Marcato e Villanova: “Zaia progovernatore? Una grande idea”. Fargli governare il Veneto, senza eleggerlo

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L’unico modo affinchè il Doge sia presidente a oltranza è quella della nomina esterna per lui, e assessorati di peso per Fratelli d’Italia. Stratagemmi smentiti dal suo entourage, ma l’importante è garantire la “continuità amministrativa” nella regione (senza accettare diktat da Roma)


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E insomma Luca Zaia in sella ad libitum. “Idea suggestiva, affascinante”, riflettono i suoi luogotenenti. “Funzionerebbe eccome: lui ha ancora un appeal enorme. E poi è un elemento che tiene a freno le resistenze”. Tradotto, i riottosi leghisti veneti non avrebbero più motivo di pestare i piedi. Anzi: governatore al Carroccio e vice pure. Manco nei sogni autonomisti. “I meloniani qualcosa dovranno pur pretendere”. Lo faranno. Ma come anticipato ieri, il nuovo ruolo che si profila per il Doge – reggente di fatto e super partes, dietro a un successore-fantoccio – potrebbe mettere tutti d’accordo. La Lega a Roma non ha dubbi. Il resto del centrodestra confida in congrue contropartite, magari anche fuori dal Veneto. Che per i veneti sa di sballo nello sballo.

Ne abbiamo parlato un po’ con Roberto Marcato e Alberto Villanova, gli alfieri di Zaia sul territorio. Entrambi si battono da settimane per il presidente – o per la sua lista – a oltranza. “Intravedo un bell’escamotage”, spiega il primo, assessore e campione di preferenze. “Per questioni di equilibrio politico, ritengo improbabile che in questo caso Zaia si candidi per il Consiglio: vorrebbe dire un’incetta di voti in suo favore, da aggiungersi alle prime due cariche della regione. E’ comprensibile che FdI, forte di un consenso importante, non lo ammetta”.

Botte piena e Doge ubriaco. Difficile. “Dunque l’operazione progovernatore starebbe in piedi in un solo modo: nessuna lista Zaia, nomina esterna per lui e assessorati di peso per i Fratelli. Che così si garantirebbero il controllo tra giunta e Consiglio. Una configurazione congeniale pure per Salvini: lui vuole una Lega forte, non un’ingombrante lista Zaia a sparigliare le carte. Ma in base a tale scenario, a noi va bene. La strategia elettorale per i prossimi mesi si profilerebbe in discesa”. Secondo lei Zaia si presta a un ruolo spurio, formalmente secondario? “Non vedo perché no. Bisognerebbe chiederlo a lui”.

Dall’entourage del Doge smentiscono categoricamente, sostenendo che questo tipo di stratagemmi non è nel suo stile. Ma a questo punto della partita sorprenderebbe il contrario. “L’importante è non smettere di lavorare per la continuità amministrativa del Veneto”, interviene Villanova, il capogruppo di Zaia. “Finché non ci sarà chiarezza sulla data delle elezioni, ogni discorso resta prematuro”. Eppure i militanti sono un martello, tra filippiche nei gazebo e la carica di adrenalina scatenata dalle parole del presidente stesso all’inizio dell’anno.

“Siamo nel vivo di settimane molto importanti, e lo saranno ancora di più le prossime: raccolta firme per Luca, attività politica e mediatica”. Il consigliere fa da scudo. “Non so quanto la carica di progovernatore sia fattibile. Certo è che lui rimarrà al fianco della sua squadra durante e dopo le urne, per dare tutto il suo sostegno: in quale ruolo e forma sarà deciso dal partito. Ma chi spera che Zaia sparisca dalla scena veneta a fine legislatura, rimarrà molto deluso. I sondaggi sulla sua persona sono cristallini. E non accettiamo diktat da Roma”. Soltanto proposte gradite.

Ormai anche FdI ha iniziato a fare un passo a lato. Dal coordinatore regionale De Carlo al senatore Speranzon, a questo giornale, i decani veneti del partito stanno dando segnali di significativa distensione nei confronti del Carroccio: la compattezza del centrodestra viene prima dell’etichetta sul candidato. Sempre più probabilmente leghista, con tanto di bonus Zaia. Mentre le sparate dei meloniani più irascibili, come Joe Formaggio – il consigliere delle cene pro-Trump, macchiatosi di lesa maestà contro il Doge – pare che abbiano inviperito e non poco Giorgia stessa. Il Veneto pesa per la tenuta della coalizione. La traiettoria comune, insomma, si sta delineando. “E’ importante insistere”, continua Villanova, “facendo capire che la Liga si muove unita, granitica, in salute, per continuare a rappresentare la voce dei veneti e 15 anni di amministrazione”. Magari venti, fra poco. Agli zaiani brillano gli occhi. “Dov’è che dobbiamo firmare?”.
 





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