- L’Agenzia delle Entrate, insieme al Ministro dell’Economia e delle Finanze, stanno avanzando diverse ipotesi per smaltire le cartelle esattoriali arretrate, tra cui la cartolarizzazione.
- I debiti che i cittadini hanno cumulato verso il fisco sono ancora oggi in gran numero, nonostante varie misure di condono e pace fiscale introdotte dal governo: si parla di 1.267 miliardi di euro.
- Si stanno ipotizzando interventi anche per smaltire quei debiti che non sono più recuperabili con operazioni esecutive.
L’annoso problema delle cartelle esattoriali accumulate presso l’Agenzia delle Entrate ancora non si è risolto, nonostante i diversi condoni e le agevolazioni messe in campo dai governi negli ultimi anni. Rimangono quindi aperti molti debiti contratti dai cittadini e mai saldati al fisco, per cui attualmente si sta ipotizzando un nuovo intervento di smaltimento.
I recenti dati forniti da Il Sole 24 ORE ci mostrano come le cartelle esattoriali raggiungano nel totale 1.267 miliardi di euro in debiti non saldati, tra cui vi rientrano anche quelli non più recuperabili. Le prossime mosse del Ministero dell’Economia e delle Finanze in accordo con l’Agenzia delle Entrate prevedono nuove soluzioni per lo smaltimento.
Cos’è la cartolarizzazione dei debiti e ipotesi 2025
Vediamo prima di tutto cosa si intende per cartolarizzazione dei debiti, una delle opzioni ipotizzate per diminuire il numero di cartelle esattoriali cumulate dal fisco italiano. Nella procedura di cartolarizzazione, alcune somme, in questi casi debiti, vengono cedute ad un soggetto terzo, che le acquista.
Nel caso delle cartelle esattoriali, l’Agenzia delle Entrate può cederle ad esempio a banche o altri soggetti per ricavare subito una certa liquidità . Questo avviene anche senza che i cittadini che hanno il debito lo stiano effettivamente pagando.
Da un lato quindi vi è il guadagno immediato da parte dello Stato, in forma di liquidità , dall’altro lato i soggetti che acquistano questi debiti guadagneranno su di essi al momento del saldo. Trattandosi di quote molto difficili da recuperare, questo tipo di debito può essere venduto comunque ad un prezzo relativamente basso.
Di fatto nella pratica con la cartolarizzazione dei debiti, questi vengono introdotti nel mercato e possono quindi essere venduti o scambiati. Questa ipotesi, applicata sulle cartelle esattoriali, era stata proposta già diverse volte gli anni scorsi, ma di fatto non era stata realizzata, preferendo altri strumenti di rientro delle somme.
Con la recente necessità di smaltire ulteriormente le cartelle esattoriali cumulate, la cartolarizzazione potrebbe avvenire nel 2025, garantendo allo Stato almeno una parte di liquidità .
Cartelle esattoriali arretrate: altre ipotesi
Oltre a questa opzione, ci sono anche altre ipotesi al vaglio, che potrebbero favorire una diminuzione del numero di cartelle esattoriali cumulate al fisco. Si dovrà agire prima di tutto su quei debiti che di fatto non sono più recuperabili: pensiamo ad esempio a quelli associati a persone decedute o a imprese che non esistono più in quanto cessate.
Data l’impossibilità di recuperare tali somme tramite metodi tradizionali, il Ministero dovrà prevedere un nuovo strumento, oppure la cancellazione vincolata a specifiche regole. Ulteriori possibilità possono essere messe in campo invece per coloro che hanno contratto debiti con il fisco ma i cui importi sono ancora recuperabili.
Pensiamo ad esempio a chi aveva scelto una rateizzazione ma senza poi rispettarla, oppure a tutti gli altri casi di debiti contratti negli ultimi anni. La scelta prediletta dal governo al momento sembra essere proprio quella di introdurre nuovi strumenti di condono, come la rottamazione quater che ha coinvolto le cartelle esattoriali dal 2000 a metà 2022.
A questo proposito si discute la possibilità di riaprire nuovamente i termini di questa misura, oppure introdurre una nuova rottamazione quinquies per chi ha debiti fino al 2023, con piano di rateizzazione più dilazionato.
Dilazionare il periodo dedicato al saldo del debito sarebbe fino ad ora la scelta prioritaria del governo per favorire il rientro delle somme in modo spontaneo da parte dei cittadini. Si parla quindi di un piano che arriva fino a 10 anni, in cui le quote sono maggiormente sostenibili.
Questa possibilità potrebbe essere data specialmente a coloro che si trovano in difficoltà economica, dimostrata da valori ufficiali come l’ISEE o altri dati relativamente alle imprese. Si arriverebbe secondo le prime indiscrezioni a 120 rate periodiche. Si ipotizza infine anche maggiore flessibilità nel saldo delle stesse, con possibilità di saltare qualche rata senza perdere il diritto al piano di dilazione.
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