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(PressMoliLaz.) Isernia, 27 Gen. 25 “Panacea dei mali molisani” o arma di distrazione dai reali problemi?”
Inizia cosi un comunicato stampa del comunista assoluto, Tiziano Di Clemente (PCL Molise) riflettente l’indizione di un referendum per portare Isernia e Provincia con l’Abruzzo, proposto da uno sparuto gruppo di persone che con tale iniziativa politica scambiando il giorno con la notte, fanno sborsare, qualora andasse in porto, un paio di milioni di euro di spese per i molisani.
Qui di seguito riportiamo il testo integrale pervenutoci dal PCL Molise, che attacca referendum e propositori, con classica salsa comunista:
“Le masse molisane sin dagli anni ’20 del ‘900 hanno rivendicato l’autonomia amministrativa, vissuta come emancipazione da un degrado umiliante, causato dagli enormi disagi pratici e funzionali dipendendo dall’Aquila rispetto ai servizi locali, nonché per la domanda di maggiore spazio democratico circa le decisioni sulle questioni territoriali.
La rivendicazione rimase repressa solo durante il regime criminale fascista, e ben riemerse appena dopo la Liberazione con il CLN riunitosi a Campobasso, sino al riconoscimento del ’63, col supporto della stessa deputazione abruzzese che ben comprese le suddette esigenze popolari.
Oggi i referendari, chiedendo l’annessione all’Abruzzo della sola provincia di Isernia, per cui basterebbe la legge ordinaria, di fatto puntano a demolire in via indiretta l’autonomia regionale molisana che senza il territorio di Isernia verrebbe meno; con tale espediente si aggira la necessità di una legge costituzionale (prevista per annettere una Regione) e si crea pure un vulnus democratico là dove il resto della popolazione molisana non viene chiamata a pronunciarsi.
Sarà dunque ammissibile il referendum limitato alla sola provincia di Isernia?
Peraltro era emersa, al contrario, anche un’istanza popolare da Castel di Sangro per unirsi nel Molise alla Provincia Pentra, essendo tale territorio meglio collegato a Isernia che all’Aquila.
La proposta appare anche fuorviante: le colpe “dell’arretratezza molisana”, dell’addizionale elevata e dello spopolamento, vengono date all’autonomia ex se (“piccola e debole” ), assolvendo così il potere locale che l’ha mal gestita quale complice del potere centrale, e che invece ne sono alla radice.
Un esempio per tanti altri: tra i proponenti l’annessione v’è chi ha contrastato la lotta sostenuta anche dal PCL Molise per stabilizzare oltre trenta cantonieri precari alla Provincia di Isernia creando un servizio utilissimo e professionalizzato in loco; sussistevano tutti i parametri giuridici e finanziari erratamente negati: sono dovuti emigrare ed alcuni di essi stanno soffrendo anche la lontananza dai propri genitori anziani. Sono queste le politiche locali da rovesciare a proposito di “spopolamento” , altro che annessione all’Abruzzo!
Ma cosa si ottiene se si torna a dipendere dall’Aquila come nel Regno d’Italia, se non il rischio di ulteriori pretesti per tagliare ed accentrare servizi locali in danno alle masse molisane, a parte i motivi storici di illogicità pratica e di disagio popolare nell’assetto amministrativo ?
Da colpire e rovesciare non è l’autonomia amministrativa ex se, ma il potere della borghesia locale che l’ha gestito quale epigono del sistema capitalistico e i suoi governi centrali, che hanno storicamente determinato lo spopolamento e l’arretratezza economica del Sud e del Molise, causando l’emigrazione dal dopoguerra in poi per l’arricchimento di padroni e magnati del Nord, sino alle attuali condizioni di tagli ai servizi a partire dalla sanità.
Occorre indirizzare le energie verso l’irrisolta questione meridionale nella sua versione attuale che coinvolge il Molise, contro la politica del centro, attuata in loco dai governi regionali molisani, il “nuovo” pericolo dell’autonomia differenziata (la secessione dei ricchi ulteriore mannaia sociale anche per le masse molisane intesa a tagliare ed accentrare i servizi locali (anche con la scusa delle macroregioni) a partire dalla sanità pubblica, per finanziare la grande evasione, le armi e gli interessi sul debito pubblico ai banchieri; occorre opporsi alle pesanti tassazioni indirette molisane inique per le classi lavoratrici locali, ai saccheggi erariali ed ambientali (v. da ultimo l’inutile e dannoso spreco del “lotto zero” a Isernia o Pizzone II).
Si pensa di risolvere tutto con l’illusoria ed antistorica prospettiva di “aggrapparsi alla Regione più forte”, senza rendersi conto dell’illogicità funzionale ed amministrativa dell’assetto prospettato e di creare solo una condizione di maggiori disagi , esponendo ancor di più le classi lavoratrici e popolari molisane alle politiche antisociali”.
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