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Il responsabile del Mef ribadisce la necessità di «sacrifici» nei conti pubblici. La premier: «Più tasse? Fake news». Tajani punta il dito contro il sommerso, Conte e Schlein:basta prese in giro
Nessun aumento delle tasse. In vista della legge di Bilancio, la premier Giorgia Meloni torna a ribadire che in materia fiscale non ci sarà alcun giro di vite. «Quella delle tasse per tutti è un’altra fake news perché questo governo le tasse le abbassa. Aumentarle — spiega in un’intervista al Tg5 — io la considero una cosa di sinistra, infatti la sinistra ancora chiede la patrimoniale, ma io di sinistra non sono e, quindi, faremo del nostro meglio anche per confermare i nostri provvedimenti e magari fare qualcosa di più».
A pesare sui conti pubblici, ricorda Meloni, sono i superbonus varati e confermati dai governi precedenti: «Se non avessimo speso 120miliardi per ristrutturare meno del 4% delle case degli italiani, soprattutto seconde case, oggi avremmo molti più soldi da mettere sugli stipendi, sulla sanità, sulle famiglie, sulle pensioni». E sul capitolo sanità la premier rilancia: «Al di là delle fake news della sinistra, non c’è governo che abbia messo sulla sanità le risorse che abbiamo messo noi e annuncio che puntiamo ad aumentarle ulteriormente».
A replicarle a stretto giro è la segretaria del Pd, Elly Schlein: «Giorgia Meloni continua a mentire al Paese e prova a nascondere una verità che ha messo nero su bianco il governo da lei presieduto nel Piano strutturale di bilancio, dove c’è scritto che aumenteranno le accise sul diesel. Sono lontani i tempi in cui faceva i video dal benzinaio promettendo di abbatterle, adesso ci metta la faccia di nuovo, spieghi al Paese la tassa Meloni. E smetta di dire che hanno investito più di chiunque in sanità». Dall’opposizione attacca anche il leader del M5s, Giuseppe Conte, che reputa la manovra una «presa in giro».
Il cantiere sulla legge di Bilancio resta, intanto, in piena operatività. Nelle ultime ore sarebbe stata definita l’entità dei tagli che il governo intende adottare: circa 3 miliardi di euro di spending review. Questo l’obiettivo per fare quadrare i conti in vista della scadenza di martedì 15 ottobre, quando, dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, verrà inviato a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio: poi, a seguire, il 20 ottobre è atteso dal Parlamento il disegno di legge con i contenuti della legge di Bilancio.
Non a caso,il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri ha incalzato i colleghi di governo chiedendo di dettagliare i capitoli con i tagli di spesa, altrimenti sarà lui a farli. «Sacrificio vuol dire rinunciare a qualche programma a volte totalmente inutile. Perciò ho sollecitato proposte rispetto alle spese inutili. Dopo di che — constata Giorgetti — se i colleghi non presenteranno proposte, il ministro dell’Economia, a cui tocca fare la parte del cattivo, farà il cattivo». Sulle tasse la linea di Giorgetti ricalca quella di Meloni: «Sicuramente non ci saranno più tasse. Basti vedere quello che abbiamo fatto nella scorsa legge di bilancio. Il taglio del cuneo diventerà strutturale».
Il ragionamento contiene, come detto, un’avvertenza: «Se non vogliamo aumentare le tasse, e si vogliono ridurre, in automatico bisogna ridurre le spese. Mi sembra banale, non serve un master a Yale». Ecco perché resta di attualità l’intervento su detrazioni e agevolazioni fiscali: 625 tipi di sconti che valgono 105 miliardi di mancato gettito.
Tra i provvedimenti della manovra figurano intanto le misure a favore delle famiglie. «Chi ha figli in età giovane o scolare sostiene più spese. Queste spese meritano un trattamento migliore. Spero — dice il ministro — che un segnale in questa direzione riusciremo a darlo». Da Forza Italia il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, conferma la posizione sul fisco: «La linea guida non cambia. Meno tasse, ma diciamo che deve emergere il sommerso perché chi non ha una casa accatastata deve pagare».
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