Piacenza, faida tra gang: coinvolto anche un trapper. Sui social la foto con due machete prima dell’aggressione

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di
Stefano Pancini

​​Scontri per il controllo dello spaccio a Piacenza, nove arresti. I giovani accusati anche di tentati omicidi. Il musicista, di origini egiziane, tra gli indagati: chiusi i suoi profili Instagram e YouTube

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Sette accoltellamenti, di cui tre tentati omicidi. Si è conclusa la vasta operazione di contrasto alla devianza giovanile, che ha visto l’impegno della Polizia di Stato in un’azione coordinata dalla Procura della Repubblica. L’attività investigativa ha messo in evidenza l’operato di gruppi, composti anche da una ventina di giovani, con alcuni di loro coinvolti in numerosi episodi di criminalità in varie zone della città, con un’attenzione particolare alla violenza giovanile perpetrata e legata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Il bilancio di questa operazione a tappeto è significativo: sono stati ricostruiti ben 22 episodi criminali, sfociati in 9 arresti, 30 persone denunciate e una misura cautelare emessa. Sono state eseguite 12 perquisizioni, portate a termine 3 sorveglianze speciali e adottate una dozzina di misure di prevenzione. Due locali pubblici sono stati chiusi e nel contempo sono stati sequestrati 789 grammi di droga, tra cui hashish, cocaina, oppiacei e benzodiazepine. Inoltre, sono stati confiscati 14 tra armi e oggetti atti ad offendere.

Le indagini

«Le misure emesse oggi riguardano soggetti giovani, dai 19 ai 35 anni. Si tratta di misure preventive che vogliono dimostrare che i comportamenti violenti e criminosi non sono la strada giusta per integrarsi in una società che, già di per sé, fatica a includere», ha sottolineato il questore di Piacenza, Ivo Morelli. Le misure adottate, infatti, includono avvisi orali, divieti di accesso urbano, fogli di via obbligatori e sorveglianze speciali.  Le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Piacenza hanno permesso di ricostruire una faida tra diversi gruppi di giovani, in particolare tra egiziani, tunisini e marocchini, che si sono affrontati con aggressioni violente per il controllo delle zone di spaccio nel centro di Piacenza. L’intensificarsi della violenza è culminata, tra giugno e luglio dell’anno scorso, con otto accoltellamenti, anche gravi, legati a dispute per il predominio delle piazze dello spaccio di droga. Il gruppo composto da cittadini egiziani, in particolare, ha mostrato un’incredibile brutalità anche solo per essersi sentito «mancare di rispetto». 




















































Aggressioni in pieno giorno

Raggiunto dal provvedimento di divieto di dimora a Piacenza e provincia uno dei protagonisti: un 22enne egiziano (già arrestato tre volte in un mese; due volte dalla polizia per spaccio e una dalla Polizia Locale per lesioni aggravate ai danni di un marocchino) accusato di corruzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il giovane è accusato di aver ottenuto ricette di farmaci oppiacei da un medico di base compiacente (finito in manette ad agosto) che avrebbe intascato del denaro in cambio di prescrizioni. Inoltre, i gruppi di giovani tunisini e marocchini hanno risposto con altrettanta violenza, portando a nuove aggressioni, anche in pieno giorno, a danno dei rivali. A dicembre la Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia in carcere a carico di un trentacinquenne tunisino, accusato di tentato omicidio, e ritenuto il leader della fazione dei tunisini. Il 14 luglio scorso, infatti, il 35enne avrebbe accoltellato un egiziano, che riteneva suo rivale, ferendolo con un fendente al petto. La vittima, per pura fortuna, non aveva riportato lesioni agli organi vitali ma era comunque dovuta ricorrere alle cure ospedaliere riportando trenta giorni di prognosi. La moglie dell’accoltellatore, una cittadina italiana di 29 anni, è indagata a piede libero: in quella circostanza guidava la macchina a bordo della quale il marito aveva raggiunto ed era poi fuggito dal luogo dell’accoltellamento.

Il trapper ospite in tv

Gli investigatori, anche monitorando i social network, dove i giovani criminali pubblicavano video e foto che incitavano alla violenza, hanno ottenuto la chiusura di un profilo Instagram e di un canale YouTube, di un “trapper” di nazionalità egiziana, già indagato a luglio dello scorso anno dalla Squadra Mobile di Piacenza perché ritenuto il mandante del tentato omicidio avvenuto in città, in via Colombo, avvenuto come vendetta al precedente episodio. In quella circostanza, un suo connazionale era stato raggiunto da un colpo di machete ad un braccio mentre cercava di proteggersi il volto. La vittima era dovuta ricorrere alle cure ospedaliere e aveva riportato due mesi di prognosi. Inquietanti i contorni della vicenda: il trapper, poco prima dell’aggressione, aveva postato una “storia” sul suo profilo Instagram nel quale si era immortalato mentre impugnava due machete «inviando chiare minacce alla vittima», sottolinea la questura. In un’altra circostanza, il ragazzo era stato denunciato anche per minacce ai danni di un coetaneo, commesse e sempre attraverso il noto social network a seguito di controversie personali, e la vittima era particolarmente preoccupata in quanto consapevole della pericolosità del soggetto, quest’ultimo indagato anche per istigazione a delinquere in quanto nei video musicali mostrava contenuti violenti con la presenza di armi bianche e stupefacenti. Il trapper ha inoltre partecipato anche come opinionista in una nota trasmissione televisiva, andata in onda su un canale tv nazionale, durante la quale ha pubblicizzato l’utilizzo delle sostanze stupefacenti ed ha esaltato la sua capacità di affrontare i suoi avversari con l’utilizzo di armi bianche e proferendo frasi offensive nei confronti degli appartenenti alle forze dell’ordine. L’indagine ha portato all’estate scorsa alla chiusura per diverso tempo di una barberia che fungeva da base operativa per il gruppo dei giovani tunisini, dove è stata sequestrata droga rinvenuta sia addosso al barbiere che sul pavimento

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31 gennaio 2025

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