Dal campo di calcio a quello delle imprese agricole: Franco Gianangeli nuovo presidente CIA Ancona


ANCONA – Dal campo di calcio ai campi degli imprenditori agricoli, per la partita del lavoro, della salute, della cura della natura: Franco Gianangeli è stato eletto presidente di CIA-Agricoltori Italiani della Provincia di Ancona.

«Zootecnia, cerealicoltura, i nostri pastifici, il verdicchio: la provincia di Ancona è un po una summa di tutta la nostra agricoltura – dichiara il Presidente Regionale Alessandro Taddei – avevamo bisogno di dare un segnale forte a questo territorio con una nuova presidenza e nuove energie al servizio dei nostri associati: Franco è la persona giusta».

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«Una nomina che mi riempie d’orgoglio ma anche di responsabilità – gli fa eco Gianangeli – specialmente per la mia storia personale, perché provengo orgogliosamente da una famiglia contadina: mio babbo fu proprio tra i soci fondatori della CIA Marche, negli anni ’70». Il Neo Presidente provinciale viene dal mondo dello sport: è uno stimato allenatore e dirigente di calcio, un aspetto «che mi aiuterà a lavorare di squadra con gli uffici della Cia Marche e con i nostri agricoltori, per vincere la partita comune del sostegno al reddito, dell’accesso alla terra, della sburocratizzazione». Con un’attenzione particolare verso le nuove generazioni. «Sono abituato, grazie allo sport, a dialogare con giovani, che sono il nostro futuro, specie in campagna. Avvierò un percorso di ascolto nei territori, per capire lo stato di salute delle aziende agricole e per raccogliere le istanze dei nostri iscritti, per poterle portare sui tavoli della politica, nella nostra importante attività sindacale quotidiana».

«In Provincia di Ancona abbiamo tante eccellenze ma anche tante criticità – sottolinea Taddei – dal Verdicchio conosciuto e premiato in tutto il mondo alla più alta concentrazione di mulini a livello regionale. D’altro canto gli ultimi anni hanno segnato drammaticamente le nostre attività: le alluvioni dopo il sisma, lo spopolamento continuo dell’entroterra, che pure rappresenta il 70% del nostro territorio. La beffa è che più quei territori vengono abbandonati, peggiori saranno le conseguenze delle calamità naturali fino alla costa. Occorre invertire il trend, riportare gli imprenditori a investire in campagna, favorire il ricambio generazionale, altrimenti come nel calcio si appendono le scarpe al chiodo, in agricoltura tutti appenderanno la zappa al chiodo».





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