L’Europa non rischia di rimanere attardata nel car sharing a guida autonoma rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Ne è convinto il professor Sergio Savaresi, direttore del dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e a capo del gruppo di lavoro sull’intelligenza artificiale applicata alla guida autonoma, che abbiamo incontrato a margine dalla dimostrazione pratica del programma di sperimentazione della guida senza conducente per i servizi di condivisione promosso da A2A, Politecnico e Most (centro nazionale per la mobilità sostenibile). Nel corso della sperimentazione per un anno a Brescia, una Fiat 500e equipaggiata con un kit robodriver sarà testata nelle attività di recapito ai clienti del car sharing e nel successivo rischieramento nei parcheggi o in consegne a ulteriori utenti. Durante la presentazione del progetto, uno dei temi toccati è stata la concorrenza fra Europa, Stati Uniti e Cina nella corsa alla guida senza conducente. Aspetto fra l’altro toccato su Fleet&Business di gennaio-febbraio, in un’analisi delle conseguenze per l’industria europea di un’eventuale deregulation dell’intera materia negli Usa, adesso che Elon Musk è al vertice della seconda amministrazione Trump e intende portare avanti il suo piano di costruire due milioni di Tesla robotaxi. Savaresi sostiene che nel Vecchio Continente “tutti, dalle autorità all’industria dell’auto, sanno che lo sviluppo di soluzioni di guida autonoma made in Europe è la sola strada. E che va agevolato, se non vogliamo che, fra poco, gli operatori di car sharing siano costretti a importare tecnologie dall’America o dalla Cina”.