Deposito nazionale di rifiuti radioattivi, osservazioni alla fase di Vas della Cnai

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TARQUINIA – Italia Nostra Sezione Etruria, Forum Ambientalista, Assotuscania, Comitato salute Ambiente Tuscia, Comitato Montalto futura no scorie, esprimono forti preoccupazioni e critiche in merito alla Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), che individua 51 siti per il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi (DNPT), tra cui ben 21 nel Viterbese.

Le osservazioni presentate riguardano molteplici aspetti, che vanno dalla trasparenza del processo di consultazione pubblica alla sicurezza del sito e agli impatti sul territorio.

Lunghissimo l’elenco. «La mancata partecipazione pubblica e riconoscimento degli SCA; il processo di partecipazione pubblica, fondamentale per garantire una governance trasparente e responsabile, è stato gravemente limitato dalla scelta di considerare solo i soggetti competenti in materia ambientale (SCA), escludendo di fatto le associazioni, i comitati e i singoli cittadini. La partecipazione – spiegano comitati e associazioni – non può essere considerata un atto formale, ma deve rappresentare un’opportunità di co-costruzione della conoscenza, in grado di influenzare le decisioni che riguardano la comunità e il territorio. La mancanza di trasparenza nella VAS e nell’accesso alle informazioni; alcune informazioni cruciali per una valutazione completa del progetto, come il Rapporto Ambientale a supporto della VAS, non sono state rese pubbliche, in violazione della Convenzione di Aarhus. La mancata accessibilità di questi dati ostacola un’analisi approfondita, limitando il diritto dei cittadini a partecipare pienamente al processo decisionale. Rischi economici e sociali per il territorio; il Viterbese è un territorio fragile, con un’economia basata sull’agricoltura biologica e sul turismo. L’installazione di un deposito di rifiuti radioattivi comprometterebbe gravemente la reputazione e la sostenibilità economica della zona. Non solo, ma i rischi sismici e idrogeologici, non adeguatamente considerati nella selezione del sito, pongono seri dubbi sulla sua idoneità a ospitare un deposito di tale portata. Il rischio sanitario e la contaminazione delle acque; un altro punto critico riguarda la valutazione del rischio sanitario, che non considera adeguatamente gli effetti sulla salute pubblica derivanti da incidenti, malfunzionamenti o errori di gestione. Inoltre, la mancanza di un’analisi sui rischi di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee in caso di incidenti rappresenta una grave lacuna, in un’area in cui le risorse idriche ed il mare sono fondamentali per la vita e l’ambiente. Contraddizioni sui depositi “temporanei” di lunga durata; le linee guida ISIN definiscono il sito idoneo per un deposito “temporaneo” per rifiuti ad alta attività, ma è difficile conciliare questa definizione con l’effettiva durata necessaria per il loro stoccaggio. La gestione di rifiuti radioattivi ad alta attività richiede soluzioni a lungo termine, come i depositi geologici profondi, non compatibili con la temporaneità del progetto. Il rischio legato al trasporto dei rifiuti radioattivi; Il trasporto di rifiuti radioattivi da tutta Italia verso il deposito nazionale comporta rischi significativi, sia per la sicurezza pubblica che per l’ambiente, soprattutto considerando i lunghi tempi necessari per il trasporto e i potenziali pericoli di incidenti o atti terroristici. Gli impatti ambientali e sociali degli impianti di energia rinnovabile; la Tuscia è già fortemente impattata dalla crescita esponenziale di impianti eolici e fotovoltaici e agrivoltaici. L’ulteriore espansione di tali impianti, insieme alla proposta di un deposito di rifiuti radioattivi, rischia di compromettere irreversibilmente il territorio, già ampiamente sacrificato per la transizione energetica. La valutazione ambientale strategica (VAS) non ha preso adeguatamente in considerazione gli effetti cumulativi di questa espansione industriale, che danneggiano l’ambiente, il paesaggio e la biodiversità. In sintesi, le nostre osservazioni sollevano gravi dubbi sull’idoneità del sito proposto per il Deposito Nazionale, sugli impatti economici, sociali e sanitari per il territorio e sulle incongruenze nella gestione dei rifiuti radioattivi. Chiediamo una revisione dei criteri di selezione, che venga garantita una partecipazione effettiva di tutte le comunità interessate, specialmente per i documenti come l’aggiornamento della proposta di CNAI, trasmessa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a luglio 2023, e il parere tecnico fornito dall’ISIN il 30 ottobre 2023, che non sono stati resi noti al pubblico. Osserviamo che venga considerata l’Opzione Zero, da privilegiare soprattutto per i rischi idrogeologici e ambientali. L’Opzione Zero rappresenta la soluzione più sicura, in linea con il “principio di precauzione”, dato l’impatto potenzialmente devastante che la realizzazione del Deposito Nazionale potrebbe avere sull’ecosistema e sulle fragilità idrogeologiche della Tuscia. Uno degli aspetti cruciali che non viene adeguatamente preso in considerazione è l’effetto cumulativo di questi mega impianti. Sebbene ogni impianto singolarmente possa sembrare positivo sotto il profilo della produzione di energia rinnovabile, la somma degli impatti causati dalla moltiplicazione degli impianti su un territorio ristretto ha effetti devastanti e irreversibili. Questi impatti comprendono la perdita di paesaggi naturali, il danneggiamento della biodiversità, e il consumo di suolo agricolo, oltre ad altri danni ecologici che sono difficili da prevedere se non si tiene conto di questo effetto cumulativo».

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