Regionali Toscana 2025, il sondaggio: Giani avanti di 10 punti

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L’hanno atteso e visto entrambi. E il Giani – che ve lo dico a fare – gongola, è una bobina di energia, se non l’avessero fermato ieri sarebbe corso alla canottieri per un altro tuffo in Arno, ché l’anno nuovo inizia davvero ora. Ale invece riflette, medita, rimugina e pare perfino che ora tentenni, perché non è solo il distacco di dieci punti dal governatore a suggerirgli prudenza se non addirittura un passo indietro, ma pure quei dati (pessimi) sul grado di conoscenza e fiducia fra i cittadini in Toscana hanno riacceso la spia di un iceberg all’orizzonte contro cui il centrodestra rischia di andarsi a schiantare.

Così, la corsa per le prossime Regionali – probabili a ottobre 2025 – sembra rinfocolarsi dopo lo spleen invernale per effetto di un sondaggio Emg Different condotto per conto di ToscanaTv e trasmesso ieri sera. Secondo la rilevazione, condotta su un campione di mille intervistati, se si andasse alle urne adesso, il voto certificherebbe il Giani-Bis, con o senza campo largo. Una coalizione di centrosinistra senza i Cinquestelle raccoglierebbe il 50% ed Eugenio Giani il 51%, il centrodestra si fermerebbe al 40,5%, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, finora candidato in pectore della coalizione a trazione meloniana, al 39,5%. E come se non bastasse, non farebbe nessuna differenza sostanziale la presenza o meno del M5s nell’alleanza a sostegno del presidente. Il «cantiere progressista» immaginato dal segretario dem Emiliano Fossi con i pentastellati raccoglierebbe il 55%, Tomasi si fermerebbe comunque al 40%. Insomma, del 5,5% che valgono i grillini in Toscana soltanto una piccolissima quota voterebbe a destra. Non solo. A giudicare dai dati raccolti dall’agenzia di Fabrizio Masia, un accordo con Giani sembra molto più una strada obbligata per il M5S che per il Pd, dato il margine risicatissimo che le intenzioni di voto lasciano ai pentastellati per agganciare una rappresentanza in consiglio regionale. Con il Toscanellum infatti lo sbarramento per i partiti in coalizione è del 3% (soglia sopra cui si colloca Italia Viva, e potrebbe riuscire a raggiungere anche Azione se unisse le forze con + Europa), mentre per le liste in solitaria l’asticella si alza al 5%. Ma che Giani vinca con il 51 o il 55 cambierebbe poco, in entrambi i casi godrebbe di un margine di assoluta tranquillità per governate.

Il sondaggio è al miele per Giani e non solo per la simulazione elettorale, ma perfino per il giudizio dei toscani sul suo lavoro (addirittura il 72% lo promuove), e potrà adesso utilizzarlo col partito per spingerlo a sbloccare la sua candidatura. Del resto ha detto di considerare marzo il momento giusto per avviare la campagna elettorale. Ma anche per il Pd è un segnale di forza, visto che il partito di Elly Schlein recupera ancora terreno attestandosi al 33%. Buono anche il 7% di Alleanza Verdi e Sinistra. Ma la consultazione, seppure sia da prendere con le molle, visto l’anticipo con cui arriva rispetto alla data del voto, testimonia soprattutto un problema a destra. Tomasi soffre di un deficit di notorietà troppo alto. È conosciuto dal 44% dei toscani (Giani dal 63%), ma il 35% sa chi è solo per sentito dire. Inoltre raccoglie soltanto un 12% di fiducia (contro il 35% del governatore). Se il centrodestra volesse ancora puntare su di lui dovrebbe farlo alla svelta, per consentirgli di girare la regione e costruirsi un’immagine da candidato. Difficile, visto che Lega e Forza Italia continuano a minare la sua nomination con distinguo se non addirittura aperte opposizioni. E se prima sia azzurri che sovranisti avevano avanzato addirittura la richiesta di primarie (ohibò, le primarie a destra), adesso sia gli uni che gli altri annunciano di voler portare al tavolo delle trattative un loro nome per la Toscana.

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«Divario esagerato. E comunque Tomasi non è il candidato», ripete il coordinatore toscano dei forzisti Marco Stella. «I sondaggi senza campagna elettorale e senza candidato valgono poco – dice l’eurodeputata leghista e fedelissima di Salvini, Susanna Ceccardi – Quando la Meloni convocherà il tavolo nazionale e i candidati sarannio definiti il quadro potrebbe cambiare». Tradotto: non è detto che in Toscana tocchi a FdI esprimere il nome. Dipenderà dal risiko con le altre regioni. E l’incognita del Veneto potrebbe ripercuotersi anche da noi. Se saltasse Zaia al Nord, allora la Lega pretenderebbe un candidato-bandiera almeno qui. Roberto Vannacci? È un’ipotesi su cui alcuni leghisti lavorano. Soprattutto perché proprio in Toscana il mood salviniano sembra al tramonto se il 5% rilevato da Emg è vicino alla realtà. «Il generale Vannacci sicuramente aiuterà il partito», dice il vicesegretario regionale del Carroccio Andrea Cella.

Anche se fra i sovranos in molti dicono che a Ceccardi – l’unica davvero ascoltata in Toscana da Salvini – non dispiacerebbe proporre al capo la capogruppo in consiglio regionale Elena Meini, cascinese come lei. Si vedrà. Certo, non sarà facile convincere Giovanni Donzelli a mollare la presa. Fratelli d’Italia in fondo si attesterebbe in Toscana al 25%. E il deputato e plenipotenziario meloniano è il main sponsor di Tomasi, è stato lui a volerlo nominare coordinatore regionale. «E ci ha fatto un favore – gongola un dirigente toscano dei dem – perché così ha perso l’aura da giovane e bravo sindaco moderato, è diventato il frontman meloniano». Anche se comunque gli elettori decisi a votare «altre liste» per ora sarebbero solo il 4%, non abbastanza per fare la differenza. 
 



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