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Cari lettori di Occam, avete l’app Io? Quell’app che riunisce digitalmente tutti i servizi pubblici, dalla quale potete pagare, per esempio, il bollo auto o la Tari, entrambe cose di cui io mi dimenticherei puntualmente se non avessi le notifiche push attive sul telefono? Beh, se non ce l’avete il mio consiglio è di scaricarla sul vostro smartphone, semplicemente per evitare di dover andare alle Poste o dal tabaccaio per pagare una banale multa di divieto di sosta o simili. Ma se siete affezionati alle care vecchie scadenze cartacee nulla da dire, dopotutto i gusti sono gusti.
No, non siamo diventati una rubrica di servizi per il consumatore, purtroppo per voi. Se vi parliamo dell’app Io è perché dalla scorsa settimana, per ora in via sperimentale, è stata attivata una funzionalità al suo interno chiamata IT-Wallet. I cittadini potranno riversare nell’app tutti i propri documenti, come se fosse un vero e proprio portafoglio digitale, dalla Carta d’identità al codice fiscale passando dal Bancomat, in modo da averli tutti a disposizione smaterializzati nel proprio device.
Una possibilità per semplificare la vita di chi lo vorrà, non di certo un obbligo. O almeno è quello che vuole farvi credere il deep-state.
Già, perché intorno a IT-Wallet si stanno coagulando una serie di tesi paranoiche e cospirazioniste che ricalcano quelle sul greenpass (“Lo imporranno per sempre e con quello ci controlleranno”, dicevano), e che se possibile le amplificano ulteriormente.
Nella sua forma soft, per così dire, i complottisti del portafoglio digitale sostengono che sarà un modo per lo Stato di controllare i propri cittadini. In una versione intermedia servirà a introdurre una dittatura del pensiero unico. Nella sua deriva più estrema è solo il primo passo prima dell’installazione in tutti noi del famigerato chip sottocutaneo.
Lo schema è quello ricorrente. C’è un potere – generalmente in combutta con imprecisate multinazionali – che lavora nell’ombra per soggiogarci. Inserire i nostri documenti su IT-Wallet equivale consegnargli il cappio con cui impiccherà la nostra libertà. Non vi fidate a chi vi dice che solo voi avrete accesso, le grinfie dei poteri forti potranno accedervi quando gli pare, spulciando nelle vostre vite private, condizionandovi, o addirittura succhiando soldi dal vostro conto corrente, bloccandovi il bancomat (anche quello fisico, non si sa bene come), e togliendovi la sim card dal telefonino.
IT-Wallet è del tutto facoltativo. Chi ritiene possa semplificargli la vita lo scaricherà, i più pigri o chi non ne individua i vantaggi no. Ma in nessun caso “qualcuno lo vorrà imporre, così come ha imposto i farmaci”, come sostiene Fabio Duranti, che tutti i giorni su RadioRadio, importante emittente romana, conduce programmi di contro-informazione in cui denuncia i vari rivoli attraverso i quali la dittatura globalista si insinua nelle vostre vite.
Ospite dello stesso Duranti anche Diego Fusaro, scrittore stabilmente asserragliato sulla medesima linea di pensiero del conduttore radiofonico:
“Stiamo andando verso la società del controllo globale, l’IT-Wallet ne rappresenta la più tragica conseguenza contemporanea. Le grandi compagnie del capitalismo della sorveglianza fanno business vendendo i nostri dati e controllano e ci governano. Con questi dispositivi possiamo essere disciplinati alle esigenze dell’ordine dominante”
Fusaro sostiene che “potranno sospenderci anche il conto per le tesi inadeguate che sosteniamo”, e che “siamo più sorvegliati e più spiati di quanto non succedeva ai cittadini della Germania Est con la Stasi”.
Sono molti gli utenti che sui social sostengono la stessa linea. Uno screenshoot di un commento che sta rimbalzando sulle varie piattaforme sostiene che si tratti di “una mega-trappola” che serve a “creare un sistema mondiale di sorveglianza e controllo di massa”. Una card afferma invece che “lo step successivo sarà il microchip sottocutaneo”. Un video che solo su Facebook ha ottenuto oltre mezzo milione di visualizzazioni afferma invece che “se non accetti il portafoglio digitale ti toglieranno la sim dal telefonino”.
Qualora lo scaricaste, mandateci una mail dal vostro smartphone. Almeno sapremo che ancora non vi hanno preso.
Tump già prepara la teoria del complotto in caso di sconfitta (con l’aiuto della Russia)
Sui social è girato molto un video che testimonierebbe la distruzione di schede elettorali pro-Trump nel decisivo stato della Pennsylvania. Negli Stati Uniti sono molti gli elettori che stanno partecipando all’early vote, la possibilità di votare anticipatamente senza doversi mettere in fila ai seggi il prossimo 5 novembre. Alcune di queste urne sarebbero stata violata dagli emissari del deep-state democratico e le schede pro-Trump distrutte.
Ecco le prove dei brogli! Ci risiamo, come nel 2016 si preparano a rubare le elezioni! Tenetevi pronti a mobilitarvi! È partita da subito la grancassa che ricalca quella della teoria del complotto accreditata da The Donald dopo aver perso contro Joe Biden, una gigantesca cospirazione che a portato a decine di ricorsi, cause, sentenze, a valle della quale nessuna delle accuse presentate si è rivelata fondata. E d’altronde lo stesso Trump accusa ripetutamente già adesso di urne rubate o distrutte e di voti contraffatti proprio in Pennsylvania, preparandosi la strada in caso di sconfitta (con l’alacre aiuto di Elon Musk).
Ma adesso ci sono le prove, c’è un video della contea di Bucks che testimonia che c’è davvero chi vuole falsificare il risultato elettorale, è emergenza democratica!
E invece no. Prima è arrivata la smentita da parte della Commissione elettorale della contea di Bucks. Il video “è un falso”, hanno commentato, le schede mostrate nelle immagini “sono chiaramente materiali non autentici”, non diffusi da loro. Poi però la storia si è ulteriormente ingrossata. Venerdì scorso è uscita una dichiarazione congiunta di tre importanti agenzie di sicurezza statunitensi, l’Fbi, l’Office of the Director of National Intelligence e la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency.
“Disinformatori russi hanno realizzato e amplificato un video recente che mostrava falsamente un individuo che strappava le schede elettorali in Pennsylvania. Questa attività russa fa parte di un più ampio sforzo di Mosca per sollevare questioni infondate sull’integrità delle elezioni statunitensi e alimentare le divisioni tra gli americani”.
Dunque le prove del complotto contro Trump rilanciate sui social dalla base trumpiana sono in realtà dei falsi prodotti da apparati del Cremlino nel tentativo di condizionare il voto. Il Guardian scrive che
Secondo alcuni ricercatori, tra cui Darren Linvill, co-direttore del Media Forensics Hub della Clemson University, il video, smentito anche dai fact-checker dell’AFP, era collegato a una rete di disinformazione allineata al Cremlino nota come Storm-1516. Secondo i ricercatori Storm-1516 ha già prodotto video falsi per screditare la campagna di Harris e del suo compagno di corsa, Tim Walz.
Biden ha pilotato gli uragani per rubare il litio ai cittadini americani
Dopo l’arrivo dell’uragano Helene, la piccola cittadina di Lake Lure, nel North Carolina, si è ritrovata a terra. Case distrutte, strade devastate e inagibili, un’intera economia locale fatta a pezzi e da ricostruire interamente.
Carin Harris e Hilary Yoxall, marito e moglie, disperati si sono messi fuori dal proprio supermercato per distribuire pasti caldi. Un gesto semplice che ha scatenato nella comunità locale una piccola gara di solidarietà e una pioggia di donazioni che hanno permesso la costituzione improvvisata di un piccolo centro di distribuzione di generi alimentari e beni di prima necessità per chiunque ne avesse avuto bisogno.
Un paio di giorni dopo, nello spiazzo del supermercato, si è presentato Lewis Arthur con tre suoi amici: siamo qui per aiutarvi, siamo a vostra disposizione, mettiamo la nostra esperienza al vostro servizio. Una manna dal cielo per la piccola comunità di Lake Lure, quattro volontari, quattro cervelli e otto braccia che potevano dare una gran mano alla faticosa ricostruzione. O forse no. Perché Lewis Arthur e i suoi amici si sono qualificati poco dopo come militanti di Veterans on Patrol, un gruppuscolo di estrema destra nato allo scopo di sostenere i veterani a stelle e strisce in difficoltà, e trasformatosi in breve tempo in un’organizzazione estremista e complottista, che promuove piani contro i migranti e per sgominare reti immaginarie di apparati dello Stato dediti al rapimento di bambini.
Harris e Yoxall hanno scoperto dal loro gruppo Telegram che i Veterans erano arrivati da quelle parti per opporsi a un diabolico piano del governo, che si era servito dell’uragano per cacciare la gente da quella valle sperduta del North Carolina per impossessarsi delle ricche risorse di litio presenti in quella terra. Ha scritto il Washington Post:
Il 29 settembre, un utente di X ha suggerito che la presunta presenza di litio avrebbe fornito un movente a qualcuno per “modificare” la tempesta e per rubare l’accesso al minerale. Voci autorevoli hanno amplificato la teoria a milioni di persone. Gruppi come Veterans on Patrol se ne sono subito accorti. “Non è ironico quanto litio sia disponibile nelle aree prese di mira da Helene?”, ha chiesto il gruppo in un post su Telegram del 30 settembre.
(C’è, infatti, una miniera di litio nelle colline della Carolina del Nord a circa 60 miglia di macchina dal Lake Lure. Ma quella zona non è stata così colpita, e il governo non può controllare il percorso di un uragano. In un’intervista, Arthur ha detto che non voleva parlare di teorie cospirative, solo della sua missione).
La teoria si è ulteriormente ingarbugliata. Chris Martenson, autore e influencer di destra, teorico della cospirazione, con oltre 200.000 follower, ha pubblicato sul suo account X di aver sentito dire che ai residenti della vicina Chimney Rock era stato detto che la loro città “stava venendo rasa al suolo, con tanto di cadaveri, e che il governo federale stava sequestrando la terra”, forse per estrarre litio.
Alla fine la comunità locale di Lake Lure ha spinto Arthur e soci e ad andarsene. Ma i Veterans on Patrol non hanno mollato l’osso. Si sono piazzati dall’altra parte della strada in uno slargo accanto alcuni cassonetti. Da lì, ha spiegato Arthur, avrebbe continuato il suo lavoro. Monitorando per di più tutte le targhe delle macchine che facevano su e giù per la strada. “Per controllare chi sta rubando”.
tips
– Linkiesta ha raccontato del tentativo (fallito) di organizzare un evento di propaganda russa a Sciacca. Il 22 ottobre in provincia di Agrigento era stato fissato un incontro che avrebbe legittimato la narrazione del Cremlino sulle adozioni internazionali di bambini ucraini che secondo la Corte penale internazionale sono stati invece deportati forzatamente in Russia, violando i diritti umani. Dopo le proteste, e grazie a un intervento di Pina Picierno, il Comune ha negato la sala e il patrocinio. La coda polemica ha avuto lunghi strascichi ed è tutt’ora viva. Andare a spulciare gli account X dei protagonisti citati dal quotidiano online per credere.
– Un’amica, di cui purtroppo non posso fare il nome per motivi di privacy, mi ha inoltrato lo screenshoot della chat di Whatsapp che condivide con i genitori della classe di suo figlio. Alcuni papà e alcune mamme stanno provando ingenuamente a organizzare un piccolo party di Halloween insieme alle maestre. Ma c’è chi dice no alla festa dei satanisti! (vedasi foto di seguito). Segnalo tra l’altro che dei “No Halloween” su Huffpost ha scritto un articolo Silvia Renda che trovate qui.
- I “No Turetta” non arretrano: “Filippo non esiste, al processo c’è un attore”. La fantasia di complotto di chi è convinto che il femminicidio di Giulia Cecchettin sia una false flag del deep state all’amatriciana se ne infischia delle immagini in diretta del processo: “Sembra molto diverso dal Turetta “originario” con i nei e con un volto differente”. Di questa incredibile vicenda ne ho scritto qui.
- I macabri chatbot con cui parlare con una falsa Giulia Cecchettin (che giustifica Turetta). Skytg24 ha scoperto l’esistenza di alcuni software, creati con l’intelligenza artificiale, che simulano l’identità della ragazza uccisa da Filippo Turetta quasi un anno fa e permettono di interagire con lei. Se volete saperne di più, qui un nostro articolo.
- La grancassa russa è tornata a suonare. Manifesti, film, conferenze: l’attivismo pro-Cremlino riprende a farsi sentire in Italia. Dai cartelloni per definire la Russia amica ai documentari di disinformazione che ricalcano le fake news di Mosca ai dibattiti con i comandanti ceceni (ritenuti coinvolti nel massacro di Bucha) come guest star. Si moltiplicano episodi e segnalazioni di un nuovo attivismo pro Putin in tutto il paese. Un Francesco Crippa da leggere.
- La democrazia Usa chiamata a dimostrare di reggere all’ondata di fake news. Sarà un piccolo gruppo di elettori a decidere se sarà eletto Donald Trump o Kamala Harris in una corsa segnata dalla “realtà alternativa” evocata dalla campagna di Trump e dall’altissimo livello di informazioni false che si trovano in rete, frutto di campagne generate con l’AI e in qualche caso riconducibili a Russia, Cina, Corea del Nord e Iran. Gran pezzo di John Fiegener.
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