezioni e mette Neil Gorsuch, un altro giudice conservatore al posto di Scalia. La Federalist Society nel frattempo aveva stilato per Trump una lista di giuristi conservatori da cui attingere durante il suo mandato. Quando, nel 2018, un giudice di centrodestra, Anthony Kennedy, si ritira, viene scelto un altro conservatore, Brett Kavanaugh. Due anni dopo muore improvvisamente la giudice progressista Ruth Bader Ginsburg, che proprio McConnell fa sostituire in tutta fretta rimangiandosi quel che aveva detto quattro anni prima e cioè “nell’anno elettorale non si cambiano i giudici della Corte Suprema”, facendo una giravolta a 180 gradi e piazzando la conservatrice Amy Coney Barrett. In questo modo nel giro di appena un quadriennio vengono cambiati ben tre giudici (su nove, ndr). Nell’ultimo caso anche in modo abbastanza raffazzonato, con audizioni brevi e anche discutibili. Con il processo di conferma che viene accelerato, con l’ufficialità arrivata a soli cinque giorni dalle presidenziali del novembre 2020. Quelle che Trump perderà contro Biden. In quel modo la Corte Suprema si ritrova con una maggioranza conservatrice. Abbiamo poi visto cos’è successo, con la sentenza sull’aborto Dobbs vs Jackson cosa s’intendeva fare con questa maggioranza. E cioè smontare le riforme del New Deal, della Great Society o di altre leggi, stroncando in punta di diritto ogni tipo di cambiamento da parte di un’amministrazione di carattere progressista.

L’ultima sentenza su Trump, quella per cui è stato condannato, ma a detta dello stesso procuratore non è stato incarcerato in quanto presidente eletto, ha a che fare con l’allargamento dell’immunità decisa proprio da questa Corte Suprema?

Per la sentenza newyorkese (il caso dell’ex pornostar Stormy Daniels) non sarebbe cambiato nulla, trattandosi di un fatto antecedente il suo primo mandato, anni in cui Trump era ancora un privato cittadino. Per il processo del 6 gennaio (l’assalto a Capitol Hill) invece ha influito, eccome. Infatti il procuratore Jack Smith ha dovuto smontare il suo impianto accusatorio e ha dovuto farne uno nuovo aggirando la sentenza della Corte Suprema, in cui si specifica che l’immunità del presidente non è totale. Per capirci, se Trump dovesse sparare a qualcuno per strada, passerebbe i suoi guai. L’immunità vale solo per fatti connessi all’esercizio delle sue funzioni. Ad esempio, però, fare pressioni su membri del Dipartimento di Giustizia è coperto da questa nuova immunità. Di fatto questo ha rallentato e depotenziato il caso più esplosivo, l’unico che avesse anche il potenziale di squalificarlo dalla corsa presidenziale.


Keystone
Contestazione davanti alla Corte suprema

Perché, con quasi quattro anni di tempo, non si è arrivati a una sentenza prima delle elezioni?

A mio avviso c’è stato un atteggiamento eccessivamente prudente del procuratore generale Merrick Garland. Biden quando entra in carica ha tra gli obiettivi immediati quello di ricucire i rapporti e pacificare il Paese, come disse anche durante il suo insediamento. Quindi non scelse, come sembrava in prima battuta, l’ex senatore democratico dell’Alabama, Doug Jones, un ex procuratore che aveva indagato anche il Ku Klux Klan. Biden lo vedeva come troppo politicizzato e divisivo. La scelta cadde quindi su Garland, che era il candidato alla Corte Suprema che avrebbe voluto Obama al posto di Scalia. Nominando però un ex giudice federale noto per il suo equilibrio e la sua imparzialità, alla fine si è rivelata la persona non adatta in questa circostanza, perché procedendo con eccessive garanzie nei confronti di Trump, concedendo molti rimandi legali, alla fine questo caso non è arrivato a compimento entro la data delle elezioni. Inoltre, anche la nomina di Jack Smith come procuratore speciale non è avvenuta in tempi rapidi. Altro tempo che si è perso per indagare colui che, all’indomani dell’assalto di Capitol Hill sembrava coinvolto in un crimine talmente clamoroso da considerare quasi scontato l’impeachment. Invece non c’è stato né l’impeachment né un processo ordinario.

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Possibile che in un Paese che si autodefinisce la più grande democrazia del mondo, un organo importante come la Corte Suprema sia di fatto basato sulla casualità, ovvero sulla morte o sulle dimissioni di un membro a vita in un quadriennio piuttosto che in un altro? Non è arrivato il momento di superare questa specie di lotteria?

Nel mio libro c’è un intero capitolo sui vari tentativi. Biden aveva creato una commissione di esperti nel 2021. Ma non ha potuto far altro se non stilare una relazione che illustra quali possibili riforme fare. Quella su cui c’è stato il maggior consenso vuole rendere questi mandati lunghi, ma a termine. Ovvero di 18 anni e non rinnovabili.

Riforma che renderebbe l’intero processo di selezione più equo…

Esattamente. Perché Trump nel suo primo mandato ha nominato tre poco più che quarantenni o neocinquantenni. Blindandoli, carta d’identità alla mano, per almeno venti o trent’anni, se la salute li assiste. Il problema è che per fare una norma del genere serve un emendamento costituzionale, che non solo ha bisogno di una maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere, ma anche del favore di 38 Stati su 50. Mettiamo anche che i democratici conquistino una maggioranza bulgara alle Camere, dubito che riuscirebbero ad avere anche la maggioranza in 38 Stati (oggi i repubblicani hanno 27 governatori su 50, ndr). È praticamente impossibile. Ci sarebbe una norma, però più controversa, che ricalcherebbe ciò che ha fatto Roosevelt negli anni Trenta, e cioè aumentare il numero di giudici. Una delle possibilità ruota attorno al fatto che le Corti d’appello sono formate da 13 circuiti e quindi teoricamente si potrebbe salire a un giudice per ogni circuito.


Keystone
I giudici della Corte suprema

Però poi il problema si riproporrebbe prima o poi tal quale…

Sì, sarebbe una pezza. E qualcuno è anche d’accordo a fare una nuova infornata di giudici quando capiterà, e via. Solo che è un’arma a doppio taglio. Perché chi dice che poi un’amministrazione di segno opposto non faccia la stessa cosa? Si è tentato di introdurre anche un codice che impedisca ad esempio quel che è successo con il giudice Clarence Thomas, che ha accettato voli, regali e vacanze da un miliardario donatore dei repubblicani. Ma anche in quel caso è difficile che il Congresso possa imporre un codice di condotta ai giudici. A rigor di legge si potrebbe anche. Ma il giudice estremo di un’eventuale controversia sarebbe la Corte stessa. Insomma, un cane che si morde la coda.

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Cosa dobbiamo aspettarci da quattro anni di Trump con la Corte Suprema dalla sua parte, i ricchi dalla sua parte. E anche i poveri dalla sua parte? Con la speranza, per lui, di rimpinguare ulteriormente i repubblicani al Congresso fra due anni?

Due anni sono lunghi. Due anni fa Trump era dato per spacciato da molti. Le elezioni di Midterm, poi, per i presidenti sono sempre un passaggio difficile. Se poi attua il piano di Musk di cacciare centinaia di dipendenti del governo federale, dubito che un deputato o un senatore repubblicano con i suoi elettori possa difendere simili licenziamenti di massa. Quello che può fare, in questi due anni in cui ha una maggioranza non gigantesca ma di persone fidate, è aumentare la presa sulle corti federali minori. E quindi le corti distrettuali e quelle d’appello, soprattutto. E lì l’ostruzionismo dei democratici potrà fare ben poco. A livello di Corte suprema l’unico cambio potrebbe riguardare Thomas, che è lì dal 1991 e che potrebbe dimettersi durante il quadriennio Trump per permettere la successione a un altro conservatore. L’equilibrio attuale, a meno che non accada qualcosa di inatteso ai tre giudici democratici, non sarà toccato.

Dopo la sentenza sull’aborto potrebbero esserci ulteriori colpi di mano?

Trump ha sempre detto che non avrebbe mai firmato una legge federale in quel senso. Sa bene che nel 2022, quando i democratici hanno reagito alla sentenza, le cose per i repubblicani si erano messe maluccio. Quindi continuerà a far buon viso a cattivo gioco, lasciando la palla agli Stati. E in quelli conservatori sarà probabilmente proibito, negli altri no. Invece credo che smonterà i diritti dei lavoratori in modo ancor più deciso. Dal punto di vista del lavoro, nonostante i suoi richiami ai lavoratori dimenticati del Midwest, mi aspetto un’amministrazione molto filo-padronale.


Keystone
Supporter di Trump

E che cosa dobbiamo invece aspettarci dal discorso d’insediamento di lunedì, ricordando che sono già cominciati i fuochi d’artificio tra pretese territoriali su Panama e Groenlandia?

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Quello che davvero potrebbe fare è una deportazione di massa dei migranti illegali. Per l’agenzia sull’immigrazione e per il Dipartimento della sicurezza nazionale ha scelto persone non troppo controverse e che dovrebbero avere un passaggio abbastanza semplice in Senato. Appena i suoi nominati saranno al loro posto, probabilmente lo farà. Per il discorso, nel 2017 usò toni cupi e apocalittici, parlò di “massacro americano”. Potrebbe ripetersi ancora. A volte però ha anche usato il registro inclusivo e di alto profilo. Lo usa raramente e non credo lo userà. Probabilmente, almeno in un punto del discorso attaccherà i suoi nemici.

E quale sarà il ruolo di Elon Musk?

Io lo vedo come uno Steve Bannon con molti più soldi e molto più potere mediatico e quindi molto più pericoloso. Infatti Bannon si vede defraudato in questo ruolo di eminenza grigia e i due non vanno d’accordo. Conoscendo però il carattere di Trump e il suo narcisismo difficilmente sopporterà di fare il co-leader. A un certo punto Trump si stuferà e lo allontanerà. Se non dopo i primi sei mesi, magari dopo un anno, un anno e mezzo.

L’immortale vecchia storia dei troppi galli nello stesso pollaio?

Esattamente. La diarchia con Trump non è prevista.



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