«Uniamo le forze sul tema del disagio abitativo»

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«Vi consegno un appello ad unire le forze per dare risposta al bisogno abitativo, che insieme al lavoro dà piena dignità alle persone». Con queste parole monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, ha concluso il suo intervento ieri sera, martedì 28 gennaio, in occasione dell’incontro promosso dalla Camera di Commercio di Padova che ha riunito insieme i rappresentanti delle associazioni di categoria, del mondo sindacale, degli ordini professionali e delle associazioni dei consumatori, oltre ai componenti del Consiglio camerale. Un confronto aperto, che ha toccato diversi temi connessi alla dimensione etica del lavoro, dalla solitudine vissuta dagli imprenditori che si trovano a dover prendere decisioni complesse di fronte alle sfide dell’oggi – con l’invito a fare rete e trovare momenti di confronto – al ruolo sociale delle imprese indicate dal vescovo come «patrimonio dell’intera comunità e bene sociale» che per «la funzione di rispondere ai bisogni reali dell’esistenza e di costruire nella collaborazione il bene comune, non possono essere concepite come proprietà esclusiva». 

Il tema della difficoltà di reperire alloggi a Padova, vissuto sia dai lavoratori sia dagli studenti e legato sia al calo dell’offerta sia alla conseguente impennata degli affitti, è tornato anche nelle parole del Presidente della Camera di Commercio Antonio Santocono, oltre che in alcuni interventi dei rappresentanti del tessuto economico padovano: «Il mondo delle imprese non può far finta di nulla rispetto a questo fenomeno», ha spiegato Santocono, ribadendo la necessità di attivare a livello nazionale un piano casa per offrire ai neo-assunti alloggi ad affitti calmierati, per favorire la mobilità e attrarre lavoratori dall’estero e al tempo stesso rilanciando la proposta di istituire a livello locale un fondo di garanzia per tutelare dal rischio di morosità chi affitta a lungo termine, incentivando così questa pratica. «Come ente camerale siamo disponibili a dialogare per trovare una soluzione», ha spiegato il Presidente.

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Il tema della cura dei giovani, che spesso si affacciano al mondo del lavoro carichi di nuove domande e di aspettative, ma che in altri casi appaiono sfiduciati e fragili, è stato un altro fra i nodi ricorrenti, con alcuni interventi che hanno proposto esperienze personali, ma anche sollecitazioni e riflessioni. I bisogni sollevati dalle nuove generazioni, come emerso dal dialogo fra il vescovo e i rappresentanti del mondo economico padovano, portano con sé la necessità di ripensare i modelli organizzativi. «La competitività di un’attività si gioca certo sulla capacità di innovazione, ma anche sulla capacità di porsi in ascolto dei nuovi bisogni che le persone portano nella sfera lavorativa sul piano delle esigenze di autorealizzazione, di partecipazione, di conciliazione della loro vita», ha spiegato monsignor Cipolla. 

«I vecchi modelli organizzativi – ha spiegato a questo proposito il Presidente Santocono – appaiono ormai superati, il divario fra domanda e offerta nel mondo del lavoro si fa sempre più marcato e le aziende si interrogano sulle leve per attrarre i giovani talenti che, nella scelta del contesto in cui lavorare, si dimostrano attenti alla dimensione della sostenibilità ambientale e sociale, al bilanciamento vita-lavoro, all’attenzione alla parità di genere e ai valori che le imprese sanno proporre. Molte imprese, anche nel nostro territorio, hanno già saputo cogliere questo cambiamento, ridisegnando i loro modelli organizzativi e mettendo al centro la persona. La nostra Camera è impegnata in questa sfida attraverso molteplici iniziative sulla sostenibilità sociale, con progetti come il volontariato formativo di impresa alle Cucine economiche popolari». Il vescovo ha aggiunto poi come «alcune fatiche relazionali e di esercizio dei ruoli dipendono da rigidità culturali in cui abbiamo ingabbiato l’impresa. Penso alla grande solitudine di dirigenti e imprenditori, alla fatica di una leadership condivisa e ancor più a una leadership di cura, come pure alla fatica del passaggio generazionale o di testimone; penso alla contrapposizione tra chi detiene il capitale o la direzione e chi lavora; penso anche alle difficoltà di un efficace radicamento nel territorio, fino alle derive di imprese rapaci e irrispettose delle persone e dell’ambiente». 

La riflessione condivisa ha affrontato anche il tema del conflitto, dimensione che permea anche i rapporti nel mondo economico, «una realtà sana, che va riconosciuta e gestita, facendosi aiutare da mediatori e persone capaci di ascolto e dialogo», ha detto il vescovo che ha infine rivolto un ringraziamento ai rappresentanti del mondo dell’impresa e del lavoro «per gli sforzi reali che ciascuno di voi compie attraverso le sue attività e organizzazioni per assicurare un lavoro dignitoso e far crescere un’economia sana».



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