Le materie prime critiche necessarie per la Nato

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Prima ancora che il presidente Usa Donald Trump minacciasse di incendiare il mondo, dichiarando mire espansionistiche verso Groenlandia e Panama, un documento diffuso dalla Nato a dicembre 2024 sulle materie prime critiche era passato piuttosto inosservato. Si tratta dell’elenco delle 12 materie prime critiche essenziali per il settore della difesa. Una pubblicazione che rientra nel più ampio impegno dell’alleanza militare atlantista verso la costruzione di catene di approvvigionamento più forti e meglio protette, allo scopo di continuare a garantire la sicurezza, attraverso la deterrenza e l’impiego di mezzi e truppe (come stiamo vedendo da tre anni in Ucraina), dei 32 Stati membri. 

Come è noto a chi legge EconomiaCircolare.com, le materie prime critiche sono quei materiali di strategica importanza, caratterizzati allo stesso tempo da un alto rischio nelle forniture, che sono essenziali per la transizione ecologica e la transizione digitale.

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In questi ambiti non si riflette molto spesso sul fatto che alcuni degli strumenti che più necessitano di materie prime critiche – dai droni ai velivoli dell’aeronautica fino alle armi e ai proiettili – sono legati al mondo militare. Una valutazione che tra l’altro non è nuova. Da sempre l’industria della difesa è ad alta intensità di minerali e metalli: rame, zinco, manganese, acciaio e alluminio, ad esempio, hanno caratterizzato ogni conflitto sparso per il mondo. Ora, all’aumentare della complessità tecnologica delle apparecchiature militari, nonché delle tensioni geopolitiche, aumentano anche le materie prime critiche necessarie per il settore della difesa. 

Leggi anche: L’UE lancia l’accademia europea delle materie prime

Per la Nato le materie prime critiche sono “vitali”

Alluminio, berillio, cobalto, gallio, germanio, grafite, litio, manganese, platino, terre rare, titanio, tungsteno: sono queste le 12 materie prime critiche necessarie per la difesa. L’elenco è stato diffuso dalla Nato Industrial Advisory Group (NIAG), utilizzando una metodologia focalizzata sulle proiezioni recenti che però, come già accennato, rischiano addirittura di risultare al ribasso se le promesse belliche degli Stati Uniti, vale a dire il Paese che guida l’alleanza atlantista, dovessero concretizzarsi in qualche mobilitazione o addirittura in conflitti. 

Sulle materie prime critiche la Nato scrive che “ la disponibilità e la fornitura sicura di questi materiali sono vitali per mantenere il vantaggio tecnologico e la prontezza operativa. Le interruzioni nella loro fornitura potrebbero influire sulla produzione di attrezzature per la difesa essenziale. Identificare questi materiali chiave è il primo passo della Nato verso la costruzione di catene di approvvigionamento più forti e meglio protette, cruciali per la difesa e la sicurezza alleate”.

nato 2

La pubblicazione delle materie prime critiche è in ogni caso un’iniziativa che fa parte di una tabella di marcia più ampia, approvata dai ministri della difesa della Nato nel giugno 2024, che intende “proteggere le catene di approvvigionamento alleate dalle interruzioni che potrebbero influenzare la deterrenza e la difesa della Nato”. In questo programma sono previsti, tra gli altri:

  • la condivisione regolare delle migliori pratiche e degli approcci nazionali tra gli alleati;
  • non meglio specificati “sforzi di mitigazione”;
  • l’immagazzinamento strategico, il riciclaggio e la sostituzione dei materiali strategici essenziali per la difesa.

Se è vero che la sostenibilità non appare l’orizzonte primario della difesa, interessata tutt’al più a una riduzione degli impatti, è altrettanto innegabile che il settore della difesa sarà cruciale nella corsa alle materie prime critiche. Specie se il ricatto di Trump verso gli alleati europei di aumentare la quota del PIL destinato dalla difesa dal 2 al 5% dovesse diventare reale. Secondo l’Osservatorio Mil€x sulle spese militari soltanto per l’Italia ciò significherebbe una spesa di 110 miliardi di euro. “Una cifra folle” dice l’analista di  Mil€x Francesco Vignarca. Ma questo è un altro discorso. 

Leggi anche: Sfide e opportunità per il riciclo delle materie prime critiche in Italia

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