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Addio sogno 1% di crescita per l’Italia. A 24 ore di distanza dall’alert lanciato da Bankitalia, il ministro Giorgetti ammette che la stima del governo appare ormai irraggiungibile a causa della revisione contabile apportata settimana scorsa dall’Istat. Lo stesso Giorgetti ha preannunciato una stretta catastale per chi ha usufruito del Superbonus 110% e degli altri bonus edilizi.
Addio +1%, ma obiettivi per prossimi anni non cambiano
Sebbene l’Italia stia facendo meglio di altri paesi, a partire dalla Germania che si avvia verso un 2024 in recessione, quest’anno il Pil crescerà dello “zero virgola” non centrando l’ambizioso +1% indicato a lungo dal governo Meloni. Ieri sera il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenuto in Parlamento sul Piano strutturale di bilancio (Psb) che sta per essere inviato alla Ue, ha ammesso che la revisione delle stime da parte di Istat “pur elevando di molto il livello del Pil in termini nominali e reali, hanno comportato una correzione meccanica al ribasso della crescita acquisita per il 2024 che rende più difficile il conseguimento di una variazione annuale del Pil reale dell’1% per l’anno in corso”. Tuttavia, ha precisato il ministro, questo non solleva preoccupazioni per gli anni successivi. La scorsa settimana, l’Istat ha ridotto la sua stima del Pil del secondo trimestre di 0,2 punti percentuali.
Le previsioni del governo sul Pil per il 2024 erano quelle più ottimistiche con Commissione europea, Ocse e del Fmi che indicavano una crescita tra lo 0,7% e lo 0,9%. Adesso l’asticella per il governo si abbassa e un +0,8% potrebbe rappresentare il traguardo massimo sperabile considerando il deterioramento della congiuntura evidenziato negli ultimi mesi.
Giorgetti a tutto campo su manovra 2025, tagli spesa, accise gasolio e privatizzazioni
Il ministro dell’Economia nel corso dell’audizione in Parlamento si è soffermato anche sulla Manovra che renderà permanenti il taglio del cuneo fiscale e la riforma Irpef, così come fondi per la sanità e rinnovo contratti dei statali. Per finanziare tali misure si attingerà ai 9 miliardi di maggiori entrate tributarie “strutturali” e inoltre Giorgetti punta a una robusta revisione della spesa pubblica specificando che il governo “taglierà le spese piuttosto che aumentare le tasse”.
Una misura in arrivo è quella sule accise, con un allineamento tra diesel e benzina. “Probabilmente ci sarà una riduzione della benzina e un innalzamento del gasolio, cercando di evitare contraccolpi per le categorie che utilizzano il gasolio per scopi professionali”, ha spiegato il numero uno di via XX Settembre. Sul dossier privatizzazioni, il ministro ha spiegato che l’esecutivo è impegnato piuttosto in una campagna di “razionalizzazioni” uscendo da settori “dove non riteniamo che lo Stato debba essere presente ed entriamo in quelli dove pensiamo debba esserlo”.
Scure sul mattone, nel mirino i beneficiari del Superbonus
L’annuncio di maggior clamore di ieri è stato sicuramente quello sulla volontà di far pagare di più chi ha beneficiato dei bonus edilizi, in particolare del Superbonus 110%. Chi ha ristrutturato casa usando i bonus edilizi migliorando la propria classe energetica sarà tenuto (se non lo ha già fatto) a rivedere la rendita catastale del proprio immobile. Giorgetti ha specificato che non è intenzione del governo fare l’aggiornamento degli estimi ai valori di mercato chiesto dall’Europa, che richiede tempo. “Andremo a vedere se i beneficiari del Superbonus hanno comunicato la variazione della rendita all’Agenzia delle entrate, come sono obbligati a fare: così i Comuni potranno contare su qualche risorsa in più”. Ossia maggiore gettito Imu.
Appello Giorgetti a Bce: tassi alti non servono più
Giorgetti non ha mancato di caldeggiare l’abbassamento dei tassi da parte della Bce. “Spero che la Bce prenda questa traiettoria” di riduzione dei tassi per dare ossigeno a famiglie e imprese”. “Francamente di una politica restrittiva non mi pare ci sia bisogno, l’unico risultato sarebbe portarci in recessione come la Germania”, ha affermato il ministro rimarcando che tassi più bassi, che, abbinati alla credibilità sulla finanza pubblica, contribuirebbero ad abbattere lo spread e permetterebbe di abbattere la spesa per interessi “che è la più odiosa”.
L’Upb lunedì ha rimarcato che un impegno credibile alla diminuzione del rapporto fra debito e PIL può ridurre lo spread sui tassi di interesse dei titoli di Stato italiani. E ipotizzando l’allineamento allo spread sui titoli di Stato spagnoli (riduzione di 60 punti base dei rendimenti italiani a 10 anni) comporterebbe un risparmio cumulato sull’onere del debito superiore a 23 miliardi per il periodo 2025-29″.
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