Alluvioni e ricostruzione, Curcio: “Uniti, ora si riparte”

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“Tutto parte dal territorio”: dal supporto ai sindaci alla richiesta di nuove norme che modifichino lacci e lacciuoli ormai secolari, dalla programmazione urbanistica alla realizzazione di opere immediate, Fabrizio Curcio sta già battendo metro per metro l’Emilia-Romagna. E nel primo colloquio con Qn ragiona su prospettive e rischi per il Paese.

Fabrizio Curcio, 59 anni, nuovo Commissario alla ricostruzione

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Curcio, lei è stato nominato commissario per la ricostruzione dopo le alluvioni del 2023: dopo mesi di polemiche, come ricostruirete il rapporto di fiducia con la gente?

“Tutto parte dal contatto con le persone, e le istituzioni locali. Vedo sentimenti di collaborazione, voglia di risolvere le problematiche aperte”.

Ma il rapporto fra Roma, Regione e gli enti locali finora è stato fallimentare.

“Adesso c’è unità di intenti, la gente lo vede e apprezza l’approccio condiviso da parte delle istituzioni”.

Da una criticità un’opportunità per arrivare a un modello ‘Post-alluvione in Emilia-Romagna’?

“Non mi piace parlare di modelli, perché ogni territorio ha una storia e problematiche differenti. Preferirei parlare di metodo, che è quello della concertazione: da Ischia al terremoto del centro Italia fino a questa alluvione, abbiamo territori diversi, ma possiamo pensare a metodi di lavoro comuni”.

Veniamo al percorso di ricostruzione: ha parlato di piani speciali che si devono integrare con quelli ordinari. Ma per ora sulle questioni a lungo termine si è capito poco. Quali sono i tempi per la programmazione urbanistica delle ‘infrastrutture’ dell’acqua? Quali quelle prioritarie?

“C’è un doppio binario: gli interventi immediati, su cui non si scappa e si è già fatto e si sta già facendo molto e ancora moltissimo ci sarà da fare. Ci sono aspetti evidenti che devono subito essere chiariti e opere da realizzare: ma non mescoliamole con altro, altrimenti blocchiamo entrambi i percorsi”.

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Qual è questo secondo percorso?

“Quello della programmazione del territorio, che richiede approfondimenti, studi complessi, confronto e collaborazione con autorità di distretto e Regioni. Su questi ragionamenti incidono anche altri eventi, come le alluvioni del 2024: lo scenario è cambiato. La parte urbanistica, le scelte regolatorie e di programmazione territoriale a lungo termine non sono temi del commissario”.

Quindi?

“Partiamo dal lavoro fatto e rendiamo merito all’impegno e alle tante cose già in fieri realizzate anche sotto la pressione della prima fase post emergenziale. Voglio ringraziare il generale Francesco Figliuolo per il lavoro equilibrato e i risultati raggiunti”.

Delocalizzazioni: si continua a parlare di spostare alcuni cittadini e imprese, ma acquistare una casa sul libero mercato costa e varia molto a seconda della zona della regione in cui si vive. Cosa si può fare per sostenere i cittadini? Indennizzi? Dare un valore minimo per le abitazioni? Incentivare gli esodi nelle zone maggiormente a rischio?

“Non è un tema solo dell’Emilia-Romagna o delle zone alluvionate: bisogna pensare a tutto il territorio. Partiamo dalle case danneggiate in maniera incontrovertibile o dalle aree ormai inaccessibili: su quelle si può pensare a interventi sartoriali, con aiuti e delocalizzazioni programmati”.

Ci sono però grandi città, come Faenza che hanno interi quartieri sotto i livelli dei fiumi. Bologna ha zone iper urbanizzate costruite su corsi d’acqua tombati e abbiamo visto cosa significa sulla pelle dei cittadini. Delocalizzare, dunque, appare irrealistico. Cosa si può fare per situazioni complesse come queste?

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“In questo caso il tema è la mitigazione del rischio e la difesa del territorio e non riguarda solo l’area alluvionata ma è un tema di interesse nazionale. Dunque, da una parte ci sono le azioni immediate e urgenti, dall’altra la programmazione del territorio”.

Serve dunque un piano nazionale contro il dissesto?

“Esistono già programmi in ambito europeo che prevedono la valutazione dei rischi presenti sul territorio nazionale e ci sono accordi transnazionali, come quello di Sendai che hanno proprio l’obbiettivo della mitigazione dei rischi da disastri. Il vero tema è la messa a terra sulla programmazione del territorio di quella valutazione. Dunque, questo è un tema mondiale, non solo italiano e noi dobbiamo essere parte di questo processo”.

Molti sindaci, in particolare nei piccoli comuni, chiedono di accelerare le pratiche: come dare più supporto tecnico riducendo la burocrazia?

“C’è un tema ordinario: molte strutture comunali soffrono di carenza di organico già in assenza di eventi particolari. Figuriamoci se succedono eventi come le alluvioni: la problematica si pone a ogni emergenza”.

Dunque?

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“Si è già provveduto a fornire il supporto di personale da parte di società in house, e consentire l’assunzione diretta da parte dei comuni di personale con profilo tecnico che però non sempre è andata a buon fine anche a causa della durata dei contratti. Ci sono quindi altre strade: dal richiamo del personale in pensione ad altre ipotesi che cercheremo di sviluppare con il livello centrale. E lo faremo insieme con il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale: lo ringrazio perché stiamo lavorando insieme, E insieme con il Governo punteremo a migliorare le norme”.

Proprio il fronte normativo è caldo: ci sono norme secolari che rendono impossibile fare manutenzione, come il Regio decreto del 1904 che disciplina gli obblighi dei frontisti per la cura delle sponde blocca chilometri di territorio. Si può intervenire? Cosa chiederà al Governo su questo fronte?

“Faremo proposte. Di sicuro bisogna intervenire sulla Legge 100 del 2023 perché necessità una taratura e ne stiamo già discutendo, oltre che con de Pascale, anche con i governatori Eugenio Giani e Francesco Acquaroli: il dl 61 poi legge 100 era stata lanciata a valle dell’emergenza e discussa nel 2023, ma nel frattempo sono cambiate molte cose e altre alluvioni hanno colpito i territori. C’è il tema dei piani, c’è l’impegno delle Regioni nell’ambito della struttura commissariale, c’è il supporto ai sindaci. Poi c’è un tema generale: nel nostro Paese sono ancora vigenti disposizioni normative assai datate che risultano difficilmente applicabili sia nell’ambito della manutenzione ordinaria del territorio che durante eventi straordinari. Il commissario può dunque essere propositivo nel farsi parte attiva in una discussione a livello nazionale per l’aggiornamento della normativa di settore”.



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