un ambientalismo diverso è possibile

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La paura di chi vede a rischio uno stile di vita confortevole conquistato da poco, la stizza di anziani incattiviti con il cervello arrugginito s’intrecciano con il subdolo interesse di uffici stampa aziendali, think tank di propaganda e leader in cerca del nemico più facile. Il clima di tutto questo non ha paura. Le condizioni del pianeta non possono diventare un interesse di parte, una visione specifica del mondo

L’ambientalismo politico rischia di morire sepolto da una valanga di bugie ed errori tattici. Le immagini simbolo della sua morte sono Greta Thunberg con la kefiah palestinese e Trump a Davos che tuona contro un immaginario «ridicolo Green New Deal».

Il delitto è stato perpetrato a colpi di propaganda, confondendo tutto. La moderazione di molte associazioni ambientaliste e legislatori illuminati, gli interessi trasparenti di aziende che guardano a nuovi mercati e opportunità di sviluppo, le preoccupazioni legittime dei giovani per il loro futuro si sono mescolate agli errori tattici degli attivisti climatici e quelli comunicativi degli scienziati e dei regolatori, al greenwashing e alla demonizzazione dell’ambientalista radical chic.

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La paura di chi vede a rischio uno stile di vita confortevole conquistato da poco, la stizza di anziani incattiviti con il cervello arrugginito s’intrecciano con il subdolo interesse di uffici stampa aziendali, think tank di propaganda e leader in cerca del nemico più facile. Il clima di tutto questo non ha paura.

Le bombe d’acqua che si abbattono sul nostro e altri paesi, in una specie di autunno tropicalizzato destinato a diventare normalità, gli incendi boschivi ripetuti, ormai anche prima e dopo l’estate, e tutti gli altri effetti del clima cambiato se ne fregano dei cacadubbi, dei cospirazionisti, delle rassegnucce stampa su Instagram, dell’ultimo pamphlet contro le bugie verdi.

Gli sparuti lettori di questo ciarpame si troveranno l’acqua in cantina, l’elettricità che salta, la testa sferzata da un nuovo vento caldo: una linea dello scirocco che corre su verso il nord, come la linea della palma. Il ritornello è: la gente non s’interessa di queste cose, la gente vota Trump e tutti quelli che, come lui, vogliono il vecchio mondo del senso comune, fatto di auto a motore termico, consumi facili e crescenti, spensieratezza. La natura è una passeggiata nel bosco, nel fine settimana, buttando il piatto di plastica sul prato.

L’unica soluzione a questo non può che essere un’iniezione di durezza, di realismo. Gli ambientalisti sono apparsi ideologici, sognatori, estremisti. Questo è stato il vero errore.

Il disinteresse e il sogno degli elettori di Trump svaniranno appena arriva l’alluvione, l’incendio, la massa di sfollati. La gente ha interesse a un mondo che duri. Anche perché il viaggio su Marte è o impossibile o molto costoso. Solo che quest’interesse è difficile da vedere e il sogno è bello e facile.

Ma le condizioni del pianeta non possono diventare un interesse di parte, una visione specifica del mondo. Forse bisogna tornare all’origine dei partiti verdi non schierati, all’idea di temi comuni su cui tutti debbono proporre ricette.

Il compito della sinistra non può più essere difendere le vecchie modalità – multilateralismo, regolamentazione, attivismo – ma stanare la destra chiedendo di vedere le carte, cioè le ricette. La soluzione è il nucleare? Bene, fatelo: quando? A che prezzo? In che modo? Gli incendi sono dolosi? Bene: scoprite i colpevoli, e spiegateci come mai si susseguono. C’è una epidemia di piromania?

Per molti la fusione fra battaglie ambientaliste e lotte sociali è stata una vittoria. Forse è stata una vittoria di Pirro. Sicuramente lo è stata se guardiamo ai numeri e ai fatti.

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Il mondo occidentale vira a destra e non sembra più volerne sapere dell’ecologia. Il mondo non occidentale guarda atterrito chi accelera il momento della catastrofe che colpirà soprattutto i paesi non industrializzati e poveri. I paesi di recente industrializzazione cercano di impadronirsi dei nuovi mercati della transizione ecologica.

Forse la soluzione è separare di nuovo le cose (pur sapendo che sono concettualmente unite). L’ambiente ridiventi un tema neutro, uno sforzo comune, e ognuno conduca le sue battaglie sul resto. È vero che la catastrofe climatica colpirà più duramente i più poveri. Ma i fatti della California dimostrano che nessuno è al riparo. La destra non potrà continuare a lungo a negare tutto questo. Gli elettori più anziani non si convinceranno, perché non vedranno le conseguenze peggiori. Ma tutti gli altri, appena gli effetti già in corso diventeranno più frequenti, potranno continuare a sognare?

L’ambientalismo politico deve far sua la lezione della pandemia. L’emergenza unisce la politica e abbatte il rumore di fondo. I no-vax hanno meno successo dei negazionisti climatici, per quanto talvolta coincidano. L’ambientalismo deve diventare un requisito di decenza.

Una discussione come quella in corso sul centro cattolico, per esempio, dovrebbe destare scandalo anche per l’assenza del tema. Non era papa Francesco il pontefice della casa comune, nella Laudato Sì?

Passiamo da “Un altro mondo è possibile” all’ambientalismo come unico orizzonte condiviso possibile. Guardiamo oltre le prossime elezioni.

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