Urgente intervento per scongiurare il caos nel sistema assistenziale – Primocanale.it

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La recente sentenza in materia di compartecipazione alla spesa socio-sanitaria solleva forti preoccupazioni tra le famiglie e gli operatori del settore. Confcommercio Salute, già in passato impegnata a tutela delle persone coinvolte in questo complesso contesto normativo, richiama l’attenzione su una problematica che da anni rimane irrisolta e che oggi rischia di esplodere con conseguenze gravissime.

Nel 2012, Confcommercio, assieme ad altre associazioni di categoria, presentò un ricorso al TAR per evidenziare le distorsioni della normativa regionale. La DGR 29.12.11 n. 1749, infatti, risultava in contrasto con il DPCM 19.11.2011, che stabiliva un’equa suddivisione della spesa tra Regione e utenti. Tuttavia, la delibera regionale in questione impose una quota sanitaria a carico del Fondo Sanitario Regionale, e definiva la quota sociale a carico dell’utente anche per le persone non autosufficienti.

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Un problema mai risolto, nonostante le battaglie legali

Negli anni, numerosi tribunali hanno affrontato il tema, determinando sentenze che mettevano in luce il contrasto tra le pubbliche amministrazioni e i cittadini, costretti a pagare indebitamente somme non dovute. Il problema, tuttavia, non riguardava solo la Liguria: in molte regioni italiane le famiglie hanno subito un peso economico sproporzionato, aggravato dai tagli alla sanità pubblica per oltre 37 miliardi tra il 2011 e il 2020. Questo ha impedito alle Regioni di garantire un’adeguata copertura dei costi per le persone più fragili, scaricando sulle famiglie sacrifici sempre più gravosi.

Il ruolo di Confcommercio Salute e la necessità di chiarezza

Sottolineo che le aziende private accreditate operano per conto del Servizio Sanitario Regionale, rispettando contratti imposti dalla Regione, da ALISA e dalle ASL territoriali. Questi accordi sono vincolanti e non possono essere disattesi. Le strutture, già duramente colpite dagli effetti della pandemia, si trovano oggi a dover garantire la continuità delle cure in un contesto di grande incertezza normativa e finanziaria.

Siamo consapevoli che tale sentenza possa generare ulteriore apprensione tra famiglie e lavoratori del settore. La complessità della situazione è aggravata dalla necessità di armonizzare le nuove indicazioni con le normative regionali vigenti, da cui dipendono liste d’attesa e impegni economici. Occorre un intervento immediato per scongiurare il caos nel sistema assistenziale.

Nel contesto attuale, è fondamentale distinguere tra le due modalità di accesso ai servizi socio-sanitari:
• Il regime privatistico, in cui il paziente accede direttamente alla struttura, regolando il rapporto contrattualmente e sostenendo i relativi costi.
• Il regime pubblicistico, in cui il paziente si rivolge alla ASL e quindi al Servizio Sanitario Regionale, con la quota di compartecipazione fissata secondo criteri stabiliti dall’ente pubblico.

Questa distinzione è essenziale per comprendere le implicazioni della recente sentenza e le possibili ripercussioni su cittadini e operatori del settore.

L’impegno della Regione Liguria e le prospettive future

Negli ultimi due anni, la Regione Liguria ha affrontato il tema delle rette, fornendo risposte più adeguate ai cittadini e avviando un percorso di revisione che tiene conto delle necessità delle famiglie e delle strutture. L’ultima delibera regionale n* 518 del 2025 rappresenta un passo avanti significativo, ponendo le basi per un confronto più ampio e strutturato su una questione che oggi si impone con urgenza assoluta.

Confcommercio Salute chiede un confronto immediato con le istituzioni per garantire un equilibrio sostenibile tra diritti degli utenti, esigenze delle famiglie e sostenibilità economica delle strutture, affinché il sistema assistenziale possa rispondere in modo equo ed efficace alle necessità della popolazione.

*Luca Pallavicini – Presidente nazionale Confcommercio Salute Sanità e Cura

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