La ragnatela di accordi commerciali che la Commissione sta promuovendo dovrebbe consentire all’Unione europea e ai suoi partner di diversificare i mercati per limitare i danni di una guerra commerciale transatlantica minacciata dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Ma il libero scambio resta politicamente esplosivo
Bruxelles. Il 6 dicembre l’accordo con il Mercosur. Il 17 gennaio l’intesa con il Messico. Il 19 gennaio l’accelerazione con l’India. Il 20 gennaio la ripresa con la Malesia. Appena prima dell’inaugurazione di Donald Trump, Ursula von der Leyen ha moltiplicato gli annunci sugli accordi commerciali che l’Unione europea ha concluso o intende concludere. Il suo obiettivo è proteggere l’Ue dalla guerra commerciale transatlantica che Trump minaccia con i suoi dazi. L’idea è di “federare le future vittime dell’America di Donald Trump”, spiega al Foglio un responsabile della Commissione. Creare nuove partnership e rafforzare le vecchie, diversificare i mercati e le catene di approvvigionamento: la scelta è “ottima”, ha detto l’ex commissaria al Commercio, la svedese Cecilia Malmström, invitando von der Leyen ad “andare avanti”. “Dobbiamo lavorare insieme per evitare una corsa al ribasso a livello mondiale”, ha detto la presidente della Commissione arrivando a Davos, dove oggi terrà un discorso davanti alla platea del World Economic Forum.
Nessuno sulle due sponde dell’Atlantico si illude di poter evitare una guerra commerciale. Un sondaggio della Camera di Commercio americana in Europa (AmCham EU) rileva che nove imprese americane su dieci prevedono un peggioramento delle relazioni commerciali e di investimento tra Ue e Stati Uniti. Per parte loro, le imprese europee e quasi tutti i governi dell’Ue chiedono alla Commissione di fare tutto il possibile per evitare una guerra commerciale. Ma Trump è imprevedibile. La Commissione ha già preparato una serie di possibili rappresaglie. Firmare nuovi accordi di libero scambio o di partnership in settori chiave fa parte della strategia difensiva promossa da von der Leyen. Annunciando ieri la ripresa dei negoziati per un accordo di libero scambio con la Malesia, la presidente della Commissione ha sottolineato che “le tensioni geopolitiche stanno aumentando e il rischio di instabilità sta crescendo. Nel momento in cui alcuni si chiudono verso l’isolamento e la frammentazione, Europa e Malesia stanno scegliendo una strada diversa: tendere la mano, costruire partnership e creare nuove opportunità per i nostri cittadini”.
Argomenti geopolitici simili erano stati utilizzati da von der Leyen alla conclusione dei negoziati sull’accordo di libero scambio con il Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay). Era il 6 dicembre scorso, un mese dopo l’elezione di Trump. Con l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur, “in un mondo sempre più conflittuale, dimostriamo che le democrazie possono contare l’una sull’altra”, aveva detto von der Leyen. “Questo accordo non è solo un’opportunità economica, è una necessità politica”. Il 17 gennaio la Commissione ha concluso i negoziati con il Messico per rinnovare l’accordo globale, che include una ulteriore facilitazione degli scambi tra le due parti. “Questo accordo storico dimostra che un commercio aperto e basato sulle regole può apportare prosperità e sicurezza economica”, ha detto von der Leyen. Il prossimo grande obiettivo è l’India. Domenica 19 gennaio il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha accolto il ministro indiano Shri Piyush Goyal per accelerare i negoziati lanciati nel 2022. Altri negoziati sono in corso con Australia, Filippine e Indonesia.
Il Messico e il Canada, come l’Ue, probabilmente saranno un bersaglio privilegiato di Trump, che vuole usare i dazi come arma per ottenere concessioni sul controllo dei flussi migratori. La ragnatela di accordi commerciali che la Commissione sta promuovendo dovrebbe consentire all’Ue e ai suoi partner di diversificare i mercati per limitare i danni dei dazi americani. L’Ue, con un mercato da 450 milioni di consumatori, può rappresentare un’alternativa in caso di chiusura degli Stati Uniti. L’Ue ha anche un interesse nel diversificare le catene di approvvigionamento. Con il Canada c’è già un accordo di libero scambio (il Ceta), che potrebbe essere riattualizzato per facilitare l’accesso dell’Ue alle materie prime. Ma il tentativo di costruire una coalizione delle “vittime” di Trump comporta anche rischi per von der Leyen: la mancata ratifica del Ceta da parte di dieci parlamenti nazionali (tra cui Francia, Italia e Polonia) e le proteste di Emmanuel Macron per l’accordo con il Mercosur dimostrano quanto il libero scambio resti politicamente esplosivo. Inoltre, tanti piccoli accordi, anche sommati tra loro, non raggiungono il livello di scambi tra l’Ue e gli Stati Uniti.
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