Terra dei Fuochi, i Medici dell’Ambiente (Isde) dal prefetto: «Sono le industrie a sversare e bruciare rifiuti, non la criminalità organizzata». I roghi diminuiti solo del 10%

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di
Luca Marconi

Vertice a Napoli dopo la sentenza Cedu che condanna lo Stato. Il prefetto Di Bari:«Dati del 2024 confortanti, andiamo avanti con maggiore energia». Aumentano sequestri e denunce ma i roghi sono diminuiti di appena il 10%

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«Oggi il fenomeno sta esplodendo a Foggia, quello che non si vuole capire è che non stiamo parlando di una azione criminale da parte della criminalità organizzata ma dovremmo parlare di una industria etica e di un governo che non pensi a vincere questa guerra solo con gli eserciti: sono le industrie a smaltire illegalmente i rifiuti e servono impianti per quelli speciali a monte. Inoltre, oggi invece di bruciare in strada i rifiuti vengono bruciati nei depositi», così il presidente Isde Campania, l’oncologo Antonio Marfella, storico combattente di Terra dei Fuochi, al tavolo convocato dal prefetto di Napoli Michele Di Bari all’indomani della sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha condannato lo Stato italiano

Anche per il procuratore di Napoli Nord, Maria Antonietta Troncone, «il profilo giudiziario e repressivo tocca solo una parte del problema. C’è la necessità di un controllo sulle attività produttive e sul corretto smaltimento dei rifiuti – ha spiegato dal prefetto – la produzione in nero è purtroppo una caratteristica della nostra regione ed è in aumento». Ci sono, poi, i «tombamenti dei rifiuti che appartengono ad epoca storica pregressa, anche datati di alcuni decenni ma purtroppo gli effetti sull’ambiente persistono ed anche per le sopraggiunte difficoltà tecniche delle bonifiche». 




















































«Sulla Terra dei Fuochi non siamo all’anno zero», ripete spesso il prefetto durante l’incontro sollecitato proprio dai Medici per l’Ambiente, al quale c’era anche il vice presidente della Regione Fulvio Bonavitacola, assieme ai vertici delle forze dell’ordine, alcuni parlamentari e don Maurizio Patriciello. Di Bari, che tiene incontri ciclici nei Comuni della Terra dei Fuochi, snocciola dati del 2024 che «dicono che siamo sulla strada giusta»: 176 attività industriali e commerciali sequestrate, 212 persone denunciate, sanzioni amministrative per oltre oltre 4 milioni di euro e poi, i roghi sono diminuiti, ma appena del «10%». Comunque sia, «la sentenza Cedu e le attività sul territorio esigono una rinnovata attenzione – ha detto il prefetto – bisogna ripartire con lo stesso metodo ma con maggiore incisività. Questo significa che saranno attivati tavoli tecnici e sarà data priorità alle aree da bonificare, come è stato asserito con disponibilità dal vice presidente regionale Bonavitacola. Saranno attivate misure di controllo rafforzate per evitare sversamenti, proseguiranno le attività di monitoraggio del suolo e sottosuolo», sottolinea il prefetto che assicura che i risultati «saranno poi posti all’attenzione di coloro che in questi luoghi ci vivono». 

Chiede infatti di attivare «tavoli tecnici» il vice presidente della Regione Campania nonché assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola, tavoli «ristretti per capire chi deve fare cosa». «Sono assessore all’Ambiente da quasi dieci e non mi sottraggo alle responsabilità – ha detto nel corso dell’incontro -, ci dobbiamo liberare quanto prima di questo brand nefasto. Per pima cosa, credo, dobbiamo evitare il porto delle nebbie, dobbiamo capire esattamente il problema nelle sue componenti». Bonavitacola scopre che «bisogna innanzitutto distinguere i rifiuti urbani da quelli industriali», o meglio, ricorda come negli anni passati, in Campania, «avevamo il problema della Terra dei Fuochi ma pure quello della gestione dei rifiuti urbani, che oggi sono di relativa tranquillità gestionale e l’equazione dunque è semplificata. Altra cosa sono i rifiuti tossici frutto di una collusione tra imprese e criminalità. Oggi credo che non abbiamo più l’importazione di rifiuti tossici da altre regioni, ma una coincidenza tra luoghi di criticità ambientale e presenza di etnia rom. È una coincidenza? Negli anni come Regione non ci siamo sottratti al mettere ordine alla gestione dei rifiuti, non dimentichiamo che il ministero dell’Ambiente voleva sotterrare le ecoballe dove sono. Di sicuro, serve un tavolo tecnico per capire le cose già in corso e quelle che dobbiamo sviluppare». 

E la deputata M5S Carmela Auriemma, membro della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti: «Il riconoscimento giuridico della grave negligenza dello Stato italiano sulla Terra dei Fuochi da parte della Corte Europea per i diritti dell’uomo certifica un obbligo a cui lo Stato e le sue emanazioni non possono più sottrarsi. Servono azioni concrete per risanare una terra martoriata a partire dell‘esame dell’inquinamento delle falde acquifere e dalla richiesta di scorporare i dati epidemiologici dei Comuni che rientrano nella Terra dei Fuochi. Così come è fondamentale un intervento serio sul controllo delle aziende che insistono sul nostro territorio. Un importante riconoscimento va alle associazioni, i comitati e ai  cittadini e alle cittadine che da sempre hanno denunciato lanciando un allarme che purtroppo le istituzioni non hanno ascoltato».

Ma cos’è l’Isde Medici per l’Ambiente? Lo spiega l’associazione stessa in un documento consegnato oggi al prefetto Di Bari, che invita e ascolta spesso i suoi rappresentanti. Ma non è sempre stato così. «L’associazione Medici per l’Ambiente Isde Italia è nata nel 1989 ed è affiliata all’International Society of Doctors for the Environment riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’Oms.
Dal momento che i rischi per la salute sono inequivocabilmente legati al degrado ambientale ed agli stili di vita, i medici devono orientare il loro ruolo professionale e civile alla promozione della salute anche attraverso scelte di tutela ambientale» ed «è necessario sostenere le amministrazioni locali affinché promuovano politiche di prevenzione primaria e, quindi, di salvaguardia ambientale: in Campania purtroppo, come confermato dalla Corte Ue, le amministrazioni regionali sono state troppo spesso sorde, lente e non centrate alla tutela della salute dei cittadini ma, purtroppo, dei soli prodotti agroalimentari» quindi «abbiamo dovuto rivolgerci anche alla Giustizia Europea. A partire dal 2006 siamo stati l’unica associazione scientifica medica che in Campania, ha privilegiato una attività intensa di corretta informazione, formazione e di advocacy sul disastro di Terra dei Fuochi in tutti i territori ricompresi. Attraverso migliaia di conferenze gratuite, lavori scientifici, audizioni in Parlamento italiano ed europeo, abbiamo informato e formato cittadini e comitati locali. Abbiamo fornito consulenze tecniche medico legali gratuite garantendo giustizia ai pastori di Acerra Cannavacciuolo come al vigile-eroe Michele Liguori; siamo stati consulenti di magistrati (ricordiamo Federico Bisceglia) e forze dell’ordine inquirenti come i carabinieri della Forestale del generale Sergio Costa descrivendo il fenomeno gravissimo dello smaltimento illecito dei rifiuti industriali e tossici smaltiti in regime di evasione fiscale che uccidono ancora ogni giorno nella regione Campania, in cui il “lavoro a nero” arriva sino al 47 % delle attività manifatturiere. Combattere il negazionismo ignavo ed assassino su Terra dei Fuochi infine è ancora la nostra più gravosa responsabilità a tutela della salute pubblica nella nostra regione che da troppi decenni, innanzitutto per questo negazionismo “ignavo e antiscientifico” come lo ha definito Tonino Pedicini già direttore generale dell’Irccs oncologico Pascale, ha tentato in tutti i modi di zittirci nella nostra continua, competente ed indomita azione di tutela della salute pubblica. Oggi la Corte Europea ci da ragione e confermiamo il nostro impegno chiedendo di svolgere il nostro ruolo scientifico e di advocacy ».


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1 febbraio 2025 ( modifica il 1 febbraio 2025 | 21:04)

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