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di Anna Chiappini*

Nella notte del 25 gennaio scorso, in via Dosso Dossi, un uomo di 46 anni è stato sorpreso a dormire presso il portone di un istituto scolastico e sanzionato. A suo carico, gli agenti hanno inoltre emesso un ordine di allontanamento dal luogo di 48 ore, con un Daspo urbano in caso di violazione.

Il DASPO urbano, introdotto per la prima volta con il decreto legge 14/17 ( il cosiddetto decreto Minniti)  è definito come “misura a tutela del decoro di particolari luoghi”: in pratica, un sindaco – con il prefetto – può multare e stabilire un divieto di accesso ad alcune aree della città per chi «ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione» di infrastrutture di trasporto (strade, piazze, ferrovie e aeroporti).

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La multa dovrebbe avere un effetto educativo, ma ogni volta che multiamo chi non ha niente osserviamo sempre un effetto opposto: queste persone, oltre a non poter pagare, finiscono per chiudersi ancora di più in se stesse, diventando più diffidenti e spesso ostili verso gli altri e verso la società. Vivere in strada non è una scelta e l’unica conseguenza di queste multe è di spostare il disagio un poco più in là.

Il Daspo urbano, poi,  ha un aspetto simbolico molto forte, porta per sua natura il significato dell’esclusione di categorie sociali ritenute indesiderabili, ma prodotte strutturalmente dal nostro sistema di vita: come dice l’Associazione Antigone, non bisogna fare la lotta ai poveri, bisogna fare la lotta alla povertà.

A di là del singolo provvedimento, è importante riflettere sulle modalità che le istituzioni locali adottano per rispondere alle povertà presenti in città e come si rapportano con organizzazioni ed associazioni impegnate su questo terreno, perché il risultato sia d’insieme e il più proficuo possibile. Di seguito alcune proposte, sintesi delle osservazioni raccolte tra chi lavora sul campo

  • Una lacuna di cui soffriamo a Ferrara è la mancanza di dati: dal 2019, il Comune non effettua l’indagine statistica triennale sulle famiglie residenti nel Comune, con cui si analizzavano “le condizioni abitative ed economiche, gli stili di vita e di consumo dei residenti e la valutazione dell’incidenza di povertà”. Il Comune interviene a tutela dei più vulnerabili attraverso il Pronto Intervento Sociale (PRIS), lo Sportello Sociale Unico Integrato (SSUI), ASP e l’Unità di Strada. Occorrerebbe avere dati, per esempio, circa la presenza dei senzatetto in centro come in periferia. Questo è il principale oggetto dell’interpellanza al Sindaco firmata dalla consigliera Zonari, assieme alla richiesta di un osservatorio sui bisogni delle persone che dormono all’aperto in territorio comunale. Inoltre, il Tavolo sulle Povertà, istituito nel 2018, non è stato mai convocato.

La mancanza di informazioni sia qualitative che quantitative, come risultato di indagini statistiche locali e studio, rende più approssimativi gli interventi sia a livello comunale che associativo, pregiudicandone l’efficacia e la sistematicità. Inoltre, l’assenza di un quadro di sistema compatto, che una volta era composto dalla stretta collaborazione dei servizi, determina frammentazione e autoreferenzialità, disperdendo energie preziose e un’utile condivisione di strategie.

  • Ignoriamo la distribuzione del centinaio di posti per l’Emergenza Freddo dichiarati dall’assessora Coletti due settimane fa sulla stampa. Sarebbe importante capirne la collocazione e se la capienza è esaurita. Alcuni parroci e Centri d’Ascolto, per esempio, si trovano ad affrontare ospitalità in spazi improvvisati e limitati rispetto alle richieste che si presentano, non conoscendo dove indirizzare le persone in ripari che sanno disponibili.
  • L’ Associazione Viale K, che opera in stretta collaborazione con i Servizi del territorio, soprattutto con le ASP, registra la difficoltà di accogliere persone con problematiche sempre più complesse, sia sociali che psicologico/psichiatriche e relazionali, segnalate e inviate all’Associazione in modo improprio in quanto di difficile gestione, mentre esse necessiterebbero di strutture più idonee e attrezzate. Mancano, o comunque non sono sufficienti, strutture d’accoglienza in grado di accogliere e gestire persone con problematica prevalentemente sanitaria.
  • E’ necessario che venga previsto un servizio di Unità di Strada il fine settimana, al momento inesistente. L’Unità di Strada è il tramite perché i senza dimora possano dotarsi di codice fiscale, tramite appuntamento presso gli uffici cittadini.

A livello di welfare locale, una disfunzione del nostro sistema è rappresentata dalla mancata assegnazione della residenza ai senza dimora. La condizione minima per concretizzare un percorso di reinserimento è il riconoscimento di una residenza, seppur fittizia. Sottolineiamo che nel 2022, peraltro,  la Regione Emilia Romagna ha approvato una legge sul diritto al medico di famiglia e al pronto soccorso ai senza dimora, fortemente voluta dall’Avvocato di Strada Antonio Mumolo, approvata nel novembre 2024 dal Parlamento Italiano. Ricordiamo che chi finisce in povertà e viene sfrattato perde la residenza e di conseguenza subisce la cancellazione dall’anagrafe, con la perdita di tutti i diritti civili. Il diritto alla salute appartiene ad ogni essere umano.

*Consigliera comunale Pd

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