In Ciociaria sempre meno giovani

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La popolazione giovanile italiana continua a diminuire in modo allarmante. E la provincia di Frosinone non fa eccezione. Anzi.
Secondo l’ultima analisi dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, basato su dati Istat relativi al 2023, negli ultimi dieci anni il numero di giovani tra i quindici e i trentaquattro anni è sceso di quasi 750.000 unità, pari al -5,8%. Se nel 2014 erano poco più di 12,8 milioni, nel 2024 si contano meno di 12,1 milioni. Il calo più marcato si registra al Sud, dove la riduzione raggiunge il -14,7%, mentre al Centro il decremento è del -4,9%. Al contrario, nel Nord del Paese si registrano in molti casi valori in crescita.

I numeri del Mezzogiorno
L’analisi territoriale evidenzia come la contrazione della popolazione giovanile sia un fenomeno particolarmente critico nel Mezzogiorno, dove si registra una perdita del 98% del totale dei giovani scomparsi in Italia. Province come Sud Sardegna (-25,4%), Oristano (-23,4%) e Isernia (-21,5%) sono tra le più colpite. Anche Reggio Calabria (-19,6%), Catanzaro (-19,3%) e Frosinone (-18,6%) subiscono un drastico ridimensionamento della popolazione giovanile. Di contro, alcune province del Nord hanno registrato un saldo positivo: Gorizia (+9,7%), Trieste (+9,8%), Milano (+10,1%) e Bologna (+11,5%).

Un fenomeno in gran parte dovuto alla denatalità, ma anche all’emigrazione dei giovani meridionali verso il Nord in cerca di opportunità lavorative e di studio migliori. Il Nord, infatti, ha guadagnato 46.821 giovani nel Nordest e 55.420 nel Nordovest.

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La crisi demografica
La crisi demografica non riguarda soltanto l’Italia, ma il nostro Paese sembra soffrirne più di altri Stati europei. Tra il 2014 e il 2023, la Spagna ha visto una riduzione dei giovani del -2,8%, mentre la Francia è rimasta stabile (+0,1%), la Germania ha registrato un incremento del +1,7% e i Paesi Bassi addirittura un +10,4%. La media dell’area euro si attesta intorno al -1,9%, un dato comunque inferiore al -5,8% dell’Italia.
Le conseguenze per il lavoro
La riduzione del numero dei giovani in Italia sta avendo ripercussioni significative sul mercato del lavoro. La difficoltà di reperire personale qualificato è un problema crescente per le imprese, specialmente nel Centro-Nord, dove si avvertono sempre di più le carenze di manodopera specializzata.
Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro è evidente e rappresenta una sfida che richiede interventi mirati.

Secondo lo studio, una delle soluzioni più urgenti consiste nell’investire maggiormente nell’istruzione e nella formazione professionale. Il sistema scolastico italiano presenta ancora forti criticità, con alti tassi di abbandono scolastico, in particolare nel Sud. Inoltre, il livello di istruzione medio dei giovani italiani rimane tra i più bassi d’Europa.

L’immigrazione
Un altro aspetto che emerge dall’analisi è il ruolo dell’immigrazione.
Sebbene non possa essere l’unica risposta al declino demografico, un’integrazione ben gestita potrebbe tamponare il calo della forza lavoro. Secondo il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, sarebbe opportuno favorire l’ingresso di immigrati con specifiche competenze e una conoscenza pregressa della lingua italiana. Proposte come l’obbligo di frequentare corsi di lingua e ottenere qualifiche professionali nel Paese d’origine potrebbero agevolare una migliore integrazione e un inserimento più rapido nel mercato del lavoro.
Per comprendere l’entità della crisi demografica attuale, lo studio della Cgia di Mestre ha confrontato i dati delle nascite in Italia nel 1943 con quelli del 2023. Il risultato è sorprendente: durante la Seconda Guerra Mondiale, le nascite furono 882.105, più del doppio rispetto alle circa 380.000 del 2023. Eppure, all’epoca, l’Italia aveva 14,5 milioni di abitanti in meno rispetto a oggi e viveva in condizioni di estrema difficoltà. Questo dato dimostra che il calo delle nascite non può essere imputato solo alla mancanza di servizi per l’infanzia o agli insufficienti aiuti pubblici alle famiglie.

I dati nel Lazio
Il Lazio, in dieci anni, passa da un milione e 208.122 giovani a un milione e 138.223, con un saldo negativo di quasi 70.000, pari al -5,8%. La provincia peggiore è quella di Frosinone (da 113.256 a 92.214, ossia -18,6%). Meglio tutte le altre province: Roma ha avuto un calo del 2,9% (da 867.034 a 841.589), Latina dell’8,8% (da 128.203 a 116.926), Rieti dell’11,2 (da 32.943 a 29.266) e Viterbo del 12,7 (da 66.686 a 58.228).



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