Congedo parentale di 3 mesi pagato all’80% fino ai 6 anni dei figli. I dipendenti sotto i 40 mila euro sono i maggiori beneficiari del taglio al cuneo fiscale. Introdotto un tetto al reddito per le detrazioni
La legge di Bilancio arriva in Senato. Oggi l’ultimo atto della manovra economica del 2025 approvata alla Camera una settimana fa e che dovrebbe chiudersi con il via libera definitivo domani dopo una toccata e fuga a Palazzo Madama di poco più di 24 ore, nonostante gli 800 emendamenti delle opposizioni e le proteste per un «Parlamento umiliato», «mortificato» da un «monocameralismo di fatto».
La terza manovra del governo Meloni impegna 30 miliardi di euro soprattutto in misure per lavoratori e famiglie con redditi bassi. Il resto va alle imprese, al rafforzamento del Fondo sanitario nazionale, per i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, il Ponte sullo Stretto (altri 1,4 miliardi di euro fino al 2032), l’aumento delle pensioni minime (+2,2% nel 2025). «Serve continuare ad abbassare le tasse per chi intraprende», ha detto il vicepremier Antonio Tajani che ha promesso di «lavorare anche per tutelare il ceto medio con la riduzione dell’Irpef il più rapidamente possibile». Domani potrebbe infine esserci anche l’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno.
Ires premiale al 20% per 18 mila aziende Regole su assunzioni e investimenti
A beneficiare dell’Ires premiale saranno soltanto 18 mila imprese. Lo sconto che consente di versare l’imposta sul reddito delle società adottando un’aliquota del 20%, anziché del 24%, risparmiando così quattro punti percentuali, prevede, del resto, un meccanismo piuttosto complicato e stringente. Per pagare l’Ires al 20% ci sono numerose condizioni. A cominciare dall’accantonamento a riserva di una quota di almeno l’80% degli utili dell’esercizio 2024, ma almeno il 30% di questi utili dovrà essere destinato a investimenti legati ai piani di trasformazione digitale ed energetica (Transizione 4.0 e Transizione 5.0).
L’impegno in questi investimenti dovrà essere in ogni caso non inferiore a 20 mila euro. Si aggiunga un’ulteriore condizione: nel 2025 i posti di lavoro non dovranno essere inferiori rispetto alla media del triennio precedente e dovranno essere assunti nuovi lavoratori a tempo indeterminato. L’impresa, infine, non deve avere richiesto la cassa integrazione nel biennio 2024-2025. Come si vede una serie di obblighi, che, di fatto, rende accessibile lo sconto del 4% soltanto a un ristretto numero di imprese italiane, appunto 18 mila. La stima delle aziende che utilizzeranno il bonus è contenuta nella relazione tecnica a corredo della norma contenuta in manovra. Più in dettaglio, è infatti specificato che le aziende beneficiare dell’Ires premiale saranno appena lo 0,4% rispetto al totale di 824 mila società di capitali. La previsione è che le 18 mila imprese interessate dallo sconto effettueranno nel prossimo biennio investimenti per 11 miliardi, assumendo 109 mila lavoratori (non è indicato tuttavia il numero delle assunzioni direttamente legate all’introduzione dell’Ires premiale).
Bonus di mille euro per i nuovi nati. Aiuti per le attività extrascolastiche
Per il solo 2025 arriva la «carta nuovi nati» destinata ai bambini nati nel 2025: si tratta di una tantum di mille euro per i neogenitori, ma solo con reddito Isee fino a 40 mila euro. Le famiglie con figli, soprattutto con redditi bassi, sono tra i principali destinatari delle misure della manovra.
Confermato anche per il 2025 il bonus nido: 3 mila euro annui con Isee fino a 25 mila euro; scende a 2.500 con Isee fino a 40 mila euro: è di 1.500 con Isee superiore a 40 mila euro. Quest’anno, nel calcolo dell’Isee viene escluso l’importo dell’assegno unico che in passato ha penalizzato molte famiglie.
Il congedo parentale per i lavoratori dipendenti si allunga a 3 mesi con la retribuzione all’80% ed è usufruibile fino ai 6 anni d’età del bambino. Restano 10 i giorni di paternità obbligatoria. Per le famiglie che non possono pagare le rette delle mense della scuola primaria, viene istituito il Fondo per il contrasto della povertà alimentare: 500 mila euro per il 2025 e il 2026; 1 milione dal 2027. Arriva poi il Fondo dote famiglia: 30 milioni di euro nel 2025 a sostegno delle famiglie per le attività sportive ed extrascolastiche dei figli tra i 6 e i 14 anni e con Isee fino a 15 mila euro.
Rifinanziata con 500 mila euro la carta «dedicata a te» da 500 euro per l’acquisto di beni di prima necessità: ma è solo per redditi Isee fino a 15 mila euro. Rifinanziato con altri 10 milioni il Fondo per chi non riesce a pagare l’affitto.
Il bonus psicologo è rifinanziato nel 2025 e nel 2026 con 8,5 milioni di euro. Dal 2027 il contributo sale a 9 milioni. Ma vengono stanziati anche 10 milioni nel 2025 per un Fondo di sostegno psicologico per gli studenti da attivare in strutture di riferimento per le scuole. Arriva poi un contributo di 50 milioni alle scuole paritarie che accolgono studenti con disabilità. Per le giovani coppie, persone fino a 36 anni e famiglie numerose fino al 2027 viene confermato il bonus per l’acquisto prima casa.
Irpef, le aliquote scendono a tre. Flat tax al 15% fino a 35 mila euro
I lavoratori dipendenti con i redditi più bassi – fino a 40 mila euro – sono i maggiori destinatari delle risorse della manovra (circa la metà dei 30 miliardi di euro): diventa infatti strutturale il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, si applicherà direttamente in busta paga e sarà automatico. Si applica a una platea di circa 3 milioni di lavoratori. Per i redditi fino a 20 mila euro il taglio del cuneo resta contributivo. Dai 20 mila ai 40 mila euro di reddito, il taglio diventa fiscale, con una detrazione fissa di 1.000 euro fino a 32 mila euro, che diminuisce progressivamente fino ad azzerarsi (decalage) tra i 32 mila e i 40 mila euro.
Scendono a tre le aliquote Irpef: 23% per i redditi fino a 28 mila euro, 35% da 28 a 50 mila euro e 43% oltre i 50 mila euro. Sale da 30 mila a 35 mila euro la soglia di reddito da lavoro dipendente o da pensione che permette di beneficiare della flat tax al 15%.
Confermato il bonus mamme lavoratrici, esteso a quelle a tempo determinato e alle autonome con reddito d’impresa (ma senza regime forfettario). Lo sgravio contributivo è per donne con 2 o più figli fino ai 10 anni di età. Dal 2027, l’esonero arriva fino ai 18 anni per mamme con 3 o più figli. Ma per tutte il reddito imponibile deve essere non superiore ai 40 mila euro annui.
Auto aziendali, la stretta prescinde dalla retribuzione
I redditi più elevati sono i più penalizzati. La manovra introduce un tetto alle spese detraibili, che tra l’altro varia in base al numero dei figli a carico. Sopra i 75 mila euro di reddito la spesa detraibile massima è fissata a quota 14 mila euro, che però si riduce fino a 7 mila euro se non si hanno figli. Oltre i 100 mila euro di reddito, il tetto di spesa diminuisce a 8 mila euro (in caso di due figli a carico), e si dimezza a 4 mila euro in assenza di figli. Le uniche eccezioni non sottoposte al tetto sono le spese sanitarie e farmaceutiche e le spese detraibili per gli investimenti in start up e Pmi innovative. A pagare di più saranno anche i dipendenti che hanno in uso auto aziendali, la stretta è pesante e vale in termini di gettito 25 milioni nel 2025 e 120 milioni una volta a regime. Tra l’altro il giro di vite è lineare e prescinde dal reddito.
Dalle compagnie un anticipo sui contratti
Banche e assicurazioni figurano tra i soggetti che nel 2025 pagheranno di più. Alle imprese del settore è stato chiesto un «contributo volontario» a sostegno dei conti pubblici che, in totale, vale 6,5 miliardi di euro di anticipazioni di cassa.
Le banche, per esempio, verseranno in anticipo 1,2 miliardi sotto forma di minori compensazioni tra maggiore reddito imponibile per il rinvio delle deduzioni e perdite pregresse. Un altro robusto contributo arriva dal rinvio delle deduzioni per svalutazioni dei crediti, avviamenti e perdite. In totale si tratta di un gettito pari a 3,3 miliardi, che gli istituti di credito potranno recuperare a partire dal 2027. È previsto infine che il bollo sulle comunicazioni finanziarie per le polizze vita di ramo terzo e quinto sia pagato ogni anno, anziché un’unica volta al termine del contratto. Una novità che obbliga le compagnie a versare un anticipo di 2,5 miliardi sui contratti già in essere.
Con la manovra 2025 cambiano anche le garanzia del Fondo per le pmi. La copertura pubblica sui finanziamenti per la liquidità a favore di medie e piccole imprese è destinata a ridursi. Il Fondo garantirà fino al 50% e non più fino al 60%. Finanziarsi sarà, insomma, più costoso rispetto al passato.
Stop agli incentivi per le caldaie a gas e per le aree verdi
La manovra introduce una stretta sulle detrazioni per i familiari a carico. Arriva lo stop alle detrazioni per i figli oltre i 30 anni, con l’eccezione dei figli disabili, per i quali le detrazioni continuano a essere garantite senza limiti di età.
Con la legge di Bilancio 2025 finisce inoltre l’era dei maxi sconti fiscali legati alle ristrutturazioni edilizie. Il superbonus al 110%, già ridotto al 65%, sarà consentito soltanto per i cantieri aperti prima dello scorso 15 ottobre. Per le prime case è prevista la conferma del bonus al 50% per gli interventi di ristrutturazione (su un tetto di spesa di 96 mila), ma il beneficio scende al 36% per tutti gli altri immobili.
Un emendamento ha fatto invece saltare definitivamente il bonus caldaie alimentate da combustibili fossili. Ridotto l’ecobonus per finestre e schermature: 50% per la prima casa e 36% per le altre (poi 30% dal 2026). Stop anche al bonus verde. Resta in vigore il bonus arredi, che consente di detrarre il 50% su spese fino a 5mila euro. Lo sconto è applicato per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici. Per beneficiare dell’agevolazione basta effettuare il pagamento con sistemi tracciabili.
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