Romolo 100 – Comune di Reggio Emilia

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Il 7 febbraio 2025 Romolo Valli avrebbe compiuto 100 anni. La sua città natale, Reggio Emilia, e la Fondazione I Teatri, che gestisce il Teatro Municipale a lui intitolato  ricorderanno  la vita e l’arte di un grande attore e abile manager teatrale, protagonista, accanto ad altri artisti del secondo Novecento, di una delle pagine più gloriose della cultura teatrale e cinematografica italiana.

Programma completo degli eventi e delle iniziative

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Un archivio digitale di immagini e suoni

Nel 2025 prende avvio la digitalizzazione del Fondo fotografico di Romolo Valli conservato nell’l’Archivio della Fondazione I Teatri. 736 foto b/n e colore sulla diversificata attività di Romolo Valli, in teatro, in televisione e nel cinema, più 248 foto di vita privata, e 256 strisce di negativi: quasi 1.250 pezzi, a firma dei più grandi fotografi di teatro italiani.
Contemporaneamente, si procede alla digitalizzazione dei nastri audio contenenti le registrazioni di alcuni spettacoli e interventi pubblici di Romolo Valli tenutisi al Teatro Municipale tra il 1975 e il 1978.
Tutto il materiale sarà reso disponibile per la consultazione in archivio e online.

Romolo Valli

(Reggio Emilia, 7.2.1925 – Roma, 1.2.1980)

Dopo l’esordio nel 1949 nella compagnia del Carrozzone diretta da Fantasio Piccoli, nel maggio del 1952, Romolo Valli venne notato ne Il ballo dei ladri di Jean Anouilh da Giorgio Strehler che lo volle subito al Piccolo. Qui restò per due stagioni, attraversando una varietà di generi e di parti, iniziando, contestualmente, ad essere coinvolto nelle prime produzione teatrali della RAI. Nell’estate del 1954, durante una tournée in Sudamerica, Valli si legò a Giorgio De Lullo, giovane attore uscito dalla corte di Visconti, allacciando un rapporto d’amore e un sodalizio artistico che durò per tutta la vita.

Dal punto di vista artistico, questo legame rappresentò la premessa per la nascita della Compagnia dei Giovani, sollecitata in un primo momento da Rossella Falk e Marcello Mastroianni, che però si sfilò quasi subito per impegni cinematografici, integrata via via da da una giovanissima Anna Maria Guarnieri e da Elsa Albani. L’esordio degli Spettacoli Errepi (iniziali dell’impresario Remigio Paone) ebbe luogo il 23 dicembre 1954 con Lorenzaccio di Alfred de Musset, diretto da Luigi Squarzina, ma fu un disastro economico, che costrinse subito al cambio di gestione amministrativa, assunta l’anno successivo da Carlo Alberto Cappelli. Il problema più grosso dei giovani attori era rappresentato dall’impossibilità di ingaggiare un regista. Fu così che Valli propose di affidare la regia a De Lullo, che da allora diresse gli spettacoli della compagnia (circa quaranta allestimenti diversi), dal Gigi di Colette e Anita Loos, che rappresentò la prima grande consacrazione del gruppo.

Tanti furono gli artisti eccellenti che presero parte a molti spettacoli della Compagnia dei Giovani, da Tino Buazzelli a Ferruccio De Ceresa, da Carlo Giuffrè a Umberto Orsini, da Paolo Ferrari a Nora Ricci, Giulia Lazzarini, Rina Morelli e Paolo Stoppa. L’apporto dello scenografo Pierluigi Pizzi e del drammaturgo Giuseppe Patroni Griffi, che scrisse per loro la famosa trilogia D’amore si muore, Anima nera e Metti, una sera a cena, furono essenziali per l’amalgama e la consacrazione del gruppo.

Uno dei grandi meriti dei “Giovani” fu la volontà di rappresentare opere della drammaturgia nazionale, scritte appositamente per la compagnia, quali La bugiarda o Il confidente (1964), entrambe di Diego Fabbri. Senza parlare poi delle messe in scena delle principali opere di Luigi Pirandello – Sei personaggi in cerca d’autoreCosì è se vi pareIl giuoco delle partiEnrico IVTrovarsi – che furono salutate dalla critica come un determinante contributo alla modernizzazione e all’attualizzazione dell’opera dello scrittore siciliano.

Nei suoi diciassette anni di attività, la Compagnia dei Giovani diventò un punto di riferimento di tutta l’esperienza di teatro dal dopoguerra in avanti, un sodalizio che per quasi venti anni incantò il pubblico di tutto il mondo, che vedeva recitare insieme giovani attori in ruoli da protagonisti, fino a pochi anni prima appannaggio esclusivo di maturi e collaudati interpreti. La Compagnia dei Giovani aveva cambiato il paradigma: la forza di una compagnia teatrale non era più il singolo mattatore, ma la coesione del gruppo.

Valli fu sempre riconosciuto quale attore di profonda preparazione tecnica, interprete lucido ed essenziale di riprese classiche e di novità teatrali. Uomo colto e dotato di profonda curiosità e vivacità intellettuale, fin da giovane aveva coltivato la sua profonda passione per la letteratura e l’arte, frequentando circoli di poeti e di letterati, facendo la spola tra Reggio e Parma. L’amicizia con Attilio Bertolucci, in particolare, lo avevo contagiato nel culto di Saint Simon e di Marcel Proust, nel tempo diventato suo modello di scrittura e di scavo psicologico.

Nel 1972 la sua vena organizzativa, la su vocazione manageriale e civile lo spinsero ad accettare la direzione artistica del Festival dei due mondi a Spoleto, incarico che mantenne fino al 1978, accentuandone l’internazionalità del cartellone. Sempre in quegli anni, nel 1977, assieme a Giorgio De Lullo, assunse la direzione del romano teatro Eliseo, rivelando, in queste esperienze, non comuni doti di organizzatore teatrale.

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Nel frattempo, nel novembre del 1973, dopo quasi vent’anni, l’esperienza della Compagnia dei Giovani si era conclusa e Valli aveva dato vita ad una compagnia di prosa che portava il suo nome, sempre affiancato dalla regia di De Lullo.

Attore poliedrico, fu attivissimo anche nel cinema, dove debuttò nel 1958 con Policarpo, ufficiale di scrittura di Mario Soldati. Le capacità di scavo psicologico mostrate da Valli sul palcoscenico furono usate con sottigliezza da Luchino Visconti che lo volle come interprete di Don Pirrone ne Il Gattopardo (1963), del direttore dell’hotel in Morte a Venezia (1971) e dell’avvocato in Gruppo di famiglia in un interno (1974).

Mostrò la stessa alta capacità interpretativa anche con Sergio Leone (Giù la testa, 1971) e con Bernardo Bertolucci (Novecento, 1976). Significativi anche i nomi dei registi stranieri che lo vollero come interprete dei loro film: Roger Vadim (Barbarella, 1968), Joseph Losey (Boom/La scogliera dei desideri, 1968), Roman Polanski (What?/Che?, 1972), Sydney Pollack (Bobby Deerfield/Un attimo di vita), 1977) e Constantin Costa-Gavras (Clair de femme, 1979).

Nell’arco di vent’anni di carriera cinematografica si aggiudicò per tre volte il Nastro d’argento, sempre come miglior attore non protagonista, poiché nel cinema non arrivò mai ad avere occasioni di protagonismo, peraltro più volte sfiorate.

Prima del silenzio di Patroni Griffi è quasi un congedo profetico. Grande successo in sala, col pubblico tripudiante per una prova di grande maturità artistica, le cui repliche furono bruscamente e brutalmente interrotte da un incidente di macchina che uccise Valli, mentre rientrava a casa sull’Appia Antica il 1° febbraio 1980.



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